Donna aggredita e picchiata da un connazionale perché lesbica

La denuncia arriva da Arcigay Rainbow Vercelli Valsesia, e tratta di una aggressione subita da parte di una donna, picchiata da un connazionale che l’avrebbe seguita fuori dalla stazione di Novara, dopo che lei aveva respinto le sue avances.

La donna aveva detto all’uomo di essere lesbica e ciò avrebbe scatenato la violenza dell’aggressore. 

 

In una nota giunta alle redazioni è Arcigay Rainbow Vercelli Valsesia a sollevare il caso, scrivendo: “Due giorni fa all’uscita della stazione di Novara, intorno alle ore 18, una nostra iscritta nigeriana è stata aggredita da un connazionale, tale Solomon. La ragazza, il cui soprannome è Jen, aveva conosciuto il suo aggressore in precedenza e fin da subito, in seguito ad alcune prime avances, aveva chiarito di non essere interessata alla compagnia di uomini e di essere lesbica.

All’uscita della stazione, Jen ha cercato di evitare Solomon, che però l’ha seguita e per l’ennesima volta le ha insistentemente chiesto di uscire, non accettando un ulteriore rifiuto.

A quel punto Solomon le avrebbe indirizzato con rabbia frasi del tipo “nel nostro Paese queste cose non sono ammesse” ma Jen è stata nuovamente molto chiara rispondendo “ora sono in Italia, sono libera”.

Dopo aver continuato a insultarla, dicendole “sei una vergogna!”, l’uomo è poi arrivato ad aggredirla colpendola al volto e minacciandola di morte”.

Arcigay prosegue: “Mentre Solomon la picchiava un capannello di italiani che osservavano la scena non hanno mosso un dito, neanche per chiamare le forze dell’ordine. Jen è riuscita a telefonare a Junior, un suo amico, collega di lavoro e nostro iscritto anche lui, il quale ha chiamato un’ambulanza. Tre giorni di prognosi. Ieri Jen si è recata in Questura per sporgere denuncia, spera che la giustizia faccia il suo corso, e che quella italiana funzioni meglio di quella in Nigeria. Jen ora è spaventata, dopo tutto quello che ha passato crede di non poter essere al sicuro neanche in Italia. Ha passato così tanti anni a nascondersi e a vergognarsi di essere lesbica che non vuole ripiombare la propria vita nell’invisibilità e nella paura. Ci ha chiesto di parlarne pubblicamente, perché è una donna, nera e lesbica e sa quanto può essere difficile reagire per tante donne come lei: vuole diffondere la sua storia per dare coraggio a chi non riesce a denunciare un’aggressione. Chiediamo a gran voce una legge contro l’omotransfobia perché questi atti succedono ogni giorno e dobbiamo smettere di credere che sia normale”. 

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