71° VIotti: niente primo premio, assegnati due secondi posti ex aequo

La premiazione di Airi Katada e di Anton Mejias

In sede di presentazione dell’attesissima finale di pianoforte del 71° Concorso Viotti, l’avevamo anticipato: di tanto in tanto (sedici volte per la precisione, prima di ieri sera) le giurie viottiane non assegnano la palma del vincitore. E così, dopo dodici anni, l’evento si è ripetuto: come avvenne nel 2009 (secondo posto per il serbo Stefan Ciric) la commissione esaminatrice della sezione di pianoforte, presieduta da Klaus Hellwig (vincitore del Concorso nel 1966), ha deciso di non premiare nessuno dei tre finalisti con l’ambita palma viottiana: secondo posto ex aequo per la ventinovenne nipponica Airi Katada (che ha proposto il Quarto Concerto di Beethoven) e per il ventenne finlandese Anton Mejias, che ha suonato il Primo Concerto di Chopin: hanno intascato ciascuno 9 mila euro (contro i 21 che sarebbero toccati al vincitore assoluto); terzo il sudcoreano Kisuk Kwon, che aveva asua volta proposto il Concerto numero 4 di Beethoven: ha vinto seimila euro.

Il Rettore Avanzi consegna il terzo premio al sudcoreano Kisuk Kwon

Il pubblico aveva votato per il giovane finlandese (al quale sono andati dunque mille euro in più), mente il premio del Soroptimist è stato appannaggio della pianista giapponese.

Con la cara presenza di Maria Arsieni Robbone, moglie dell’inventore e per decenni impareggiabile nocchiero del Concorso, i riconoscimenti sono stati consegnati dal presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli Aldo Casalini, dal sindaco Andrea Corsaro, dal Rettore Gian Carlo Avanzi e dalla presidente del Soroptimist Rita Chiappa Silvestri. A fare da ala alla premiazione, studenti e studentesse dell’Upo, in questi giorni veri angeli custodi dei concorrenti, che arrivavano da tutto il mondo. Presenti in sala anche le famiglie che, come è ormai consuetudine, accolgono questi giovani pianisti (e i cantanti, quando è il loro turno) con grande amicizia e signorilità.

Il presidente della giuria Klaus Hellwig cn Paolo PomAti

I tre pianisti hanno suonato con l’Orchestra del Carlo Felice di Genova, ormai una presenza cara e consolidata alla finali viottiane, diretta in modo impeccabile da Marcello Rota. Bravissimo, come sempre, nelle vesti di presentatore Paolo Pomati, alla sua diciottesima conduzione della serata di gala al Civico per la finale del Viotti: vederlo all’opera è sempre un giulebbe per la mente.

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2 Commenti

  1. Il dubbio mi assale, tante volte anche alla notte. Ma veniamo alle certezze: constato con sollievo che il nostro impareggiabile, amato, bravissimo e anche buon conduttore è un giùlebbe, si, ma per fortuna limitatamente alla mente, in senso stretto (.. la nostra..!!?). Chi invece potrebbe essersi dimostrato, stasera.. solo stasera, dei puri giù l’ebbi, e in questo caso, forse, in senso lato, sono i tre concorrenti. Delle due l’una. O i primi classificati erano talmente ugualmente bravissimissimi ma non eccezionalmente bravissimisimimissimi da far sortire un più consueto primo assoluto, un secondo e poi il terzo. O hanno combinato qualche patatrac di emozione, di gioventù??! Ancora più misterioso (per me) è come, tale “ordine d’arrivo” sia stato possibile “predire”. Nella presentazione l’ipotesi è stata avanzata accompagnandola da una evidente, sia pur immaginaria gomitatina+occhiolino verso noi lettori!… Non lo si neghi!!!

  2. Dato che il resoconto non è stato possibile corredare con qualche spezzone musicale, mi permetto alcune libera osservazioneli sulle foto. In linea di massima gli addetti ai lavori di trincea: musicisti, conduttore e pochi altri non celano il proprio sorriso, quando c’è, mentre qualche autorità reca il famoso straccetto alla bocca. Alcuni sfoggiano anche il modello di massima sicurezza. Siamo un Paese Libero!.. no, no.. scusate l’ho detta grossa….. a. a.. A.. narchico?.. neppure. Beh, lasciamo perdere. Tanto non potremo mai sapere la profonda (o, semmai, superficiale) Ragione di tali scelte. Oppure c’è una Legge Regionale che regola la mascherina al Civico. Forse i portatori erano influenzati e non volevano attaccarla. Oppure la indossano per “prudenza”… “per ogni evenienza” e, ogni tanto, dalla bocca la trascinavano verso le orecchie?

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