Il Consiglio comunale parte con 13 presenti, l’opposizione ricorrerà al Tar, ma saltano le surroghe

Vercelli – Come era ampiamente prevedibile la maggioranza di Maura Forte ha aperto il Consiglio comunale di stasera, quello delle famose surroghe dei quattro consiglieri comunali dimissionari (Massa, Comella, Tosi e Capra) con la presenza di 12 consiglieri più il Sindaco (13 in tutto), facendo leva sul parere del Ministero e di uno dell’Anci che sostiene la tesi del numero legale a 11 (cioè un terzo dei consiglieri) anziché 14 come da Regolamento. Numero a 11 descritto anche dallo Statuto della Città di Vercelli, che prevede appunto almeno un terzo degli eletti.

 

Il colpo di scena vero, però, si è avuto durante le votazioni per le sostituzioni dei consiglieri perduti, perché mancando all’appello nella maggioranza Manuela Naso – e bisognerà vedere che cosa comporterà questo gesto -, oltre a Stefano Pasquino e a Luca Simonetti nella minoranza, entrambi all’estero in questi giorni,  i voti dell’opposizione, che si è dichiarata contraria alle surroghe per protesta contro la decisione di iniziare con meno di 14 consiglieri, hanno sempre pareggiato quelli della maggioranza, 13 a 13, impedendo di fatto che le surroghe venissero approvate. Così, nonostante il Consiglio per la prima volta sia partito con un numero legale più basso di quello descritto dal regolamento, la seduta di fatto è stata inutile per la maggioranza, che si ritrova, per ora, sempre senza i quattro consiglieri surrogati. Non sono riusciti a entrare quindi Massimo Bignardi, al posto di Maria Pia Massa, Carlo Truffa, al posto di Giorgio Comella, Francesca Tini Brunozzi, al posto di Giordano Tosi, e Walter Manzini al posto di Donatella Capra. Un’ennesima débâcle per questa maggioranza, ben descritta dalle espressioni tempestose del viso del sindaco Forte. La maggioranza comunque ci riproverà: le surroghe dei quattro consiglieri possono essere riproposte anche all’infinito: ma il Consiglio del Bilancio incombe, e per il sindaco è allarme rosso.

L’altra novità di questa sera sono state le dimissioni annunciate in aula, che saranno rese concrete da venerdì, di Michele Gaietta dalla presidenza del Consiglio, ma non da consigliere.

La seduta di stasera è stata aperta, quindi, dal presidente Gaietta che subito ha rinunciato a presiedere dicendo “ spiegherò poi i motivi”. Alla presidenza è andato cosi Caradonna, consigliere anziano, mancando Manuela Naso.

Il segretario Pavia, a inizio seduta, fatto notare poi che: “Per il numero legale, come già detto, personalmente ritengo che il numero sia di 14 consiglieri. Ma il Ministero degli Interni ha fatto pervenire due pareri, dove ribadisce che, in caso di contrasto tra statuto e regolamento deve prevalere la norma più generale, quindi quella che prevede che il quorum sia di un terzo, quindi di 11 consiglieri. Oggi è pervenuto un altro parere dell’Anci regionale, che sostiene la stessa tesi del Ministero”.

A queste parole si è scatenata l’opposizione la quale, poco prima, alle 19, aveva anche fatto una conferenza stampa in cui annunciava di essere pronta e compatta per un ricorso al Tar nel caso in cui il Consiglio fosse stato aperto con soli 13 presenti. In Aula il consigliere Randazzo ha detto: “Sono qua per essere sicuro che voi della maggioranza siate consci di essere in dolo quando verrete chiamati a rispondere di atti e delibere. Vorrei sapere perché non viene presa in considerazione la norma della sussidiarietà…”.

Per l’opposizione, come detto, il ricorso al Tar è già pronto. Mancavano solo le firme di tutti i consiglieri di SiAmo Vercelli, Forza Italia, Vercelli Amica, Lega Nord e Movimento 5 Stelle che sarebbe state inchiostrate qualora la maggioranza avesse tentato lo strappo del Consiglio aperto con i 13 consiglieri, come poi è stato.

 

“Se aprono il consiglio con 13 presenti si tratta di un golpe” aveva detto in conferenza stampa Enrico De Maria, di Vercelli Amica. Maurizio Randazzo, che con gli altri capigruppo di minoranza aveva anche protocollato una richiesta di parere scritto da parte del segretario comunale proprio sul numero legale, aveva aggiunto: “Ci basiamo sulla giurisprudenza e sulle innumerevoli sentenze emesse in materia. Il problema non riguarda solo il sindaco, la giunta o il segretario comunale. Se il Tar ci darà ragione, annullando la validità della delibera consigliare di questa sera e tutti gli atti conseguenti, anche i consiglieri comunali verranno chiamati a rispondere, con i loro averi, degli eventuali danni erariali”.

 

“L’assurdità della scelta di aprire a 11 – aveva aggiunto ancora Massimo Materi, di Forza Italia – è dimostrata dal fatto che il presidente del consiglio arriverà dimissionario e che Manuela Naso, consigliera anziana, non vorrà aprire la seduta e lascerà l’incombenza, con le relative responsabilità, a Emanuele Caradonna”. Gianluca Zanoni di SiAmo Vercelli aveva ricordato infine “che tutto questo accade solo per surrogare quattro consiglieri che si sono dimessi perché hanno decretato finita l’esperienza amministrativa. Se questa sera anche Gaietta getterà la spugna sarà l’ennesimo segnale di fallimento. Il sindaco ne prenda atto e tragga le conseguenze del caso”.

 

La maggioranza ha dunque dato seguito al Consiglio per le surroghe dei dimissionari anche se a casua del suo svolgimento si profilano ulteriori mesi di polemiche e, stavolta, anche di carte bollate per il ricorso al Tar che verrà avviato. Consiglio che però non ha fruttato alla stessa maggioranza l’intento che avrebbe dovuto. Anche se, le famose surroghe potranno essere ripetute in un nuovo Consiglio che potrà essere convocato nei prossimi giorni.

Per le dimissioni di Gaietta, di cui abbiamo detto, lui stesso ha sottolineato che si tratta di un atto da mettere in relazione alla sua carica di segretario del Pd: “Si tratta di coerenza rispetto a quanto avevo detto quando sono diventato segretario cittadino del Pd, cioè che avrei mantenuto i due incarichi fino al momento in cui la tensione tra i due non sarebbe stata troppo elevata. Ho cercato di onorare l’incarico, ma la crescente conflittualità che si è instaurata ha reso, in questi ultimi tempi, difficoltoso lo svolgimento dei lavori”.

Che farà ora la sindaca Maura Forte che si trova senza surroghe, con il presidente del Consiglio da sostituire, come se non fossero bastati 11 assessori cambiati in 4 anni, e con davanti un percorso lastricato di conflitti legali con l’opposizione?

l.a.

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