Da oggi uno strumento in più contro la violenza sulle donne: lo sportello Cuav

Da questa mattina, la città può vantare un servizio che dà un aiuto concreto a uomini che hanno compiuto atti di violenza nei confronti delle donne affinché comprendano a fondo la gravità della loro azione e modifichino i loro modelli di comportamento, senza ricaderci. In piazza Municipio 1, alla presenza delle massime autorità provinciali e cittadine,  con l’Ordine degli avvocati, è stato inaugurato lo sportello CUAV (acronimo di Centro Uomini Autori di Violenza) attivato dal settore Politiche Sociali unitamente al Sispse di Torino, associazione con riconosciuta esperienza circa il trattamento di episodi di violenza.

Lo sportello sarà attivo due giorni alla settimana (lunedì e mercoledì dalle 13,30 alle 19,30) con accesso libero o su appuntamento (telefono 331-5602861).

Il personale in servizio al CUAV attuerà programmi rivolti a chi ha commesso violenza domestica, sessuale e di genere, per incoraggiarli ad adottare comportamenti non violenti nelle relazioni interpersonali, a modificare i modelli comportamentali violenti al fine di non ricadere negli stessi reati. Un obbiettivo della struttura è aiutare questi uomini ad assumersi le proprie responsabilità e riconoscere il disvalore della violenza in quanto modalità relazionale e di risoluzione del conflitto.

Per perseguire questi obiettivi il CUAV di Vercelli garantisce un colloquio di valutazione, la presa in carico con l’attivazione di percorsi individuali e di gruppo e la valutazione del rischio.

Lo sportello può vantare un gruppo di professionisti (uomini e donne) specificatamente formati. L’équipe è formata in relazione alla diverse situazioni da gestire, da uno psicoterapeuta con formazione specifica nella violenza di genere e da altre figure come educatori professionali, assistenti sociali, mediatori interculturali e linguistici, avvocati, criminologi e psichiatri.

Dunque un ulteriore strumento importante per affrontare un tema di importanza enorme nella vita quotidiana e di cui ancora troppo spesso si parla, drammaticamente, quando la situazione è ormai  irreparabile.