Valeri: “Il Belle Arti non può diventare una casa privata”

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Vercelli – Oltre ai consiglieri di opposizione (trascinati nella battaglia  dal pentastellato Michelangelo Catricalà e da Maurizio Randazzo di Vercelli Amica), la trasformazione dello storico palazzo che ospitava l’Istituto di Belle Arti in moderno condominio di lusso non piace neppure al Gruppo Iniziativa di Base, guidato dall’ex presidente della Provincia ed ex consigliere regionale Gilberto Valeri, che stamane ha indetto una riunione doppia sul tema nella sala “Mini Facelli”  della Camera del Lavoro, invitando sia i capigruppo del Consiglio comunale o i loro rappresentanti (c’erano Catricalà, Carlo Truffa, Norberto Greppi ed Enrico De Maria) sia i giornalisti per spiegare loro che cosa non va nell’operazione. E tutto ciò proprio nell’imminenza della riunione del Consiglio comunale di domani pomeriggio che tornerà a trattare l’argomento discutendo l’”aggiornamento degli elaborati cartografici e normativi del Piano regolatore”.

Secondo Gilberto Valeri,  Adriano Pareglio e Pierangelo Gianotti (i tre esponenti del Gruppo presenti all’incontro, la scelta del Belle Arti, favorita dal cambio di destinazione d’uso dell’edificio, con il benestare della Sovrintendenza, viola radicalmente le volontà testamentarie del conte Feliciano Arborio di Gattinara che, il 14 maggio 1874, aveva scritto così: “Istituisco nella Città di Vercelli una a scuola di pittura da stabilirsi e tenersi perpetuamente nel palazzo che possiedo in detta città, che lego in piena proprietà alla scuola stessa”. Nello stesso testamento, Feliciano Arborio di Gattinara aggiungeva la nomina, tra gli esecutori testamentari, del sindaco pro tempore della città, a garanzia del rispetto della sua volontà nel corso degli anni, dei secoli.

Ma c’è di più. Valeri & C. hanno scoperto che le responsabilità di questo stato di cose, per loro inaccettabile, dipendono errori inanellati tra il 2002 e il 2003 dal Consiglio di amministrazione del Belle Arti stesso, dalla Regione e, come controllore, dalla Provincia a proposito della trasformazione dell’istituto di via Duomo da Ipab a Fondazione: la richiesta di “privatizzazione” del Belle Arti e la successiva approvazione da parte della Regione sarebbero state fatte  tenendo conto delle vecchie (anche allora) norme regionali del 1991, senza tener conto del Disegno legislativo che il 4 maggio 2001 aveva riordinato il sistema delle Ipab (e il “Belle Arti” era tale); come se non bastasse, quella “privatizzazione”, unendo in un’unica ragione sociale Belle Arti e Museo Leone, aveva pure disatteso le volontà del creatore del museo storico, l’avvocato Camillo Leone che aveva a sua volta nominato erede e amministratore dei suoi beni il Belle Arti, ma  con il duplice  vincolo – ha detto Valeri – di tenere distinto il bilancio del proprio lasciato da quello del predetto istituto e di erigere un museo che portasse il nome della propria famiglia”.

Secondo Iniziativa di Base dunque la cessione ad un privato (la Immobiliare Rasti Casa) di un bene immobile che era vincolato ad un uso ben determinato è un atto illegittimo che è stato reso possibile da altri atti illegittimi partiti da lontano. Per questa ragione, Valeri, spalleggiato da Pareglio e Gianotti, ha chiesto ai consiglieri comunali presenti di sollecitare da parte del sindaco e della giunta “azioni di autotutela” per ripristinare l’attività encomiabilmente svolta per tanti danni dal Belle Arti. “Il tutto – ha aggiunto – nell’interesse della città e delle giovani generazioni”.

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