Calcio giovanile – Il super esperto Giriolo: “Come riprendere in sicurezza”

Stefano Giriolo, umo dei maggiori esperti piemontesi sui problemi della sicurezza

Vercelli – Tre mesi fa andammo a sentirlo perché si trattava di capire come poter fare a ripartire negozi, bar, ristoranti, parrucchieri, estetiste, etc, dopo il lockdown e lui era (ed è tuttora) uno dei maggiori esperti di problemi della sicurezza sul lavoro. Ancora prima del Covid si rivolgevano a lui imprenditori accorti e desiderosi di rispettare le norme che garantivo la loro sicurezza personale e quella dei loro dipendenti. Quando si è trattato di far ripartire l’economia nella nostra città nel Paese e quindi nella nostra Vercelli, in tantissimi sono andati a bussare alla porta di Stefano Giriolo, titolare dello Studio Essegì di piazza Risorgimento. Perché ben pochi erano in grado di districarsi nel dedalo delle linee-guida del Dpcm, senza commettere errori o, involontariamente, infrazioni tali da pregiudicare il prosieguo dell’attività dopo la sospirata ripresa.

In quei giorni, Giriolo si è messo al lavoro: è stato il consulente dei titolari di pubblici esercizi e di negozianti. Ha messo a disposizione tutta la sua competenza cimentandosi nell’impresa (titanica) di interpretare nel modo più corretto possibile le linee guida – spesso oscure, se non imperscrutabili – e gli imprenditori hanno cercato di seguirlo, come altri esercenti hanno fatto seguendo i suggerimenti di altri colleghi di Giriolo, Chi più chi, purtroppo, meno, ma non certo per colpa dei consulenti. Spesso ci sono anche cattivi allievi.

Adesso Giriolo sta tonando in azione su un problema pure molto sentito: quello della ripresa del cosiddetto calcio minore o, meglio, di quello giovanile. “Perché – osserva -è giusto che i nostri ragazzi tornino ad allenarsi, a riassaporare il sapore del campo di calcio”.

Due i provvedimenti che stanno consentendo – pur con tutte le ovvie cautele – questa prima cauta ripartenza. Innanzitutto il Dpcm 7 agosto 2020 che riautorizza l’attività sportiva all’aperto e, addirittura, dal 1° settembre, la possibilità di “consentire la partecipazione del pubblico a singoli eventi sportivi di minore entità, che non superino il numero massimo di 1000 spettatori per gli stadi all’aperto e di 200 per impianti sportivi al chiuso”.

In base a quel Dpcm, tre giorni dopo, il 10 agosto, la Federcalcio ha emesso le indicazioni generali “per la ripresa delle attività del calcio dilettantistico e giovanile (ivi compresi il calcio femminile, il futsal – cioè il calcio a cinque -, il beach soccer e il calcio paralimpico e sperimentale in previsione della ripartenza delle competizioni sportive (tornei e campionati), finalizzate al contenimento dell’emergenza epidemiologica da. Covid-19”. Trentotto pagine fittissime di regole e suggerimenti, da osservare scrupolosamente e da seguire. Giriolo vi si è buttato a capo fitto per aiutare i dirigenti sportivi a districarsi in mezzo a norme intricate, come aveva fatto quando si trattava di interpretare i commi ed i capitoli dei Dpcm. “Il calcio giovanile – spiega – quello cui tengo in particolare deve ripartire in fretta e in assoluta sicurezza. Le indicazioni generali sono precise e tutto sommato accurate anche se, come nel caso dei Dpcm, talvolta suggeriscono più che imporre, e lì è compito mio interpretare nel modo che ritengo il più corretto possibile anche queste linee-guida, anche se non sempre è facile affermare categoricamente: si fa così piuttosto che cosà. Faccio un esempio semplice e divertente. Quando si accenna all’uso delle docce, si dice che devono essere utilizzate singolarmente ‘per escludere il vapore acqueo come possibile mezzo di contagio per altre persone’, ma poi si aggiunge che ‘va considerata la possibilità di fare la doccia a casa o in hotel’”.

Il protocollo per la ripresa dell’attività calcistica dilettantistica e giovanile si basa su quattro punti-cardine: la necessità per ciascun atleta di presentare un’apposita autocertificazione (e la Federcalcio ne ha predisposto un fac-simile molto ben fatto, secondo Giriolo); quindi va pure esibito, come avveniva in era pre-Covid, il certificato di idoneità medico-sportiva; il terzo punto-base prevede il rispetto rigoroso delle norme igienico-sanitarie di prevenzione, ed infine, sarà indispensabile, da parte delle società sportive, svolgere un’accurata e continua attività di informazione/formazione ad opera di educatori sportivi, dirigenti, tecnici, medici e genitori nei confronti egli atleti: informazione e formazione che dovrà riguardare tutto ciò che succede sul campo da gioco e di allenamento, ma anche fuori. Per le società dilettantistiche e giovanili non sono previsti test-Covid (esami sierologici o tamponi) che invece dovranno essere eseguiti qualora l’attività si svolga in ambito nazionale o in quello delle rappresentative.

Il  protocollo Figc prevede tantissime norme scontate come l’uso delle mascherine e il rispetto dei distanziamenti  (ma ovviamente non durante gli allenamenti), nonché l’utilizzo degli igienizzanti e del termometri ad infrarossi per il controllo della temperatura corporea: oltre i 37,5 gradi non si potrà entrare nella struttura, all’aperto o al chiuso che sia. Ma sono tali e tanti gli adempimenti che  Giriolo suggerisce alle società di avvalersi della consulenza di esperti in grado di districarsi fra tutte le norme nominando un delegato, possibilmente un Covid manager.  Si pensi ad esempio, a tutto ciò che dovrà essere messo in moto nel caso che si riscontri un caso di Coronavirus tra i ragazzi, gli allenatori o gli accompagnatori.

Certo, qualcuno potrebbe osservare che, rispetto alla ripresa della scuola, il ritorno all’attività se non agonistica almeno preparatoria per i giovani calciatori può essere considerato un aspetto del tutto secondario, ma Giriolo ritiene che anche lo sport, visto pure sotto l’aspetto educativo, sia un tassello importante di questa ripresa che tutti auspichiamo. “Io ero un giocatore davvero mediocre – confessa -, ma nella mia famiglia il calcio praticato è sempre stato considerato importante ed io ritengo che la ripresa dell’attività possa essere molto apprezzata dai ragazzi e dalle loro famiglie. Seguendo il protocollo Figc possiamo farcela a riconsegnare ai giovani calciatori una parte non trascurabile e agognata della loro vita quotidiana”.

Edm

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