Cota: “questa Regione è immobile da 4 anni”

Roberto Cota, l’ex governatore del Piemonte, è un uomo di quelli che, per un verso o per l’altro, fanno discutere. Sia i suoi detrattori, sia chi pensa che abbia ancora, tutto sommato, delle cartucce da sparare.
Ai margini della nuova Lega (senza Nord), lepenista e salviniana – forse senza neanche sapere bene il perché – Cota rimane innamorato della politica. Una passione ancora viva, per uno come lui, già giovane deputato e capogruppo alla Camera alla soglia dei trent’anni, giovane Presidente del Consiglio Regionale e poi Governatore. Una passione che pulsa e che non accenna a placarsi nell’oggi neanche cinquantenne avvocato novarese. Eppure, solo fino a qualche anno fa, la sua carriera pareva inequivocabilmente in ascesa. Ma le polveri si sono improvvisamente bagnate, i meccanismi, in una Lega che ha vissuto in questi anni la più grande mutazione, si sono inceppati e le divergenze, tra chi ha il cuore che batte a rintocchi federalisti e chi invece pensa al partito nazione, hanno avuto la meglio. Nemmeno l’essere sopravvissuto al terremoto giudiziario che travolse la sua giunta, dal quale è uscito con una assoluzione totale, ha generato per lui un credito, una chance di rentrée. Cota, leghista moderato da sempre, ha descritto quei momenti e l’assoluzione come un percorso dal quale è “uscito bene, così come sono usciti gli altri che erano componenti del gruppo della Lega. È stato affermato un principio: nessuno aveva commesso illeciti penali”. Lui si descrive pensando a quegli anni come “oggetto di una campagna mediatica e politica che era volta soprattutto a impedire il progetto che stavo realizzando. L’assoluzione ha dimostrato che è stata una campagna ingiusta”.

Già, intanto però… oggi Cota fa l’avvocato. Un po’ come il suo collega, anche lui ormai ex governatore, Roberto Maroni. Ma a stuzzicarlo, sulla politica della Regione attuale e della Lega, si traggono spunti interessanti.

Lo contattiamo una mattina, al telefono, mentre è in treno, diretto verso un’udienza in tribunale. Iniziamo con una domanda… leggera, tanto per togliersi subito il dente.

Cosa la delude di più di questa divergenza d’idee che è palese nella sua Lega?
“Guardi, si tratta di una visione diversa su alcuni argomenti. Per quanto mi riguarda penso di non aver mai detto nulla fuori luogo. I miei valori, ciò che penso, li conoscono tutti. I miei interventi pubblici sono visibili da chiunque. Non uso i social per mandare messaggi o fare polemiche, non ho innescato strani dibattitti. Insomma ho la coscienza a posto. Poi ho le mie idee, sui vantaggi del federalismo, sulla creazione di aggregazioni macro regionali in aree omogenee, che possano avere più autonomia in determinati ambiti. Ho le mie idee e credo che vadano valutate e rispettate”.

Accantonato il discorso delle elezioni politiche, in cui forse pensava di poter dire la sua, ripensiamo un momento al Cota come ex Governatore. Quale pensa sia stato il peggior errore dell’attuale gestione della Regione guidata dal PD?
“È molto semplice, chiaro a tutti: l’immobilismo. Chiamparino è rimasto immobile per quasi quattro anni, fino a oggi. Non ha fatto nulla di particolarmente rilevante. Non ha tracciato strade o dato input. Non ha fatto politica di sviluppo. Solo ora cerca di recuperare in qualche modo. E lo fa sfruttando progetti che erano della mia Giunta. Oggi, in pratica, in Piemonte ripartiamo da dove ci eravamo fermati dopo il mio governo. Abbiamo solo perso quattro anni. Un esempio? In Sanità i progetti dei grandi ospedali a Torino e Novara sono essenzialmente gli stessi fatti da noi, solo oggi si prova a mettere i soldi. La messa in rete degli ospedali è la stessa che avevamo pensato noi. Nei Trasporti? Io ho inaugurato la nuova stazione di Porta Susa e realizzato il progetto di trasporto integrato, questa Regione invece cosa ha fatto?”.

Allora, vien da chiedere, quali potrebbero essere i campi in cui una futura Regione debba spendersi per migliorare la vita dei piemontesi?
“Beh, direi subito due cose. La prima è che va messo in chiaro che la Regione ha competenze specifiche in alcuni campi. E su quelli ci si deve concentrare. La sanità, i trasporti, il sostegno al patrimonio delle aziende e al tessuto produttivo. È necessario intervenire in questi campi, pensare a progetti specifici per le attività produttive. Poi, sarebbe opportuno un vero impulso politico. Il mettersi in gioco su scelte strategiche di lungo respiro. Ragionare in ottica di sviluppo urbano pensando alla realizzazione della macro area urbana-industriale Milano – Torino – Milano. Una zona che, di fatto, è già come una grande area metropolitana e può essere un’eccellenza a livello mondiale. Questo è il vero futuro. Un progetto che può essere agganciato all’autonomia di competenze speciali per una macroregione tra Piemonte e Lombardia con caratteristiche produttive, economiche e anche turistiche uniche. È una delle aree più produttive del Paese, già collegata da infrastrutture di trasporto che la rendono simile a una metropoli di calibro mondiale, che può avere un senso anche nel collegamento ligure per il fondamentale sbocco portuale. Un progetto strategico che può cambiare le sorti del nostro territorio. Ora Chiamparino si scopre autonomista. Per carità, io rispetto le idee di tutti. Diciamo che sono attento e osservo”.

Ok, torniamo per un momento alla politica nazionale. Secondo lei chi vincerà le elezioni?
“Sono convinto che le vincerà il centrodestra. Il Movimento Cinque Stelle magari farà anche un ottimo risultato di partito, ma la coalizione di centrodestra con le straordinarie doti di recupero e l’impegno che sa mettere in campo Berlusconi ha ottime possibilità”.

Quindi vede in arrivo un Governo di centrodestra?
“Ne sono convinto”.

Cosa pensa, invece, del candidato presidente della Lombardia Attilio Fontana?
“Conosco Attilio Fontana da anni, è una persona equilibrata, capace, affidabile a cui dare fiducia. Credo che le polemiche attorno alla sua figura siano, ancora una volta, solo strumentali”.

In conclusione: e Roberto Cota? Cosa farà Cota nei prossimi mesi?
“È semplice, farò l’avvocato – lo dice accompagnando la frase con una risata ironica -. Farò l’avvocato e spero di avere tanti clienti…”

 

l.a.

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