EMCC: in bicicletta nelle terre della Dolce Vita

Foto di gruppo per i giornalisti dell'EMCC

È passata una settimana dall’Italian Bike Festival di Misano dove, sul circuito intitolato a Marco Simoncelli, da venerdì 9 a domenica 11 settembre si sono dati appuntamento 500 espositori e 42.000 visitatori, tutti accomunati dalla passione e dall’interesse per il mondo della bicicletta e tutto ciò che le ruota intorno.

Con loro c’erano anche 50 giornalisti, blogger e infuencer, provenienti da 16 nazioni, invitati alla prima edizione dell’EMCC (European Media Cycling Championship), organizzato da APT Servizi Emilia Romagna e Visit Romagna sotto la regia impeccabile di Andrea Manusia, Roberto Feroli e Nicholas Montemaggi.

Da sinistra Feroli, Montemaggi e Manusia, i tre registi dell’EMCC

Sono stati tre giorni intensi e ricchi di spunti quelli trascorsi a Misano. Un turbinio di esperienze ed emozioni che difficilmente verranno dimenticati. Tavole rotonde, bike test, contatti, pedalate per conoscere meglio il territorio romagnolo e invitanti pause enogastronomiche. Spazio anche alla competizione con le gare su strada e in mountain bike de La Gialla Cycling che ha visto l’affermazione del tedesco Frederik Böna di RennRad in ambito maschile (secondo Timo Schoch, terzo Nicolas Raybaud) e di Giulia De Maio di TuttoBiciWeb in quello femminile (seconda Johanna Warren, terza Polona Stradt)

La Romagna è la terra della Dolce Vita, in particolare di chi ha radicato nell’immaginario collettivo il racconto di una terra accogliente e godereccia: Federico Fellini. Ma è anche la terra dei mosaici bizantini di Ravenna, delle Myricae di Giovanni Pascoli, del liscio, di Romagna Mia, della famiglia Casadei, del buon cibo, del Sangiovese e del divertimento in Riviera. In questi ultimi anni è anche la terra della bicicletta con le sue ciclabili e le sue granfondo, prima tra tutte la Nove Colli, capace di convogliare ogni anno a Cesenatico circa 12.000 amatori.

Frederik Böna e Giulia De Maio, vincitori dell’EMCC

Lo scenario prescelto dall’Italian Bike Festival è stato il circuito di Misano, perché non dimentichiamoci che la Romagna è sì terra di tutto quello che abbiamo elencato poc’anzi, ma lo è di motori). L’evento fieristico internazionale ha presentato e messo in vetrina le novità dell’universo bicicletta, in questo caso del 2023.

C’era davvero di tutto: dalle bici di alta gamma a quelle da passeggio, dalle gravel alle e-bike (le due rivoluzioni degli ultimi anni), dall’abbigliamento ai caschi, dagli occhiali alle selle, dai prodotti per la pulizia agli stand istituzionali e non. Era un bel perdersi per stare dietro a tutto. Per fortuna che in mezzo ogni tanto si trovava qualche chiosco per rifocillarsi con una dissetante birra, utile per rinfrescare la gola e le membra.

Dunque non potevano trovare di meglio i 50 giornalisti dell’EMCC (io ero tra quelli), convocati già subito il venerdì pomeriggio nella Conference Room di Misano dove Manusia, Feroli e Montemaggi hanno raccontato come l’Emilia Romagna abbia deciso di puntare senza ripensamento alcuno sulla bicicletta come mezzo di spostamento. Attenzione perché non stiamo parlando di agonismo, ma di cicloturismo. Non a caso la Regione sta investendo parecchio sulle ciclovie e sulle piste ciclabili, come ad esempio la Via Romagna, 460 km di strade asfaltate minori e sterrato, fra borghi, vigne, rocche e castelli.

Proprio su parte della Via Romagna abbiamo pedalato sabato mattina con tanto di fotografi e videomaker al seguito (qui il video). Dopo due giri di pista a Misano le nostre specialissime hanno portato le ruote a San Clemente, a Saludecio, a Mondaino, dove il mare sembra tanto lontano eppure è così vicino e dove la gente ti accoglie come fossi da sempre uno di casa offrendoti ogni bendidio.

