DIVERGENZE ‘96 – Quello schiaffo e i carabinieri troppo zelanti

 

Vercelli 1984: Durante il primo processo a mamma Ebe, alcuni genitori cercano, anche con decisione,  all’interno del Tribunale di Vercelli (dove poi la sedicente santona verrà condannata a dieci anni di carcere), di riportare alla ragione  i loro giovani figli – soggiogati da Gigliola Giorgini e dal suo clan di veri e falsi religiosi -, quando di non riportarli tout court a casa.

In senso stretto e zelante, sarebbe un reato perché quei giovani sedotti dalla fondatrice della sedicente Congregazione “Le opere di Gesù Misericordioso” sono maggiorenni. Ma i carabinieri, guidati dall’indimenticabile maresciallo Cesare Gallo e con l’approvazione tacita degli stessi magistrati, non intervengono. E così molti adepti, pur controvoglia, vengono ricondotti nelle abitazioni e, a poco a poco, si convincono, anche con l’aiuto della famiglia e degli psicologi,  di averla rischiata grossa e di essere stati fortunati ad avere genitori così.

Cattolica 2018: Un esercente viene invitato in caserma a riprendersi il figlio quindicenne che era stato sorpreso a fumare uno spinello. Il genitore, istintivamente, molla un ceffone al figlio, e i carabinieri lo denunciano per abuso di metodi di correzione, ai sensi dell’articolo 571 del codice penale, anche se lo schiaffo non aveva provocato nulla di serio al ragazzo (semplicemente la guancia arrossata) e che, quindi, anche secondo la Cassazione, in casi come questi non si configura alcun tipo di reato.

Io sto assolutamente con i carabinieri dell’’84.

Enrico De Maria

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