“Forse non morirò di giovedì”: Bassini al meglio in un’opera ambientata in una redazione di giornale

Fresco di uscita nelle Edizioni “Golem” di Torino, “Forse non morirò di giovedì” è probabilmente il miglior romanzo di Remo Bassini che pure aveva già scritto libri eccellenti come “La donna che parlava con i morti” e “La donna di picche”, l’ultimo dei dieci – se considerassimo anche le raccolte di racconti sarebbero dodici – sinora pubblicati in diverse casi editrici, prima dell’attuale.

“Forse non morirò di giovedì” ha per protagonista un direttore di giornale ultracinquantenne che si chiama Antonio Sovesci nei giorni più difficili della sua vita perché, avendo collocato il giornale sopra ogni altra cosa, sta per essere congedato dall’editore e, soprattutto, assiste all’ammutinamento di una redazione che aveva di fatto creato e che credeva, se non fideisticamente fedele, almeno riconoscente. 

Il fatto che Bassini sia stato a sua volta direttore di giornale (per dieci anni ha guidato il bisettimanale, e oggi settimanale, “La Sesia”) potrebbe portare più di un lettore a pensare che il romanzo sia sostanzialmente autobiografico. La risposta sta nel mezzo: nella figura di Sovesci c’è sicuramente tanto di Bassini, ma “Forse non morirò giovedì” non racconta la sua storia, bensì quella di un uomo sostanzialmente puro, generoso e leale agli ideali del giornalismo (come l’aurore) alle prese con una serie di problemi esistenziali che detonano tutti assieme e che, alla fine, si compongono in una soluzione quasi catartica. Attorno alla figura di Sovesci ruotano altri personaggi sui quali Bassini dà la sensazione di poter scrivere libri a parte, tanto trasudano di angosce esistenziali, storie non raccontare misteri. Su tutti spicca il maresciallo Gaetano Manferti, che si rivelerà l’amico più vero.

“Forse non morirò di giovedì” non è un thriller, ma si legge (anzi si divora, ve lo assicuro) come se lo fosse perché si conclude con la spiegazione di un fatto di cronaca che, pagina dopo pagina, ti coglie l’ansia di ricercare subito, come si conviene ai gialli d’autore ben scritti.

Il libro di Bassini è disponibile anche in versione e-book

E, in mezzo alla misteriosa aggressione di due uomini in un parco pubblico, che si rivelerà legata alla rivolta in redazione, ecco scorrere vicende di tradimenti, rimpianti, espiazioni. Ma soprattutto ecco scorrere la storia di un giornale di provincia con tutte le sue dinamiche interne indissolubilmente legate alle vite dei redattori: c’è il giornalista che cova livorose rivalse verso il direttore, la segretaria di redazione fedele, la bella spregiudicata redattrice di nera e la giovane che, lasciato di colpo il giornale, s’è ritrovata inviata della tivù e che, appunto, da giornalista televisiva si fa rilasciare una rara e lunga intervista da Sovesci. In quell’intervista sì che c’è tutto Bassini stesso.

E poi c’è la post fazione di Giorgio Levi: una chicca in più per un romanzo di per sé bellissimo, tra i migliori che un vercellese (e Bassini lo è di fatto, pur non avendo mai abiurato i suoi natali toscani) abbia mai scritto. Romanzo che Bassini ha dedicato al suo ex direttore, scomparso, Francesco Brizzolara e al collega Ciro Paglia.

Edm

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