Bruno Ferrarotti (Trino): “L’arcivescovo intervenga sulle dimissioni di Serone dal Cda dell’Apsp”

Bruno Ferrarotti

 

Dallo storico e studioso trinese Bruno Ferrarotti riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Ci sarebbe molto, troppo, da dire sull’ultima trionfalistica, ma inconsistente in quanto illusoria, esternazione del Consiglio di amministrazione (CdA) dell’A.P.S.P. (“Ospedale”) di Trino circa  l’evidente e perdurante crisi economica e assistenziale dell’ente trinese; il quale ente, fin quando non si attiverà un consistente finanziamento regionale al fondo per le non autosufficienze, accompagnato da una concreta revisione dei criteri relativi ai convenzionamenti e alle connesse disposizioni delle Unità di Valutazione Geriatrica, continuerà in questa asfittica e imprevidente gestione amministrativa e socio-sanitaria.

Dell’anzidetta esternazione, mi ha però colpito che la stessa sia stata condivisa (come hanno riportato tutti i giornali locali) dal consigliere Massimo Serone, Priore della Confraternita del Santissimo Sacramento, che proprio negli stessi giorni se ne è venuto via dal CdA dell’A.P.S.P. “costringendo” l’antica Confraternita trinese (nata nel 1451 e, da sempre, «membro nato» dell’“Ospedale”) a fare altrettanto.

Cosa è successo al Priore Massimo Serone e alla Confraternita del Santissimo Sacramento per assumere una così grave decisione?

La notizia di questo immotivato e riprovevole affronto a quasi sei secoli di storia sociale e religiosa cittadina era già stata data dal sindaco di Trino nello scorso mese di luglio: «Il Santissimo Sacramento del Priore Massimo Serone ha chiesto la modifica dello Statuto dell’ex Ipab per uscire dal CdA, atto che deve passare dalla Giunta Regionale».

Che significato occorre dare a tutta questa fretta del Priore nel richiedere una riforma statutaria “regionale”, quando lo stesso avrebbe dovuto chiedersi, innanzitutto sul piano etico-religioso (stiamo pur sempre parlando di un’«associazione di fedeli»), come potesse deliberare una simile iniziativa senza un preventivo consenso arcivescovile?

Nell’attesa di una pubblica dichiarazione di Massimo Serone che spieghi quali siano state le reali motivazioni (amministrative, economiche, sociali, religiose…) che lo hanno indotto a cancellare i secolari diritti e doveri della Confraternita nell’impegno per l’amministrazione ospedaliera, mi auguro che, ai sensi del Codice di Diritto Canonico (Can. 305-314-315), l’Arcivescovo di Vercelli Marco Arnolfo blocchi, rivendicando il potere di vigilanza dell’autorità ecclesiastica, questa incredibile e infausta decisione del Priore pro tempore del Santissimo Sacramento.

Sarà anche difficile amministrare una Confraternita e soprattutto una A.P.S.P., ma il Priore se ne è accorto solo oggi? E non sta proprio nella missione delle Confraternite, istituzioni cariche di storia, quella di guardare al passato (a cominciare da metà Settecento con i primi decreti reali di conservazione del titolo di «membro nato» nell’amministrazione della Congregazione di Carità-Ospedale di Trino) per proiettarsi verso il futuro, come ha detto Papa Francesco il 16 gennaio 2023 nel suo discorso ai rappresentanti della Confederazione delle Confraternite delle diocesi d’Italia?

Più che mai oggi, le Confraternite dovrebbero essere rivitalizzate e aprirsi alle difficoltà sociali emergenti, e proprio il campo assistenziale dovrebbe fornire le giuste motivazioni per svolgere un’attività di «animazione cristiana».

Se il Priore Serone avesse letto qualche riga di Papa Francesco, forse si sarebbe comportato diversamente: «Lasciatevi animare dallo Spirito e camminate: come fate nelle vostre processioni, così fatelo in tutta la vostra vita di comunità. La ricchezza e la memoria della vostra storia non diventino mai per voi motivo di ripiegamento su voi stessi, di celebrazione nostalgica del passato, di chiusura verso il presente o di pessimismo per il futuro; siano piuttosto stimolo forte a reinvestire oggi il vostro patrimonio spirituale, umano, economico, artistico, storico e anche folkloristico, aperti ai segni dei tempi e alle sorprese di Dio. […] Le vostre antiche tradizioni liturgiche e devozionali siano animate da una vita spirituale intensa, con fervore, e dall’impegno concreto della carità. E non abbiate paura di aggiornarle in comunione con il cammino della Chiesa, perché possano essere un dono accessibile e comprensibile per tutti, nei contesti in cui vivete e operate, e uno stimolo ad avvicinarsi alla fede anche per i lontani».

La Confraternita del Santissimo Sacramento, alla luce delle parole di Papa Francesco, non solo non dovrebbe “uscire” dal CdA dell’A.P.S.P., ma dovrebbe impegnarsi ancor più attivamente nell’amministrazione quotidiana dell’ente per consolidare l’opera di carità e solidarietà sociale insita nella sua missione di «associazione di fedeli».

Se il concittadino Massimo Serone non se la sente di ricoprire il ruolo di Priore della Confraternita lasci pure l’incarico, ma i confratelli facciano di tutto, come esorta Papa Francesco, per «mantenere vivo il carisma del servizio e della missione, rispondendo con creatività e coraggio ai bisogni del nostro tempo».

​​​​​Bruno Ferrarotti, Trino

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