Con Kuropaczewski altra serata storica per la chitarra al “Borgogna”

Ad un mese esatto di distanza (sabato 8 febbraio-sabato 8 marzo) la Sala del Polittico del Museo Borgogna ha ospitato coloro che, oggi, si possono ritene i due migliori chitarristi  classici del mondo: prima, il francese Thibaut Garcia, poi, l’altra sera, il polacco Lukasz Kuropaczewski.

La bellissima sala della Pinacoteca ha fatto registrare in entrambe le circostanze il tutto esaurito, perché entrambi i musicisti vantano nel mondo migliaia di fans, che li seguono puntualmente su YouTube e dunque il passaparola è stato così efficace che le prenotazioni dei posti per il recital di Kuropaczewski erano già esaurite mercoledì mattina; per contenere tutta la gente che avrebbe voluto esserci sarebbero state necessarie almeno due sale analoghe: merito della fama del chitarrista, ma anche del trascinamento prodotto dal  concerto precedente. 

Ascoltando Garcia, i tanti chitarristi presenti del Conservatorio “Cantelli” di Novara, si erano guardati negli occhi cogliendo, nei rispettivi sguardi incrociati, lo stesso stupore del visitatore che per la prima volta entra nel Prado e vede “Las Meninas” di Velazquez, dopo aver girato per pinacoteche pure rinomate e con quadri importanti. Perché tu puoi aver ammirato e amato tele anche di esorbitante bellezza, ma “Las Meninas”  è un quadro unico, visto il quale puoi girare il mondo e cercare qualcosa di analogo solo al MoMA di New York, di fronte alle “Demoiselle d’Avignon” di Picasso.  Opere diversissime, ma unite dalla missione di aver cambiato il modo di vedere l’opera d’arte. 

Senza nulla togliere al valore dei due chitarristi che avevano preceduto Garcia nella seconda edizione del “Legno che canta”, e cioè l’ucraino Marko Topchii e il russo Dimitri Illarionov, il recital del trentenne di Tolosa era stato una sorta di teofania musicale per tutti i presenti.

Cosa che si è ripetuta sabato sera. Diversissimo dal suo più giovane collega francese, anche Kuropaczewski è riuscito ad andare oltre la gabbia dello strumento, che spesso intrappola anche i più grandi virtuosi, producendo “solo” musica, grazie al modo di assecondare la chitarra, senza mai aggredirla, anche nei momenti più carnali.

Un concerto per il quale non potremmo che trovare in modo del tutto esplicito e calzante l’aggettivo “garciano”. Kuropaczewski è stato coinvolgente e perfetto in tutto il programma, ma soprattutto nella “Suite in modo polonico” del suo connazionale Alexander Tansman, resa in modo sensazionale. E poi l’ammirata commozione di aver ascoltato “Contemplatio in Caligine” come meglio non si sarebbe potuto suonare, facendone sgorgare prodigiosamente anche i silenzi racchiusi (e importanti come le note) nell’opera dell’autore. Un’osservazione, quest’ultima, colta acutamente da un altro ex allievo di Gilardino, Marco Mattiuzzi. In sala c’era anche, ammirato ed emozionato, il dedicatario del brano, il chitarrista e violoncellista del Piccolo di Milano Leonardo Cipriani.

Un solo bis, il collaudatissimo “Asturias” di Isaac Albeniz, cavallo di battaglia anche di Segovia, scritto originariamente per pianoforte. Ma i suoi “gagliardi accordi strappati” come annotava Gilardino stesso “trovano nella realizzazione chitarristica un effetto più convincente di quello che risulta nell’esecuzione dei pianisti”. E Kuropaczewski è stato più che convincente.

Alla fine, non si parlava d’altro che del confronto indiretto con Garcia. È più bello “Las Meninias” oppure “Les demoiselles d’Avignon”? Io non saprei rispondere se non così: “Ringrazio il buon Dio che ha concesso a due geni di crearli tutti e due”.

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3 Commenti

  1. Ora che tutti gli assenti
    sanno cosa si son persi
    non rimane loro
    che un”unica, sola possibilità
    ma devono raddoppiare “la posta”
    e porre tutte le fiches sul prado ..

    .. sperando di esserci
    quando K si esibirà, per i pochi presenti
    nella sala dov’è esposta “Las Meninas”.

  2. .. dopo i primi estatici momenti
    sopravverrebbe il caos,
    tutti i personaggi
    prenderebbero corpo,
    uscendo da mondo dell’autore
    (del dipinto)
    Il concerto s’interromperebbe
    nella fuga generale

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