DIVERGENZE 84 – Non fate perdere tempo ai giudici

Bergamo, 05/11/2003 TRIBUNALE DI BERGAMO. ©Roby Bettolini

Nei programmi elettorali dei partiti per il 4 marzo, oltre ad una serie esilarante di promesse che sarà impossibile mantenere, ci sono anche proposte serie e pienamente condivisibili, ad esempio sul tema della giustizia: la certezza della pena e la riduzione dei tempi delle cause, penali e civili.

La prima è un’aspirazione comune a tutti i cittadini di buonsenso che, tramite i partiti che intendono perseguirla, si appellano ai magistrati a loro volta di buonsenso.

Sulla seconda, c’è da osservare che troppo spesso in Italia si abusa del ricorso alla magistratura, ordinaria e amministrativa per mere banalità. Due recenti esempi riguardano il mondo della scuola. E sono quelli della maestra che scriveva “squola” e “sciaquone” e che, messa giustamente alla porta dal ministero dell’Istruzione, invano si è rivolta al giudice del lavoro per riottenere la sua cattedra; la seconda, quella dei genitori del ragazzino siciliano che, promosso in terza media “solo” con la media del 9 si erano rivolti al Tar per ottenere “giustizia”, cioè il 10. Anche in questo caso, il ricorso è stato respinto: ma non avrebbe dovuto nemmeno essere presentato.
Ecco che cosa ha infatti scritto il Tar per motivare il “no”: “Lo studente era stato ammesso con il voto di 9/10 e aveva conseguito i seguenti punteggi: 10/10 nella prova d’italiano; 10/10 nella prova di matematica; 8/10 nella prova di francese; 8/10 nella prova d’inglese; 9/10 nel colloquio pluridisciplinare”. Dunque, bastava una calcolatrice, senza impegnare carte bollate e giudici.

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