Domani in Sant’Antonio tre messe con la benedizione degli animali domestici

Nela foto di Renato Greppi una delle celebrazioni degli anni precedenti

Vercelli – Domani, venerdì 17 gennaio, nella chiesa di S. Antonio Abate di via Sant’Antonio,  si celebra la Festa di S. Antonio, il grande asceta del deserto e padre dei monaci.
Nella ricorrenza del Patrono degli animali domestici anche quest’anno l’0minima Confraternita, guidata dal priore Giulio Pretti, organizza, alle 9 avrà luogo la celebrazione della messa del mattino durante la quale avrà luogo la “benedizione del pane”; alle 11 sarà poi celebrata la messa solenne presieduta da mons. Giuseppe Cavallone, alla presenza delle autorità e con la partecipazione del coro delle Scuole Cristiane. La messa serale sarà infine celebrata alle 17. La benedizione degli animali sarà impartita al termine di tutte le celebrazioni della giornata, insieme con la distribuzione del pane benedetto

Sono centinaia i vercellesi che ogni anno portato i loro animali domestici (cani, gatti, criceti, conigli, volatili) alla benedizione, rinnovando dunque una tradizione antichissima.

Antonio abate è uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. Nato a Coma, nel cuore dell’Egitto, intorno al 250, a vent’anni abbandonò ogni cosa per vivere dapprima in una plaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più di 80 anni: morì, infatti, ultracentenario nel 356. Successivamente il Papa accordò agli Antoniani il privilegio di allevare maiali per uso proprio e a spese della comunità, per cui i porcellini potevano circolare liberamente fra cortili e strade; nessuno li toccava se portavano una campanella di riconoscimento.
Il loro grasso veniva usato per curare l’ergotismo, che venne chiamato “il male di s. Antonio” e poi “fuoco di s. Antonio”. Per questo motivo, nella religiosità popolare, il maiale cominciò ad essere associato al grande eremita egiziano, poi considerato il santo patrono dei maiali e per estensione di tutti gli animali domestici e della stalla. 

S. Antonio Abate è anche il patrono di quanti lavorano con il fuoco, come i pompieri, perché guariva da quel fuoco metaforico che era l’herpes zoster. Ancora oggi il 17 gennaio, specie nei paesi agricoli e nelle cascine, si usano accendere i cosiddetti “focarazzi” o “ceppi” o “falò di sant’Antonio”, che avevano una funzione purificatrice e fecondatrice, come tutti i fuochi che segnavano il passaggio dall’inverno all’imminente primavera.

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