Caso Cerutti: incontro con i curatori fallimentari e la Bobst. I sindacati: impossibile farlo senza la garanzia della “Cassa”

La manifestazione di ieri davanti al Tribunale (foto Renato Greppi)

Dopo la manifestazione di ieri davanti al Tribunale, per richiedere la Cassa integrazione per i 200 dipendenti ex Cerutti, si prospetta una nuova tappa cruciale per il destino dei lavoratori: l’incontro, previsto per venerdì, con i curatori fallimentari e la multinazionale Bobst, che ha avanzato una manifestazione di interesse verso l’acquisizione delle tecnologie (ma non degli stabilimenti di Vercelli e di Casale, tra l’altro alla mercè in queste settimane dei ladri rame) della “Cerutti”.

Ma i sindacati ritengono che l’incontro non possa avvenire se, prima, non si sarà sbloccata la cassa integrazione per i duecento lavoratori interessati. Una richiesta più che fondata: durante il summit con Bobst e curatori fallimentari, l’azienda, che ha uno stabilimento importante a San Giorgio Monferrato e che è stata la storica rivale della Cerutti, potrebbe entrare nel merito dei “numeri” dei dipendenti da ricollocare, e ragionare si questi numeri senza, prima, sapere con certezza se la Cassa Covid verrà di nuovo applicata, e per quanto tempo, è francamente irragionevole, almeno da parte dei sindacati.

Per questa ragione, Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil prenderanno parte all’incontro, ma solo per chiedere di spostare la discussione ai tavoli ministeriali, a quello del Lavoro e dell’Industria e Sviluppo Economico. Tavoli promessi da tempo, ma mai attuati. “I lavoratori- dicono i sindacati – non possono essere abbandonati a loro destino: serve un piano collettivo er salvare i dipendenti, l’azienda, il marchio, le produzioni”.

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