Il 17 aprile 2020, accompagnato dal segretario dei medici di famiglia vercellesi Gianni Scarrone e scortato dalle Voloire della “Scalise”, Carlo Olmo si recò a portare le allora salvifiche e introvabili mascherine Ffp2 a Bergamo, definito dal vescovo della città orobica “Il Golgota d’Italia”.
Domani, due anni e pochi giorni dopo, ci sarà un altro “Golgota” ad attendere il Lupo Bianco ed i volontari che lo accompagnano nella sua terza missione “per” l’Ucraina nonché la prima “in” Ucraina: infatti Olmo, dopo una tappa a Kiev, e prima di arrivare a Kmelnitzh, passerà da Bucha, la cittadina delle brutalità innominabili degli invasori, la cittadina delle fosse comuni.

Già provato da ciò che ha visto oggi in un ospedale militare, ma anche sollevato per essere riuscito a portare aiuti ad alcuni ragazzi disabili a Vinnitsya, Olmo domani sosterà su una delle fosse comuni di Bucha, dove un sacerdote greco ortodosso lo accompagnerà a conficcare una piantina su una fossa comune. Un gesto emblematico di forte impatto, se si pensa a che cosa è accaduto lì solo poche settimane fa.
Pensiamo di non andare tanto lontano dal vero nell’affermare che Olmo e gli altri volontari che lo seguono in questa missione siano i primi vercellesi a visitare direttamente le città ucraine massacrate e poi abbandonate dall’esercito di Putin.
Consegnati gli aiuti (alimenti e medicinali), il pullman vercellese uscirà quindi dall’Ucraina passando dal confine polacco.





