La storia di Antonello Bertulessi: “Il ciclismo mi ha insegnato a vivere e mi ha aiutato a guarire”

Se la granfondo Mangia e Bevi si fosse corsa un anno fa con ogni probabilità Antonello Bertulessi sarebbe salito sul podio della sua categoria. Atleta di punta della corazzata torinese Rodman Azimut, è uno di quelli che – come si dice in gergo – ha una bella gamba. Infatti nelle gare ciclistiche sulla lunga distanza ha sempre detto la sua e non solo nelle competizioni ad alto livello dove c’è “da attaccare il numero sulla schiena”.

Ad esempio Bertulessi a giugno aveva portato a termine in un solo giorno, insieme al fedele compagno Cristian Tara, il Giro del Piemonte: 426 km e 2.200 metri di dislivello coperti in 13h 16′ all’invidiabile media di 32.1 km/h. Non contento, il mese dopo se ne era andato, sempre con Tara, a Madonna di Campiglio per tentare l’Everesting (sfida che prevede di scalare più volte una salita fino a raggiungere o superare il dislivello dell’Everest di 8.848 metri). Anche qui impresa riuscita: oltre 17 ore in sella, 328 km e 8.876 metri di ascesa.

Questo fino a un anno fa, perché la vita di Antonello cambia radicalmente all’inizio di agosto, come ci racconta lui stesso: «In seguito a una caduta in casa, mi viene diagnosticata la frattura scomposta della clavicola. Durante gli accertamenti i medici notano una massa nel mediastino, che si rivelerà poi un Linfoma di Hodgkin». Un incidente domestico che è anche una benedizione, poiché sintomi veri e propri per scoprire la malattia non ce n’erano.

Seguono mesi difficili: l’intervento per la biopsia e le cure che mettono a dura prova corpo e mente. Però Antonello è uno che non molla e sa che ha bisogno di un’alleato per sconfiggere il nemico. Ci sono la moglie Sonia e il figlio Tommy, ma con loro deve dimostrare di essere forte, non vuole farli preoccupare. Serve un amico, meglio un’amica, a cui confidare le proprie paure, con cui mettersi a nudo, insomma una che non ammette finzioni. Bertulessi sa già a chi si deve rivolgere.

«Dopo solo tre mesi e mentre mi sottoponevo alle cure prescritte – racconta – sono risalito in bici per brevi uscite di una ventina di chilometri. Nulla, in confronto agli allenamenti che affrontavo per preparare le granfondo, ma quelle pedalate in sella alla mia compagna di tante avventure mi hanno dato la forza di affrontare la ripresa, insieme all’amore della mia famiglia e ai medici del reparto Ematologia dell’Ospedale di Novara che mi hanno curato, ma anche sostenuto psicologicamente».

A ognuno di noi serve qualcosa a cui aggrapparsi: un hobby, una passione, il lavoro. In poche parole ciò che ci fa sentire vivi e in pace col mondo. Per Antonello, inutile dirlo, è la bicicletta: «Il ciclismo ti insegna a soffrire, ad affrontare le difficoltà che trovi lungo i percorsi di gara. Ma il ciclismo ti insegna anche a vivere, anche se a volte noi appassionati non diamo la giusta importanza a questi insegnamenti».

Dicevamo della granfondo Mangia e Bevi che si correrà domenica 16 maggio. Francesco Ravera, deus ex machina di questa manifestazione, ha voluto che a indossare il dorsale numero uno fosse proprio Antonello Bertulessi, simbolo di una rinascita e della voglia prepotente di tornare a vivere, lasciandosi finalmente alle spalle tutto ciò che questo ultimo anno ci ha tolto.

Ed è sempre al corridore di Ghislarengo che ha affidato il compito di descrivere i due percorsi: «I primi 33 km sono pianeggianti, ma è nei 73 km della parte centrale della gara che si concentrano i 1.458 metri di dislivello, prima di ritornare a pedalare in pianura per coprire gli ultimi 30 km. La salita più impegnativa è quella che conduce al Sacro Monte di Crea, nel cuore del Monferrato. Le ascese sono corte e presentano brevi tratti con pendenze che raggiungono la doppia cifra (14/15%)».

«La granfondo è alla portata di tutti – conclude – Per quel che riguarda la mediofondo (108 km e 881 metri di dislivello), chiaramente si riduce la parte centrale del percorso, in cui è concentrato il dislivello. In questo caso l’ascesa al Sacro Monte di Crea potrebbe essere il punto ideale in cui sferrare la rasoiata vincente per conquistare il prestigioso successo».

Comunque vadano le cose Antonello però la sua granfondo già l’ha vinta. Sarà lì con il numero uno, in prima griglia, a guidare l’esercito che allo start scatenerà la furia sui pedali, pronto e sicuro di vivere una giornata di sport, di passione e di agonismo.

Massimiliano Muraro

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