Droni in risaia: Vercelli può assumere un ruolo importante per l’utilizzo di questa tecnologia

Andrea Vecco, a destra, illustra il ruolo del super drone, con lui l’ingegner Grassi

In un futuro non troppo lontano, i droni sostituiranno i trattori che attualmente spargono i fitofarmaci in risaia, ma anche gli elicotteri che distruggono le larve di zanzara con il Bacillus Turigensis. L’obiettivo è di arrivare ad una flotta di queste macchine volanti multiruolo (si pensa almeno cinque, ma si sogna dieci) in grado di servire tutto il Piemonte, dandole in noleggio agli agricoltori con l’assistenza tecnica di un pilota.

LA LOTTA ALLE ZANZARE 

Progetti e sogni di questo innovativo utilizzo in agricoltura dei Sapr (acronimo di Sistema di pilotaggio remoto) o droni sono stati illustrati questa mattina, nella sede dell’Aeroclub vercellese “Marilla Rigazio” da due degli ingegneri del Politecnico che hanno messo a punto la start up PBKopter – che per comodità chiameremo PBK -, realizzando un super drone dall’apertura “alare” di 2 metri e dieci e dal peso di 25 chili. La legge oggi parla chiaro: non si possono aerodisperdere prodotti come i fitofarmaci, in base ad una legge del ‘74 che li vietava però quando venivano irrorati dall’elicottero, ma si possono invece usare sostanze come appunto il Bacillus Turigensis perché sono catalogati nella categoria “lotta biologica integrata”.

Ovviamente, gli agricoltori sperano che la Regione riveda il divieto (tocca a lei ritoccarlo o annullarlo) perché fanno notare che le tecnologie odierna sono radicalmente cambiate: il nostro drone presentato questa mattina ha otto eliche che misurano 70 centimetri l’una e che quindi garantiscono una dispersione ben contenuta, anzi quasi nulla, del prodotto rispetto all’area da trattare.

Andrea Vecco (a sinistra) e Maurizio Gennaro

TEST MARTEDI’ 28 ALLA GRANGIA DI MONTARUCCO

Gli ingegneri del Politecnico di Torino che, dopo una dozzina di anni di lavoro, hanno creato  nel 2015 la stuart up PBK dall’incubatore IP3 del Poli stesso sono Carlo Ferro (che all’epoca era dottorando al Poli), Roberto Grassi (allora assegnista di ricerca) e il loro “general manager” Antonio Carlin, allora e oggi docente. Alla presentazione del super drone al “Marilla Rigazio” c’erano Carlin e Grassi. E, con loro, oltre al presidente dell’Aeroclub Marcello Genaro, l’imprenditore risicolo Andrea Vecco, che conduce la storica Grangia di Montarucco: proprio lì martedì 28 luglio il drone verrà ulteriormente testato per l’utilizzo in agricoltura: un primo test era già stato compiuto all’istituto agrario”Luparia” di san Martino di Rosignano, un secondo nella tenuta agricola di Valenza Luciano Ponti, che è un paracadutista del “Marilla Rigazio”. Il test del 28 è molto importante perché Vecco – studi in agraria e in giurisprudenza e un’importante esperienza nell’Arma dei carabinieri -, non solo è uno degli agricoltori più all’avanguardia nell’uso delle nuove tecnologie in risaia, ma è pure uno dei massimi esperti di droni (ovviamente di droni tradizionali) della provincia per non dire del Piemonte.

