Importazioni a dazio zero dal Sud Est asiatico: ancora preoccupazioni anche per il riso lavorato

Il Presidente dell’Ente risi, Carrà, ha inoltrato ai Ministri Patuanelli, Di Maio ed al Sottosegretario Centinaio, una lettera con la quale “esplicita forte preoccupazione per quanto sta emergendo nei colloqui a Bruxelles tra la Commissione e le delegazioni incaricate della modifica del regolamento S.P.G”.
Lo scrive in una nota lo stesso Ente Risi.

Il “4° Forum sul settore del riso europeo” aveva individuato, tra le priorità, che nell’ambito della revisione del regolamento sulle Preferenze Generalizzate i) venissero inclusi i danni patiti dalla parte agricola, ii) nessun accordo commerciale dovesse essere intrapreso con chi viola i diritti umani, iii) esistesse un nuovo automatismo per far scattare la clausola di salvaguardia anche nei confronti dei paesi EBA.

“Purtroppo ancora una volta – dichiara Carrà – assistiamo alla solita miopia della Commissione, supportata anche da alcuni paesi del nord Europa, nel non voler affrontare in modo completo il problema delle importazioni a dazio zero dai paesi EBA. La Commissione, pur trovandosi di fronte al fatto compiuto della violazione di diritti umani che ha determinato sanzioni da parte della Commissione stessa, ed alla difficoltà di applicazione dell’attuale meccanismo automatico della clausola, ritiene di non inserire i paesi EBA tra quelli ai quali possa venire applicata la clausola di salvaguardia.”

Nella sua lettera ai Ministri competenti ed al Sottosegretario Centinaio, Carrà ha evidenziato che se la proposta di riforma della clausola riguarderà esclusivamente il riso proveniente dai Paesi SPG e non anche dai Paesi EBA, l’effetto che si avrà sul riso europeo sarà praticamente nullo.

“Ancora una volta – afferma Carrà – ci troviamo di fronte ad un contrasto, ormai consolidato, tra i paesi del nord Europa, inclini al commercio e ad investire in paesi che hanno dimostrato scarsa attenzione ai diritti della popolazioni locali, ed i paesi mediterranei che da sempre producono prodotti di qualità, vanto della stessa Unione europea. E tutto ciò in un contesto in cui, dopo la scadenza della clausola di salvaguardia, le importazioni nell’Unione europea da Cambogia e Myanmar risultano in aumento del 56% rispetto allo stesso periodo della campagna precedente, di cui circa 24.500 tonnellate importate nel nostro Paese.”

 

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1 commento

  1. Che forse nell’Ue qualcosa vada (regolarmente) “storto” ? Lasciamo perdere la “miopia” e i “diritti umani”… sta di fatto che è evidente ormai a TUTTI (quelli che voglian vedere) si tratta di un’associazione a…. tutti gli effetti, una disunione-europea dove noi abbiamo il ruolo di cenerentola e presto non potremo neppure star fuori fino a mezzanotte.

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