Una biografia, una chitarra e una voce meravigliose

 

Vercelli – La nuova Sala dei Marmi della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli ha ospitato, ieri, un notevole evento culturale: la presentazione del nuovo libro di Angelo Gilardino (“Mario Castelnuovo-Tedesco: un fiorentino a Beverly Hills”) – libro che aveva già avuto l’onore di una passerella alla Sala della Regina di Montecitorio – seguito da uno splendido concerto, con musiche di Castelnuovo-Tedesco eseguite dal chitarrista di Castelfranco Veneto Alberto Mesirca e dal tenore fiorentino Leonardo De Lisi.

Dopo una breve introduzione a cura del Presidente della Fondazione Fernando Lombardi, e un saluto del sindaco Maura Forte (presente con quasi tutta la giunta comunale), Gilardino ha conversato con il giornalista e amico Enrico De Maria, spiegando la scelta di dedicare un libro al “signorile umanista toscano” (come l’aveva definito Massimo Mila) sia nel cinquantesimo anniversario della scomparsa, sia a ottant’anni dalle ignominiose leggi razziali del fascismo che avevano costretto Castelnuovo-Tedesco, ebreo, a fuggire dalla sua Firenze per riparare negli Usa, appunto a Beverly Hills, in California.

Gilardino ha ricordato che gran parte del libro scaturisce dalla fittissima corrispondenza che egli, chitarrista ventiseienne e a quell’epoca (siamo tra il febbraio del ‘67 e il marzo del ‘68) ancora sconosciuto oltre i confini del nostro Paese, ebbe il privilegio di intrattenere con Castelnuovo-Tedesco appunto per oltre un anno: corrispondenza che gli cambiò letteralmente la vita e che si interruppe solo a causa della scomparsa del maestro, nel marzo del ‘68 a 73 anni.

Sono state percorse le tappe angoscianti dell’esilio negli Usa, i vergognosi trattamenti subiti da parte delle persone che egli riteneva amiche (su tutti il compositore Alfredo Casella), ma anche i generosi aiuti ricevuti da veri amici, come re della chitarra, Andrés Segovia. E quindi la singolare amicizia con lo spietato ras dell’ultimo fascismo della Rsi Alessandro Pavolini, e poi le frequentazioni statunitensi con fior di musicisti, compresi gli allievi che poi fecero fortuna a Hollywood nel campo della musica da film, come Henry Mancini e John Williams,

Al termine del colloquio, la parola è passata alla musica con un’entusiasmante performace chitarristica di Alberto Mesirca, che ha eseguito splendide pagine di Castelnuovo-Tedesco. Gran finale con la Ballata dall’esilio, per chitarra e voce, musicata dal maestro fiorentino sulla celebre ballata di Guido Cavalcanti, “Perch’i’ no spero di tornar giammai”. Prima della mirabile esecuzione di Mesirca-De Lisi, il testo di Cavalcanti è stato letto con grande sensibilità e trasporto da Roberto Sbaratto.

La Sala dei Marmi della Fondazione, che Lombardi si augura possa aprirsi a tutta la città, per iniziative di varia natura, ma soprattutto negli ambiti della cultura e del volontariato, non poteva avere un “battesimo” legato alla cultura migliore.

Ecco una breve gallery con le immagini della serata

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