Fossale: “Il libro di Lella Beretta risveglia sensazioni mai sopite”

Lella Beretta e l’assessore Baucero ieri al Piccolo Studio (foto Greppi)

Il libro fotografico di Lella Beretta “Covid 19 – L’ospedale in tempo di pandemia”, che era già stato presentato ufficialmente il 24 settembre scorso nell’aula magna del “Sant’Andrea”, è stato riproposto ieri pubblicamente al “Piccolo Studio” su iniziativa del Comune, anche per ricordare che la bellissima pubblicazione stampata da Gallo è in vendita al prezzo di 30 euro (la distribuzione è a cura delle Onlus Dodicidicembre , a Vercelli e Igea in Valsesia) per finanziare l’acquisto di tre ventilatori polmonari per la sanità vercellese. Il progetto editoriale è a cura dell’allora responsabile del Dea, Roberta Petrino, oggi primario del Pronto soccorso dell’ospedale regionale di Lugano.

E sono state poco meno di due ore di intensa emozione, a partire dal coinvolgente filmato iniziale – trasmesso dopo l’introduzione a cura dell’assessore agli Eventi culturali, Gianna Baucero –  per poi arrivare alle testimonianze espresse dal direttore sanitario aziendale Fulvia Milano, dalla dirigente del Pronto soccorso Roberta Marino, dal presidente dell’Ordine dei Medici Germano Giordano, dal suo predecessore Pier Giorgio Fossale, dal medico dell’ospedale di Borgosesia (nel libro immagini significative anche di questo nosocomio) Giovanni Lo Giudice, del cardiologo Sergio Macciòdal primario di Infettivologia Silvio Borrè e da uno dei fortunati che, colpiti duramente dal Covid nella prima fase della pandemia, riuscirono a salvarsi: Giulio Pretti. 

La dottoressa Marino

Tutte testimonianze autorevoli e  toccanti che hanno colpito l’uditorio, di cui facevano parte anche esponenti delle unità di primo intervento e del volontariato. Ad esempio, la dottoressa Marino ha parlato del “tetto” che non bisognava assolutamente superare in quei terribili giorni al Pronto soccorso: quello dei 27 attacchi dell’ossigeno. E quante volte si rischiò invece di superarlo.

Lella Beretta con il dottor Macciò

La dottoressa Marino (che compare nella copertina del libro: è quella che spinge la barella)ha messo in luce il ruolo di tutti, ma proprio di tutti, in quei terribili frangenti: dai medici alle donne delle pulizie agli stessi malati che andavano ad aiutare quell più gravi di loro a mangiare e a cambiarsi. Il dottor Maccio, che in quei giorni tenne un prezioso e seguitissimo “diario di bordo” (poi diventato un libro) ha messo in luce il valore della pubblicazione di Lella Beretta e di Roberto Petrino perché è in grado di “mettere ordine”, con la sua puntuale testimonianza, su quei mesi in cui non solo la gente, ma la stessa classe medica e infermieristica, impegnata in una lotta sovrumana, non riusciva a raccapezzarsi.

E poi la testimonianza di Fossale, medico, ma anche vittima del Covid, con i ricordi dei piccoli, ma toccanti – e in quel periodo decisivi – gesti in reparto, come il the caldo offertogli da una oss. “Il libro – ha detto, commosso – risveglia sensazioni mai sopite”. Il dottor Borrè ha ricordato la sera in cui – erano i primi giorni del maremoto che stava travolgendo l’Italia, il mondo intero – salì sul terrazzo della palazzina ospedaliera dove c’è il  suo reparto, con il primario della Rianimazione e, vedendo le ambulanze che stavano arrivando in continuazione, commentò sconfortato con il collega: “Mi chiedo che cosa possiamo fare per fermare tutto ciò”.

Il dottor Silvio Borrè

Infine, la testimonianza di Giulio Pretti che, con la febbre, andò a farsi visitare dal suo medico l’11 marzo, per tornare a casa, dopo l’immediato ricovero d’urgenza richiesto dal medico stesso nello studio, anche dopo la Rieducazione a Veruno, tre mesi dopo. “Per dieci giorni – ha detto Pretti – venni sistemato in una stanza del Sant’Andrea, ma io non mi rendevo assolutamente conto di dov’ero e perché. Pensate che ritenevo di essere in America, in una zona desertica. Mi hanno poi raccontato mia moglie e mia figlia, la gioia impagabile provata quando, dopo dieci giorni in cui le speranze di salvarmi si erano ridotte al lumicino, arrivò quella telefonata a casa: ‘E’ resuscitato!”.

Emozioni che il libro “Covid 19 – L’ospedale in tempo di pandemia” riaccende pagina dopo pagina.

Edm

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