Fossale: “Per ammirare un’opera d’arte, nel nostro cervello deve esserci una colomba in grado di volare”

“E’ nel cervello che il papavero è rosso, la mela odora e l’allodola canta”. E’ partito da questa frase di Oscar Wilde, venerdì sera, il dottor Pier Giorgio Fossale per la sua conferenza al Piccolo Studio, per gli Amici dei Musei, sul tema: “La materia che immagina…Bellezza, pittura, sistema visivo”.

Da sempre appassionato di Neuroscienze (si devono a lui ben sedici convegni di livello internazionale organizzati nella nostra città da quell’0rdine dei medici di cui era presidente), ma anche artefice della grandi Mostre Guggenheim in Arca, Fossale ha avuto buon gioco, grazie al suo eloquio sempre accurato e lineare, mai ampolloso, nell’esporre il ruolo fondamentale del cervello nell’elaborazione dell’immagine dell’opera d’arte. Legame che si poteva intuire, ma che dalla metà degli Anni Ottanta, grazie alla risonanza magnetica funzionale, si può addirittura misurare: provate a esaminare che cosa succede ad un cervello quando viene messo di fronte (Fossale ha citato proprio questo esempio) ad un quadro astratto di De Kooning. A proposito dei miracoli che la Risonanza magnetica è in grado di produrre nella “misurazione” scientifica dei fenomeni percettivi, Fossale ha detto ha detto che, a Novara, il dottor Alessandro Stecco, specializzato in Scienza delle immagini, sta addirittura sperimentando, con la Risonanza magnetica, la capacità di “vedere” la musica.

Per spiegare come reagiamo di fronte ad un’opera d’arte, Fossale ha fatto le cose davvero per bene illustrando, prima di ogni altra cosa, i meccanismi attraverso i quali funzionano gli occhi, suddividendo la visione che, trasmessa dall’occhio viene poi elabotrata dal cervello, in due grandi categorie: bottom up (guardare) e top down (vedere). Tutto ciò per affermare lo straordinario principio secondo cui la nostra visione è una fantasia che coincide con la realtà.

E’ tramite la bottom up che noi “guardiamo” la pittura figurativa, mentre è attraverso la top down che noi “vediamo” la pittura astratta. E se Caravaggio, pur con la sua grande rivoluzione della luce, era ancora catalogabile nel figurativo, la prima svolta (che Fossale ha definito “dell’ambiguità”) arriva con l’opera di Vermeer. Il cervello non si limita più a registrare l’immagine, ma incalza con le domande: chi sono i personaggi di un quadro di Vermeer? Quali rapporti intercorrono tra di loro? Che cosa fanno?

Il presidente Pistan introduce la conferenza

Nella “Lezione di musica” (Il quadro proposto da Fossale) vediamo una donna, di spalle, che probabilmente, suona una spinetta. Appoggiato alla spinetta, e dipinto di fronte, un uomo osserva. In base titolo attribuito al quadro si può desumere che si tratti di un maestro che sta ascoltando l’allieva. Ma, se trascuriamo il titolo, potrebbe benissimo trattarsi di un familiare o di un parente della donna (di cui non possiamo dedurre l’età) che la sa semplicemente ascoltando, ma anche del suo amante, di un ammiratore.

E se alcune opere sono ambigue, in altre vengono applicati nuovi paradigmi. Marcel Duchamp ci mostra un orinatoio – che il nostro cervello “legge” ovviamente così, ma ci dice che, invece, è un’opera d’arte. L’arte moderna, poi, stravolge ogni a nostra visione convenzionale e comunque riesce ad essere apprezzata purché nel nostro cervello ci sia una colomba capace di volare. 

Il vice presidente Pensotti si congratula con Fossale

Più che una conferenza, una vera “lectio magistralis”, svolta con un linguaggio semplice (solo chi sa riesce a spiegare così) che ha conquistato il foltissimo pubblico ed in particolar modo il presidente degli Amici dei Musei Marino Pistan ed il vice presidente e critico d’arte Pier Luigi Pensotti, che si sono complimentati, alla fine, a nome di tutti, per la grande serata di cultura. L’amministrazione comunale era rappresentata dal vice presidente del Consiglio comunale Gianni Marino.

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1 commento

  1. È vero! La Colomba ci dev’essere per capire e godere un’opera d’arte! A parte Duchamp o De Kooning, per i quali ci sarà sufficiente una cornacchietta che abbia vissuto un’infanzia infelice, ed aver poi scelto come professione l’idraulico;
    Io una colomba ce l’ho, ma è una di quelle che vediamo, molto malandate, rifugiarsi in un angolo nascosto, un sottotetto. Invece, per altri problemi, per esempio quando non mi funziona un rubinetto, devo chiamare l’idraulico, che c’ha, lui si, la Colomba con gli attrezzi. E in un santi e amen l’acqua scorre. Grazie a Dio (in ogni “senso”).

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