Massimo, morto a tre giorni dal 33° compleanno: esempio unico di coraggio

Caro Massimino,

solo questa mattina ho purtroppo appreso la notizia sconvolgente della tua morte e, dunque, con gli altri ex colleghi ed ex colleghe de La Stampa”, non sono venuto a salutarti sabato nella chiesa di Billiemme. Ti saluto adesso con queste povere parole, intingendo la penna nell’inchiostro dei ricordi.

Tra il 1996 e il 1997, la redazione di Vercelli della Stampa era diventata la tua casa. Dopo l’intervento chirurgico a Montreal, cui si sottoponesti con un coraggio che allora come oggi riesco appena ad immaginare, venivi spesso da noi, con mamma Grazia e papà Gianna a trovarci, ci raccontavi della gioia di essere tornato a scuola, della nascente passione (che condividevamo) per il Milan, dei tuoi sogni delle tue speranze. Se non ricordo male, un paio di volte venne con noi anche la tua magnifica sorella maggiore, Stefania, che in tutti questi (purtroppo pochi) anni ha rappresentato per te qualcosa di davvero speciale.

Grazie a lei, oggi, ho saputo qualcosa della tua vita, delle tue passioni. Poi ho sentito anche papà Gianni che, nei mesi della raccolta fondi di “Specchio dei Tempi” (incominciata il 24 febbraio del 1996, grazie ad una segnalazione delle Donne di Porta Torino) e soprattutto quando tu eri all’ospedale di Montreal con la mamma, viveva praticamente a “La Stampa”, con Roberta, Giancarla, Donata e Loredana (le donne della redazione, ma c’erano anche gli uomini) sempre accanto a lui, ad informarsi, ad incoraggiarlo, ad avere continue notizia da Oltreoceano.

Stefania e papà Gianni mi hanno raccontato che hai fatto l’Itis (la mia scuola), ma solo per alcuni anni perché poi – per problemi di varia natura, non ultimi quelli di salute – hai lasciato. Mi hanno anche detto che, nel settore informatica eri fenomenale, e non poteva essere altrimenti, visto che nei quattro mesi in cui sei stato ricoverato a Montreal (e avevi sei anni!) hai praticamente imparato il francese.

Dopo l’esperienza scolastica non conclusa, hai incominciato a collaborare con tuo papà nell’azienda che si occupava di realizzare magliette e gadget per eventi vari e poi, sempre con papà Gianni, sei diventato titolare di un’impresa che realizzava ponteggi. Ma la tua vera, grande passione era per il mondo del Gaming, i videogiochi, in cui eri diventato un vero esperto.

Certo, dovevi continuare a convivere con la malattia, ma eri forte e qualche scricchiolio non sgretolava ll tuo coraggio, la tua passione per la vita. E se qualcosa incominciava a complicarsi, c’era il San Matteo di Pavia, sempre pronto, come mi ha detto Stefania, a risolvere ogni inconveniente.

Purtroppo nemmeno i medici  del Policlinico hanno potuto fare qualcosa per la malattia fulminante che ti è costata la vita. Te ne sei andato tre giorni prima di compiere 33 anni. Io però serberò per sempre il ricordo di quel mercoledì 11 giugno 1997 quando, sei venuto in redazione, poco dopo essere tornato dal Canada. Eri felice, raggiante: ci parlasti della tua voglia di tornare a scuola, delle infermiere che ti coccolavano, della comunità piemontese in Canada che era venuta a trovarti in ospedale, delle bolle di sapone che, chiudendo un occhio, le infermiere canadesi ti consentivano di fare nella tua stanza.

La tua breve vita non è stata facile, ma mamma e papà e Stefania hanno fatto di tutto per rendertela più serena: tu hai fatto la tua parte. Adesso riposi nella parte nuova del cimitero di Billiemme. E quando a Vercelli qualcuno parlerà di coraggio sarà impossibile non pensare a te.

Ti sia lieve la terra, Massimino

Enrico

 

Love
Haha
Wow
Sad
Angry

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here