IL VOLO IDEALE: DUE METRI SOPRA LE PIANTINE DI RISO

Il Sapr che verrà provato nella sua grande  Grangia, per poi diventare il precursore della “flotta” auspicata dagli ingegneri che hanno creato PBK, deve essere pilotato da qualcuno in possesso di un brevetto speciale ad hoc perché un conto è manovrare un drone classico utilizzato per scattare foto oppure impiegato nell’edilizia civile: altro conto far funzionare questa macchina pesante e ibrida in grado (secondo gli ideatori) di spargere prodotti mirando esattamente la richiesta, pianticella per pianticella. Roberto Grassi ha appunto  ricordato che il drone agricolo volerà a bassissima quota (due metri sopra le pianticelle da trattare) e che sarà in grado di irrorare il prodotto desiderato con un tasso di dispersione insignificante. Ecco perché la prova di Montarucco sarà significativa: tra l’altro è stato invitato a prendervi parte, per dare preziosi suggerimenti tecnici, il campione di volo con l’elicottero Sebastiano Gabutta.

L’ingegner Carlin illustra la sua “creazione”

AUTONOMIA IMPORTANTE: NON DEVE RICARICARE LE BATTERIE

Il problema degli elicotteri era appunto l’enorme dispersione che si creava sotto la grande elica, al punto che, come è stato detto oggi, talvolta si trovavano tracce dio fitofarmaci usati in risaia che nei vigneti. Ma oggi la tecnologia ha cambiato tutto, e risicoltori illuminati come Vecco sperano in un futuro non lontano di poter lavorare con i droni al posto dei trattori. “La barra irroratrice che usiamo adesso in risaia – spiega – ci rovina spesso gran parte della colture, mentre il drone non tocca la superficie. Nel test di martedì prossimo a Montarucco, la differenza sarà evidente”.

I creatori della start up torinese stanno perfezionando a poco a poco il loro drone, anche con la Tecpool di Casale che di volta in volta apporta importanti ritocchi al piccolo motore, ad esempio, ultimamente, sulla ventola. A differenza dei droni normali questa macchina multiruolo ha un’autonomia ben maggiore perché non ha bisogno di ricaricare le batterie: deve solo fare la classica benzina e può subito rimettersi in moto, mentre i droni tradizionali riescono a lavorare per circa mezz’ora, poi devono fermarsi per la ricarica. E, a proposito di carburante, già Grassi & C. sono al lavoro per utilizzare in un prossimo futuro non più la benzina, ma il bioetanolo.

VERCELLI HA GIA’ UNA SCUOLA PILOTI E ISTRUTTORI DI ALTO LIVELLO

L’auspicio che “Drone made in Piemonte” – così si chiama il progetto della PBK – diventi presto attuabile già intriga molti agricoltori, non solo nell’ambito risicolo, e alcuni Comuni l’hanno già sposato, ad esempio Casale, Ticineto e Santena (questa mattina a Vercelli c’era il vice sindaco Roberto Ghio)- E la Regione – rappresentata questa mattina dall’addetto stampa dell’assessorato all’Agricoltura, Gianluca Ferrise – sta studiando un modo per rivedere la norma sul divieto all’utilizzo di aerodisperdere gran parte dei prodotti utilizzati in agricoltura.

Ma già si stanno formando istruttori per questi nuovi droni, cui Roberto Grassi fornisce tutte le informazioni dispensabili, ricevendo a sua volta consigli utili per migliorare il velivolo (a Vercelli ad esempio glieli dà l’istruttore Matteo De Ambrogio con il comandante Giorgio Longo, capo istruttore della scuola di volo). Il rapporto che si è venuto ad instaurare tra gli inventori di PBK e l’aeroclub vercellese potrebbe essere foriero di importanti novità per Vercelli, ad esempio quella di diventare la città che lancerà a livello piemontese, se non italiano, l’uso dei droni per l’agricoltura. Potrà farlo perché già la sua scuola per piloti e istruttori di droni è ben avviata e molto frequentata. Certo, un sedicenne che si avvicina adesso alla scuola per droni pensa soprattutto alle foto aree, non certo a manovrare un apparecchio per fargli spandere sostanze antizanzare o, un domani, i fitofarmaci. Ma questa potrebbe anche diventare una specializzazione importante da non trascurare in ottica professionale.

 

ENRICO DE MARIA

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