Dopo la drammatica comunicazione di lunedì scorso, con l’annuncio della messa in cassa integrazione dei 130 lavoratori Cerutti che avevano trovato lavoro nella nuova Newco di Casale Monferrato (e ricordiamo gli altri 158 che sono già in cassa integrazione da giugno), oggi i sindacati di Vercelli e di Casale hanno incontrato, in videoconferenza, l’amministratore del nuovo Gruppo Cerutti, Marco Gandini, ed i curatori dell procedure fallimentari delle Officine Meccaniche Giovanni Cerutti e di Cerutti Packaging Equipmente, Salvatore Sanzo e Ignazio Arcuri, che erano accompagnati dall’avvocato Riva.
“In questo incontro – dice un comunicato stampa congiunto emesso poco fa da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm – è stato confermato che all’inizio della prossima settimana sarà comunicato alle organizzazioni sindacali il recesso dell’affitto di ramo di azienda che coinvolge i 130 lavoratori nello stabilimento di Casale Monferrato della nuova società a marchio Cerutti”.
Si tratta di un clamoroso dietrofront rispetto agli accordi “faticosi e dolorosi” che furono sottoscritti a tempo di record l’11 giugno scorso dalle due assemblee dei lavoratori convocate prima davanti allo stabilimento di Vercelli, poi a Casale Monferrato, per scongiurare il fallimento dell’azienda. Quel giorno si pensò che, anche grazie ad un stock di commesse importanti ancora da portare a termine, almeno la Newco avrebbe potuto ripartire con qualche prospettiva incoraggiante. Ma così non è stato. Oggi i sindacati, che hanno chiesto chiarimenti, si sono sentiti rispondere che, secondo i clienti, il nuovo Gruppo Cerutti non sarebbe “affidabile” e che le passività nell’esercizio di impresa andrebbero giustificate da “una proposta d’acquisto vincolante e con cifre congrue al mantenimento dell’attività”. Frase un po’ sibillina e criptica che i sindacati cercheranno di decodificare probabilmente già durante l’assemblea con i lavoratori e una conferenza stampa convocata per le 9 di martedì davanti allo stabilimento di Vercelli.

Resta il fatto che, dopo la conferma dell’annuncio-choc di lunedì, si riparte da capo, “ed i lavoratori – dice il comunicato dei sindacati – torneranno alla situazione iniziale, quella precedente l’accordo, con in mano l’ennesima delusione”. “Altri sacrifici in nome di quel marchio storico leader nel mercato – continuano i sindacati -, ma che sembrerebbe necessitare di un’operazione in discontinuità verso il passato perché legato ad una dirigenza non adeguata al mondo attuale. Forse questa la soluzione”.
Sindacati, amministratore e curatori fallimentari, sempre secondo quanto riportato dal comunicato sindacale, hanno quindi anche parlato della necessità di onorare l’accordo e di garantire l’incentivo per chi volesse abbandonare il lavoro (era stato fissato in 15 mila euro). Ma per farlo, secondo l’azienda, è necessario fermare le produzioni che creerebbero una perdita di esercizio non sostenibile, “e valutare nuove offerte”. E qui torniamo alla considerazione già fatta: ci sono già all’orizzonte proposte di acquisto “congrue”? Quelle che otto mesi fa non c’erano?
Infine il tema degli ammortizzatori sociali (quelli per i 158 lavoratori non inseriti nella Newco dovrebbero finire il mese prossimo): i sindacati intendono inoltrare una domanda di apertura al Ministero dello Sviluppo Economico, con l’assistenza del Ministero del lavoro: Sanzo e Arcui si sono detti disponibili ad appoggiare la domanda.
Ora, mentre prosegue il presidio dello stabilimento di Casale, c’è attesa per l’assemblea con conferenza stampa di martedì alle 9 davanti alla fabbrica di Vercelli, cui sono stati invitati il sindaco ed tutte le istituzioni del territorio.