Come abbiamo detto, la Romagna è tanto altro. Dopo aver consumato calorie spingendo sui pedali (anche se si va ad andatura blanda i muri con pendenza a doppia cifra bisogna pur superarli) il premio migliore e più appagante è senz’altro il cibo. Ecco allora la sosta alla Piadina Experience a San Giovanni in Marignano, un’immersione multimediale in quello che è il piatto simbolo di queste zone. C’è la storia della piada, c’è un breve siparietto teatrale ambientato negli anni ’60 e negli ’80 e c’è la storia degli ingredienti, tutti semplici e genuini, così come il ripieno: salumi, formaggi, sardoncini.

Alla fine c’è anche l’assaggio che per fortuna nostra è molto abbondante e annaffiato da un ottimo prosecco. Penso di non avere mai mangiato tanta piadina in vita mia, ma è stata una bella indigestione, condivisa con i racconti e le risate di amici e colleghi. Lo stesso film si è visto il giorno dopo, verso la fine del nostro giro tra i colli dell’entroterra, quando abbiamo fatto visita a Enio Ottaviani Winery un’azienda vitivinicola che ci ha aperto le porte e… le bottiglie, tutte onorate degnamente.

Un brindisi da Enio Ottaviani Winery

In mezzo all’Italian Bike Festival l’incontro con tanti volti noti: c’è Davide Cassani, presidente dell’APT Emilia-Romagna ed ex commissario tecnico della Nazionale, un po’ giù per come è stato congedato dalla Federazione; c’è Mario Cipollini che si aggira per gli stand e non si nega a sorrisi, selfie, autografi e polemiche; c’è Gianni Bugno, alla partenza de La Gialla insieme a Claudio Chiappucci, allo stesso Cipollini (che chiuderà ottavo a cinque minuti dal vincitore), a Marco Melandri e a tanti altri.

Personalmente quello con Bugno è stato un incontro inaspettato, avvenuto in coda al gruppo della granfondo. E sì che potevo partire in prima griglia, ma un problema alla ruota anteriore mi ha fatto desistere dal rischiare. Ero piuttosto arrabbiato e deluso dato che sentivo di avere la gamba, come si dice in gergo. Non da vincere, ma da arrivare almeno nei primi cinque della mia categoria. In più il cielo si era messo in testa di darci una dose supplementare di acqua che di lì a poco si sarebbe trasformata prima in pioggia battente e poi in grandine.

Sulle strade della Romagna con il collega Daniele Spina

Il weekend aveva in serbo per me una sorpresa, che a conti fatti si è rivelata la mia vittoria personale. Bugno è sempre stato il mio idolo, fin da quando ho iniziato a seguire il ciclismo. Mi hanno sempre affascinato i campioni dall’animo tormentato, quelli che hanno una zona d’ombra nemmeno troppo nascosta. Lui era così, talento cristallino e classe unica, avrebbe potuto vincere il doppio di quello che ha vinto: due Mondiali, Giro d’Italia, Milano-Sanremo, Giro delle Fiandre eccetera eccetera.

Eppure a Bugno tutto questo sembrava non importare. Quando in tv mi ero imbattuto in un documentario sulla sua carriera mi aveva colpito un particolare: a casa sua non c’è nessun trofeo, nessuna bacheca, nessuna sala che lo celebri. Solo una coppa mi pare, vinta nelle giovanili, prima di intraprendere la via del professionismo, che viene usata come fermaporta e vaso per le piante.

Famosa è la frase che gli disse Gino Bartali, uno che di ciclismo se ne intendeva: «Oh Bugno, perché tu hai paura di Bugno?». Non so se Bugno avesse paura di Bugno, credo che il più delle volte a Bugno desse fastidio Bugno. O meglio al personaggio Bugno. Troppa attenzione mediatica a uno eternamente imbronciato come lui dava fastidio. Da quel punto di vista lì era un po’ come Gimondi, nel senso: io ho fatto bene il mio lavoro, sono a posto con la coscienza. Le chiacchiere le lascio a voi.

