Cinema. Polanski ha 12 nomination: si dimette l’intero direttivo dei César, gli “oscar francesi”

 

Roman Polanski, classe 1933, è un regista polacco famoso tanto per il suo cinema (ricordiamo pezzi di storia come Rosemary’s Baby, Chinatown, Il Pianista) quanto per la sua travagliata vita: fugge da Cracovia durante la persecuzione ebrea, nel ’69 viene assassinata sua moglie Sharon Tate, all’ottavo mese di gravidanza, da parte della setta di Charles Manson e nel ’77 è accusato di violenza sessuale ai danni dell’allora tredicenne Samantha Geimer, modella, fatto avvenuto nella villa di Jack Nicholson. Il giudice riconobbe, con un sentenza, che non ci fu violenza ma “solo” il fatto che Polanski approfittò di una minorenne. A Polanski fu prescritta ai sensi di legge una perizia psichiatrica del reo, per la quale fu mandato per 90 giorni in una prigione di Stato californiana. Di questi ne scontò 42, venne rilasciato anticipatamente e poi fuggì dagli Stati Uniti, evitando da quel momento ogni paese dove da allora rischia l’estradizione, nonostante il reato sia caduto in prescrizione secondo la legge polacca e che la Geimer, presunta vittima, abbia dichiarato di non avere risentimenti nei confronti del regista, desiderando che il caso venga chiuso ed archiviato definitivamente. Polanski oggi ha cittadinanza francese e non può essere estradato dalla Francia agli Stati Uniti.

 

Le polemiche su di lui non si sono mai sopite. Il perbenismo e soprattutto il vento mordace del “MeToo”, esploso negli ultimi tempi a seguito del caso Weinstein, hanno fatto sì che l’Academy Awards escludesse Polanski dalla corsa agli Oscar con il suo ultimo film “L’Ufficiale e la Spia”, che racconta delle indagini del tenente colonnello Georges Picquart volte a far luce sul cosiddetto “affare Dreyfus”. Polanski è un personaggio che continua a dividere: è di qualche ora infatti la notizia che l’intera direzione dei César (gli Oscar Francesi) s’è dimessa collettivamente a un soffio dall’inizio della cerimonia di premiazione, che sarà il 28 febbraio, in polemica contro le 12 nomination assegnate proprio a Polanski, reo del peccato commesso nel ’77.

 

“12 nomination ai Cesar per Roman Polanski. 12 come il numero delle vittime che l’hanno accusato di stupro” ha scritto un gruppo di femministe su Twitter, accusa, prontamente rigettata dal regista, ma firmando orgogliosamente con l’hashtag “#MeToo”.

 

Il produttore Alan Terzian, presidente della commissione francese, ha dichiarato: “Per onorare chi ha fatto cinema nel 2019, per ritrovare serenità e rendere una festa del cinema una celebrazione, il consiglio di amministrazione dell’Associazione per la promozione del cinema (Accademia delle arti e della tecnologia di Cinema) ha preso la decisione unanime di dimettersi. Queste dimissioni collettive consentiranno il completo rinnovamento della gestione” aggiungendo, poi, che la commissione terrà un’assemblea generale per eleggere nuovi membri dopo la cerimonia. Insomma, Polanski continua a incendiare polemiche suscitando posizioni radicalmente opposte e non solo per i suoi film.

 

 

 

 

 

Emanuele Olmo

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