Addio a Giacomo Grasso, storico dell’enogastronomia legata al riso: aveva 94 anni

 

A 94 anni si è spento uno dei più importanti enologi ed esperti nell’arte di cucinare il riso che il Vercellese abbia mai avuto: Giacomo Grasso. Lascia i nipoti Paolo, Roberto, Claudio e Maria Grazia. I funerali saranno celebrati giovedì alle 10,30 nella chiesa di San Cristoforo dove domani, mercoledì, alle 17, sarà recitato il Rosario. Dopo le esequie la salma di Giacomo Grasso sarà tumulata nella tomba di famiglia di Oldenico, il suo paese di origine.

Autore di innumerevoli pubblicazioni sulla cucina e sul riso, vero maestro nella preparazione della panissa, Giacomo Grasso, che lavorava come rappresentante di gelatine chimiche per l’industria farmaceutica, da qualche tempo era ospite dell’Istituto Sant’Eusebio, ma ancora qualche anno si fa di divertiva a pubblicare libri, con grandi riscontri di lettori. L’ultimo, lo aveva presentato al bar Bistrot dei suoi nipoti Paolo e Roberto nel novembre del 2021. Pubblicazione affascinante e ambiziosa fin dal titolo: “Riso: dalla preistoria alla semina con i droni”.

In quell’opera, Grasso aveva riversato il “compendio sulla ‘vita’ del riso e sull’opera di chi, da secoli, lo coltiva”, partendo da un “elogio dell’aratro” per terminare con il racconto della risaia o, più precisamente, della coltivazione “a risaia” «che a mia conoscenza – disse allora al Bistrot – non è mai stata minuziosamente descritta». Per chiudere, infine, il volume era corredato con un piccolo glossario di termini “tecnici” dialettali tradotti e/o spiegati in italiano. Molto intensa, inoltre la sua attività pubblicistica, sui giornali e nelle radio locali, ovviamente sui “suoi” temi enogastronomici, ma sempre visti in una particolare prospettiva storica.

Per Grasso insomma, il riso non era solo una “coltura”, ma decisamente “cultura”. Giacomo Grasso era stato uno dei primi due ad ottenere la qualifica di sommelier in Piemonte, negli Anni Sessanta.

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