La nuora Laura a Barby: “Hai combattuto con una forza rara senza mai rinunciare al sorriso”

Ciao Barby, 

oggi eravamo in tanti. Un’afa opprimente ci stringeva il cuore, e tutti sapevamo che non era solo afa. Il Duomo di Vercelli era gremito e don Marco Giugno, che undici mesi fa (in una giornata di pioggia torrenziale, come lui stesso ha ricordato) aveva celebrato il matrimonio del tuo Claudio con la tua “nuora bella”, Laura, ti ha tratteggiata in modo così vero, così esemplare in un’omelia finalmente non impersonale, come purtroppo stiamo sempre più ascoltando in tanti altri funerali.

Ha confessato, don Marco, di non averti conosciuta troppo bene; ma gli è bastato leggere qualcosa su di te (la tua pagina Facebook, i ricordi sui social e sui giornali) per far sì che tutta la Barbara Buttaci che tanti, tantissimi conoscevano e amavano sgorgasse dalle sue parole come acqua fresca in un ruscello di montagna.

Il saluto della nuora, Laura

Don Marco è andato a recuperare un tuo post del dicembre 2022. In quella foto, tu irradi una felicità detonante: imbracci un fisarmonica, che un gruppo di amici ti ha appena regalato, e il tuo ricordo va a papà Gioacchino, che hai perso troppo presto, ma che suonava la fisa: e tu tornando da scuola, sentivi quelle note festose erompere già dalle scale, preambolo dell’armonia che avresti vissuto, poco dopo, entrando in casa.

Don Marco ha poi citato il finale dell’ultimissimo scritto che tu hai mandato a Tgvercelli per raccontare la tua battaglia contro il cancro, ma soprattutto per ammonire le donne, tutte le donne, a fare la prevenzione. Queste parole: “Adesso io faccio  fatica a camminare, ecco,  ma so che un giorno salterò come un grillo. Ps Una cosa ci tengo  a  dire: grazie  a tutte le persone  che  sono venute  a trovarmi veramente  tante”.

Don Marco è stato di una delicatezza cara e affettuosa. E poi, alla fine delle esequie, il saluto della tua “nuora bella”, Laura. Ha trovato parole di una semplicità così alta da dare l’impressione di leggertele di persona, davati a te, Lassù: “Hai combattuto con una forza rara senza mai rinunciare al sorriso, tanto da farci credere che quello che stavi passando non fosse poi così terribile, e invece chi ha potuto vederti nei rari momenti di debolezza sa che cosa ha dovuto sopportare”. E, per finire: “Dovevi essere la nonna  ‘pazzerella’ dei nostri figli, ma ti prometto che lo sarai ugualmente anche se in modo diverso da quello che avremmo voluto…Grazie per tutto ciò che ci hai donato, per i momenti vissuti insieme e che porteremo per sempre nel cuore. Continua a ridere come sapevi fare tu, così forse riusciremo a sentirti anche noi quaggiù”.

Ciao stupenda “pazzerella, fuori dagli schermi”. E’ stata fuori dagli schermi anche la scelta dell’ultima canzone, trasmessa sul sagrato del Duomo: “Pazza”, della Bertè. Mentre le note risuonavano, dietro alla tua bara chiara, sormontata da rose bianche,  è uscito il tuo Diego, con Anna, Greta, e tutti gli altri tuoi cari. E poi l’esercito delle persone che continuavi a far ridere e sorridere anche quando la lotta contro il mostro che ti ha portata via stava ormai prendendo il sopravvento. Tra di loro, anche Lillo Bongiovanni, il sindaco di Asigliano, il tuo nuovo paese che stavi incominciando ad amare

Ciao, cara Barby, io ho la speranza, anzi la certezza che i dirigenti vercellesi della Lilt, la Lega per la lotta contro i tumori, decidano di dedicarti qualcosa di speciale – un riconoscimento, una borsa di studio – perché, per dieci mesi, tu sei stata davvero il Gigi Ghirotti degli Anni Duemila. La donna che ha parlato con franchezza e senza perifrasi della malattia, raccontandola per filo e per segno, per convincere le donne, tutte le donne, anche le più pigre, le più scettiche, a fare la prevenzione. Spesso, quando viene a mancare un vercellese che ha fatto qualcosa di importante per la città, noi scriviamo che se n’è andato uno dei figli “migliori”. Ci sembra di poter dire che questo aggettivo si attagli perfettamente a te.

Riposa in pace.

Edm

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