L’odissea di persone invalide con gli ascensori fuori servizio nelle case popolari

Riceiamo e pubblichiamo

 

 

 

Gentile direttore,

Scelgo questo spazio per raccontare una storia che è esempio di molte altre, a livello locale e nazionale.

Si tratta dell’ufficiale assottigliamento della classe media che è andata a ingrossare invece la classe più povera. Si tratta della perdita di dignità inflitta a persone che già si trovano in situazioni di disagio fisico, sociale e culturale. Si tratta del motivo per cui il populismo viene ormai scambiato per l’unica soluzione, a minaccia della democrazia. Si tratta del fatto che la mia famiglia per motivi di diversa natura ha DOVUTO richiedere un appartamento di edilizia popolare.
Il turbinio per averlo voglio tralasciarlo perché coincide con la presentazione di case senza infissi, senza finestre, senza ascensore… e dichiarate abitabili da illustri tecnici.

Ora, la mia famiglia, composta da mia sorella, mia madre (cardiopatica) e mio padre (invalido al 100%, affetto da neuropatia, cieco, avente un enfisema polmonare e portatore di 4 bypass cardiologici ) vive al 6 piano di un condominio in via Monfalcone.

La palazzina, di proprietà e responsabilità ATC, è dotata di ascensore NON funzionante da mesi ormai. Questo costringe la mia famiglia, e non solo ovviamente, a rimanere costretta in casa o altrimenti a fare acrobazie inimmaginabili. Ultimamente, però, il problema si ripete anche 3 volte a settimana e oggi /data di invio della lettera – ndr.) abbiamo appreso che è dovuto al fatto che ci vuole un intervento vero e proprio sia sui freni (spesso l’ascensore arrivato al piano terra va al disotto del piano) sia sulla scheda madre.

Ma ecco la storia nel dettaglio così che possa farsi un’idea:

il pomeriggio del 17.05 i miei genitori escono per le solite commissioni (spesa, dottore, farmacia, prendere una boccata d’aria ) ma sono un po’ titubanti: l’ascensore si era fermato il giorno prima bloccando l’infermiera di mio padre a un mezzo piano. Tuttavia il tecnico (e non dell’azienda Padana Ascensori, perché mandano tecnici affiliati o almeno così ha sostenuto lui) era venuto a “sistemarlo” per cui hanno pensato di potersi ritenere fuori pericolo…

Tuttavia al loro rientro, verso le 18.30, trovano l’ascensore guasto. Procedono in questo modo:

1. Chiamano Padana ascensori con urgenza per i motivi di cui sopra. (Nel frattempo inizia a diluviare)

2. Chiamano i vigili del fuoco che però se non c’è nessuno bloccato non possono intervenire. Chiamano Padana Ascensori anche loro.

3. Richiamano Padana Ascensori che però non può garantire un orario di arrivo.

4. Ricevono la chiamata dei vigili del fuoco che, siccome la Padana Ascensori non può arrivare in tempi brevi, hanno chiamato il 118 per portare su mio padre.

Grazie agli operatori del 118 mio padre intorno alle 21.30 conquista il suo divano dopo essere stato trasportato su una lettiga per 6 piani. Mia madre lo raggiunge qualche minuto dopo con mia sorella e il deambulatore.

Verso le 23 suona il citofono: era il tecnico che informava mia madre che era arrivato per rattoppare il guasto. Eh già, a rattoppare perché per aggiustarlo bisognerebbe farlo da nuovo o quantomeno cambiare i pezzi, ma mancano gli ok dai piani alti.

Ma la storia non finisce qui, a giorni alterni i miei tentano la sorte e a volte gira bene altre male.

Il 31.05 abbiamo toccato il fondo, stessa prassi di cui prima se non che, dovuto ai ritardi dei soccorsi, mio padre ha dovuto subire un ulteriore attacco alla sua dignità venendo cambiato in macchina prima di risalire la china dei 6 piani sempre in lettiga.

Epilogo
Grazie al Comando dei Vigili del Fuoco e agli operatori del Pronto Soccorso e i volontari del servizio di ambulanza. E ricordiamoci che è vero che le case sono di ATC ma è il comune che si deve prendere cura e intervenire con delle politiche sociali incisive ed efficaci, perché a rimpallarsi le responsabilità ci rimette solo il terzo che non viene tutelato.

Lettera firmata

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