Una bella giornata di sole per pedalare.

Durante la mia adolescenza ricordo che venivano spesso a trovarci dei parenti dei miei nonni che stavano a Uboldo, paese in provincia di Varese che ha dato i natali a Claudio Chiappucci, il rivale per antonomasia in un’Italia che ha sempre amato i dualismi: Coppi-Bartali, Moser-Saronni, Mazzola-Rivera. Ogni volta mi facevano una testa grossa così: «mi raccomando segui Chiappucci», «quanto è forte Chiappucci» e via dicendo. Non nego che il Diablo sia stato uno dei corridori più grandi della sua generazione, ma io, giovane e bastian contrario, dicevo tra me e me: «chi se ne frega di Chiappucci, io tifo Bugno punto e basta».

Trovarmi fianco a fianco con il mio idolo d’infanzia ha fatto passare in secondo piano l’inizio poco confortante della gara. Per un attimo sono tornato bambino, quando lo seguivo in televisione con mio nonno, fingendo di pedalare al suo fianco, lui nella tormenta, io sulla cyclette. Lo riconosco dalla bicicletta blu che porta il suo nome e dal numero di gara. I peli sulle braccia mi si rizzano, ma non per la pioggia. Non so cosa dirgli, così è lui che mi saluta per primo.

Io: Ma tu sei Gianni Bugno, scusa ma sono emozionato. Bugno: Ora non esagerare. Io: Ma che esagerare! Io ho cominciato a seguire il ciclismo grazie a te! Bugno: Guardali là (riferendosi ai cavalli imbizzarriti nelle prime file che mordevano il freno per superare la macchina che ci conduceva fuori dal giro a velocità controllata), tutti che limano come dei pazzi. Cosa li tengono a 35 orari, vai subito ai 45 così si crea già subito più selezione. Noi stiamo qui che tanto bisogna prenderla come una passeggiata. Per me adesso la bici è divertimento.

Io: Lo so Gianni, pensa che là davanti potevo esserci pure io, solo che mi si è spanciato il copertoncino. Bugno: Fermati da un meccanico, è pericoloso. Pure io mi devo fermare per alzare la sella. Una volta si faceva più facilmente, ora con queste biciclette moderne servono chiavi apposta. Io: Ma sì tanto ormai la gara è andata.

Già mi immaginavo di farmi tutta la granfondo insieme a lui, solo che a un certo punto Bugno alza lo sguardo al cielo e dice: tra poco piove, io non so se continuo. Io: Ma come Gianni, per un po’ di pioggia? Bugno: Appunto, ne ho presa tanta quando correvo. Io ho già dato.

Poi non resisto, approfittando del fatto che stiamo correndo su un circuito: Gianni sai che ho fatto i mondiali per giornalisti al Nurburgring. Bugno: Ah, ma quello è un percorso duro, complimenti! E in bocca al lupo per la gara io mi fermo.

Mi giro e Gianni Bugno non c’è più, avrei voluto chiedergli tante altre cose, che mannaggia la miseria ti vengono in mente solo dopo. E so che ci siamo detti altro, ma io ora non ricordo mica. Usciti dalla pista scatto sotto la pioggia, devo recuperare posizioni per quanto le mie gambe me lo concederanno, la gara è con me stesso.

Incontro il collega Alessandro Fulloni del Corriere della Sera, grande appassionato di ciclismo e di fumetti. Rallento per raccontargli di Gianni Bugno e così faro con non so quanti altri partecipanti, perdendo tempo e poi riguadagnandolo. Alla fine arriverò a circa metà classifica, ma chi se ne importa: ho pedalato con Gianni Bugno.

In bici fra le vigne

È stata la ciliegina sulla torta di un weekend perfetto e di una bella scoperta: l’EMCC che, neanche il tempo di congedare i suoi amici, ha già dato appuntamento al prossimo anno. Manusia, Feroli, Montemaggi e l’Emilia Romagna sono pronti a regalare tante emozioni ai loro ospiti.

Massimiliano Muraro

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