L’umorismo in Italia fra primo e secondo Dopoguerra: ce lo raccontano Cinzia Ordine e Roberto Sbaratto domenica al Museo Leone

Roberto Sbaratto e Cinzia Ordne al Museo Leone con il presidente Gianni Mentigazzi

Vedi alle volte, un amico ti presta un libro, tu lo leggi e ti viene voglia di tirarne fuori uno spettacolino… Il libro è: “A tutto Metz”, una raccolta di storielle, di sillogismi, di macchiette e di brevi racconti che coprono quasi quattro decenni della nostra storia, dagli anni ‘30 agli anni ’70, ormai, ahinoi, dell’altro secolo. Iniziandolo a leggere, viene subito da domandarci: “Ma farà ancora ridere questo materiale?”. E questa sarà anche la domanda che faremo al nostro pubblico.

Il mondo è così cambiato, il linguaggio si è tanto trasformato e non è detto che ciò che risultava divertente 70 anni fa lo sia ancora oggi. Invece devo confessare di avere riso parecchio, perché quando la scrittura è di qualità, e gli autori posseggono il mestiere, l’effetto è assicurato. Quante volte abbiamo visto e rivisto i film di Don Camillo e Peppone oppure quelli di Totò, ad esempio, e ci siamo ritrovati a ridere come la prima volta? Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Giovanni Mosca, Achille Campanile, Giovannino Guareschi e tutti gli altri cresciuti nelle redazioni de Il Marc’Aurelio  a Roma, o de Il Bertoldo a Milano, tutti loro e tanti altri hanno saputo creare l’umorismo italiano, che prima non esisteva. C’erano i grandi esempi anglosassoni: Jerome K. Jerome, P.G. Wodehouse, ma in Italia il genere non era molto praticato. Poi arrivano quelle due riviste, che hanno un successo clamoroso, più di 500.000 copie di tiratura, e i giovani del tempo che impazziscono per i personaggi che vi appaiono e che aspettano con trepidazione l’uscita del nuovo numero.

Fatti di questo tipo si sono ripetuti molto di rado nella cultura italiana: a noi, figli degli anni ’70, è capitato per esempio con la trasmissione radiofonica Alto Gradimento: appena finita scuola, correvamo a casa per ascoltarla.

Ma a ben guardare, tutto l’umorismo del secondo ‘900 inizia da lì, da quei periodici: la rivista, le commedie musicali, Garinei e Giovannini, i film con Macario, Totò, Walter Chiari, i film di Ettore Scola e quelli di Steno e di Fellini. Insomma siamo alle radici della risata all’italiana e noi… Beh, vedremo se riusciremo ancora a fare ridere, o almeno a sorridere, il nostro pubblico, siamo curiosi…

Questa passeggiata nel mondo dell’umorismo italiano, che si intitola Ridere, Ridere: l’umorismo in Italia tra primo e secondo Dopoguerra: Marc’Aurelio e Bertolo, sarà a due voci: Cinzia Ordine, ad impersonare come sempre la prof., che racconterà la cornice, la nascita delle riviste, la loro collocazione nella società e nella cultura del tempo, e che proporrà le coordinate biografiche e qualche aneddoto sui personaggi che animarono quella feconda stagione; e Roberto Sbaratto, la voce narrante e recitante, che ci porterà nel vivo dei testi, a riscoprire quel sano umorismo e che, ne siamo certi, saprà strappare qualche maltrattenuta risata.

L’appuntamento è fissato per Domenica 19 giugno alle 18 nel il cortile di Casa Alciati, al Museo Leone. È gradita, seppur non più obbligatoria, la prenotazione.

 

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3 Commenti

  1. È gradita, seppur non più obbligatoria, la prenotazione.
    La prenotazione e la mascherina ffp2 .. purtroppo “fra primo e secondo Dopoguerra” non se ne parlava neppure, un’occasione perduta per far dell’umorismo… sotto dittatura poi .. ora che c’è la democrazia … invece ..
    ..
    La gloriosa dittatura sanitaria
    https://www.youtube.com/watch?v=JCn6SgQ8pZY
    1-c.

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