Poco prima dell’inizio del Consiglio comunale di oggi il sindaco Roberto Scheda, a nome di tutto il Consiglio e dell’intera città, ha donato un diploma di benemerenza a Giulio Pretti che da 50 anni esatti, svolge l’encomiabile ruolo di volontario nella casa circondariale di Vercelli e in altre carceri Italiane.

Come ha ricordato il giornalista Enrico De Maria, che ha tracciato una breve biografia di Pretti prima della consegna della benemerenza da parte del sindaco, Giulio Pretti, che era allora dipendente della Provincia, ha incominciato ad occuparsi dei detenuti nel 1974, entrando a fare parte, su proposta dell’allora arcivescovo Albino Mensa, del Consiglio di patronato di aiuto al carcere, che era presieduto dal presidente del Tribunale.

L’anno successivo, in base ad una legge appena approvata dal Parlamento, la numero 354 del 26 luglio 1975, Pretti ha ottenuto, primo in Italia, il riconoscimento ufficiale di assistente volontario nelle carceri. Incarico che continua a svolgere anche adesso (alle soglie degli 85), anche se ovviamente in modo più saltuario.
La cerimonia odierna è frutto di un accordo tra il garante dei detenuti nominato dal Comune, Pietro Oddo e il sindaco Scheda, che ha voluto ringraziare pubblicamente chi da mezzo secolo è “al fianco degli ultimi”. Oddo tra l’altro era presente alla cerimonia con la responsabile dell’area educativa della casa circondariale di Billiemme Valeria Climaco e altri assistenti volontarie. Era presente anche la moglie dell’insignito, Adele Curino.

Dopo la consegna dell’attestato, visibilmente commosso, Preti ha ringraziato il sindaco, Oddo, il presidente del Consiglio comunale Romano Lavarino e l’intero Consiglio. “Ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. De Maria ha citato un famoso passo del Vangelo secondo Matteo, sottolineando come Pretti rispetti le parole di Gesù da mezzo secolo, un record straordinario ed encomiabile.






L’impegno generoso di Giulio Pretti
è davvero senza confini,
sempre pronto ad interpretare
ambiti estremi, momenti difficili
qual é la vita di una persona
che si trova
nella detenzione in prigione,
e lo fa agendo
con l’intento di mitigare il dolore,
rasserenare sempre più le menti;
e lo ricordiamo sempre presente,
fra l’altro, in occasione del carnevale,
momento, all’opposto, di gioia senza limiti,
che tuttavia necessita
di coscienza, saggezza
per non sconfinare oltre.