Campisi ha raccontato Domenicale tra storia, leggenda e gesti cavallereschi

Da sinistra Ruffino, Campisi e Mischiatti (foto Renato Greppi)

Ci sono conferenze e conferenze. E relatori e relatori. Tu puoi parlare anche dell’argomento più interessante che esista, ma se sei un conferenziere mediocre, dopo dieci minuti qualcuno del pubblico incomincia a guardare l’orologio e ad altri (a me, per esempio) viene una gran sete.

Nel tardo pomeriggio di giovedì l’avvocato Filippo Campisi – per diversi anni brillantissimo giornalista de La Stampa e di altre testate – ha tenuto una conferenza al Piccolo Studio, ospite di VercelliViva, su: “Giuseppe Domenicale e la grande avventura dell’Hockey Amatori Maglificio Anna”. Ebbene, la conversazione di Campisi, intervallata dalle letture dell’attore Gianluca Mischatti, si è protratta per più di un’ora e mezza, ma il pubblico  (la sala era al limite della capienza consentita dalle norme anti Covid) l’avrebbe ascoltata ancora per chissà quanto.

Marta Domenicale con  l’avvocato Ruffino

Più che una “conferenza”, quello di Filippo Campisi si dovrebbe definire un racconto, visto che finirà nell’ultimo libro (in uscita giovedì 16 giugno, sempre con presentazione al Piccolo Studio alle 17,30) di VercelliViva nella collana dei “Vercellesi illustri”, con quelli scritti da Ella Lanza (sul tiratore Giovanni Pellielo), da Alberto Bertone (sull’Olimpia Volley di Nino Piacco) e da Alex Tacchini con Adalberto “Dago” Tassinari sull’epopea della scherma bicciolana. Prima del “racconto” di Campisi, c’è stato un saluto telefonico al relatore, a VercelliViva e ai presenti a parte dell’assessore agli Eventi Culturali Gianna Baucero.

Campisi ha compiuto un lavoro di ricerca eccezionale, andando a scartabellare gli archivi dei giornali e poi anche il Web fin dalla nascita dell’hockey su pista vercellese datata addirittuta 1924, anche se il primo campionato ufficiale, quello di Promozione, cui la Pro Vercelli si iscrisse, giocando ovviamente sulla pista dell’allora “Robbiano”, è datato 1951.

Domenicale, con Martinazzo, giocatori, tecnici e dirigenti sul lungomare di Viareggio nel giorno del primo scudetto conquistato sul Lodi (è una delle foto che troverete nel libro in uscita il 16 giugno)

Nella rievocazione, Campisi ha svolto un excursus dettagliato dell’epoca pionieristica dell’hockey su pista cittadino, parlando ovviamente poi del grande “scisma” d’inizio Anni Sessanta, ad opera dei fratelli Rista e di Innocenti, quando una parte rilevante dei praticanti si trasferì al Circolo Lavoratori dell’Isola, accolta signorilmente da Mario Suman.

E lì Campisi ha citato una storia molto divertente: gli isolani (che poi sarebbero diventati i primi tifosi di hockey della città) non avevano mai sentito parlare di quello sport, che a loro sembrava un po’ snob, anche se si disputava sulla pista da ballo, poi adattata, del loro Circolino, al punto da prendere in giro quegli strani giocatori coi pattini definendoli “qu’i ad j’ochi” (quelli delle oche), dove ochi stava ovviamemente per hockey.

 

E questo non è che uno degli innumerevoli episodi raccontati da Campisi, nel tracciare poi, sotto gli occhi commossi della figlia Marta, del trainer dei tre scudetti Alfredo Tarchetti e della colonna ieri dell’Amatori e oggi dell’Engas Gianni Torazzo, la straordinaria avvenuta di Giuseppe Domenicale al timone del periodo indimenticabile dell’hockey vercellese, giustamente ritenuto più fenomeno sociale che meramente sportivo: quello che va dal 1977 al 1988.

Potremmo raccontarne qui a iosa (come la scelta a Viareggio dell’avvocato Scheda di abbandonare la tribuna d’onore per andare a tifare con gli ultrà), ma non vogliamo gustarvi il piacere della lettura del  libro che, come ha ricordato il presidente di VercelliViva, l’avvocato Antonino Ruffino, sarà presentato dagli autori in quella stessa sala il 16 giugno.

Ma uno vogliano anticiparlo, perché attesta inequivocabilmente l’esistenza dello Sport con la esse maiscuola, vero, meraviglioso, carezzevole. Aprile 1982. L’Amatori, pareggiando inopinatamente in casa con il Pordenone 3 a 3 (quando era in vantaggio 3 a 1) cede per un punto lo scudetto alla Corradini di Reggio Emlia. Ebbene, il 19 aprile, il presidente del Reggiana Hockey Club Corradini, Romano Sergio Aguzzoli, scrive una toccante lettera a Domenicale, che dovrebbe essere tramandata in tutte le scuole sportive d’Italia. L’incipit, da pelle d’oca, è questo: “Nel momento in cui l’hockey reggiano è in festa, mi permetto di esprimerle, a nome anche dello sponsor, del consiglio e degli atleti, i sensi della mia stima ed apprezzamento per lo splendido campionato della sua squadra”.

Un gesto cavalleresco probabilmente unico nella storia dell’hockey e raro nella storia tout court dello sport che Domenicale, l’uomo che dall’anno dopo incominciò a vincere tutto, ha conservato nel cuore fino al giorno della sua prematura fine, a 58 anni, nel 2002.

Edm

Ecco la lettera integrale di Aguzzoli

 

 

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