Dopo la manifestazione di ieri davanti al Tribunale, per richiedere la Cassa integrazione per i 200 dipendenti ex Cerutti, si prospetta una nuova tappa cruciale per il destino dei lavoratori: l’incontro, previsto per venerdì, con i curatori fallimentari e la multinazionale Bobst, che ha avanzato una manifestazione di interesse verso l’acquisizione delle tecnologie (ma non degli stabilimenti di Vercelli e di Casale, tra l’altro alla mercè in queste settimane dei ladri rame) della “Cerutti”.
Ma i sindacati ritengono che l’incontro non possa avvenire se, prima, non si sarà sbloccata la cassa integrazione per i duecento lavoratori interessati. Una richiesta più che fondata: durante il summit con Bobst e curatori fallimentari, l’azienda, che ha uno stabilimento importante a San Giorgio Monferrato e che è stata la storica rivale della Cerutti, potrebbe entrare nel merito dei “numeri” dei dipendenti da ricollocare, e ragionare si questi numeri senza, prima, sapere con certezza se la Cassa Covid verrà di nuovo applicata, e per quanto tempo, è francamente irragionevole, almeno da parte dei sindacati.
Per questa ragione, Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil prenderanno parte all’incontro, ma solo per chiedere di spostare la discussione ai tavoli ministeriali, a quello del Lavoro e dell’Industria e Sviluppo Economico. Tavoli promessi da tempo, ma mai attuati. “I lavoratori- dicono i sindacati – non possono essere abbandonati a loro destino: serve un piano collettivo er salvare i dipendenti, l’azienda, il marchio, le produzioni”.





