Nove giorni, prima in Ucraina (tappa voluta fortemente proprio da lui), poi a Bruxelles, passando da due snodi fondamentali, purtroppo, nella storia del mondo: Auschwitz e quello che resta del Muro di Berlino. Carlo Olmo racconterà domani ai vercellesi i nove giorni, dal 10 al 18 maggio, che gli hanno cambiato la vita. Perché anche i vercellesi sappiano.
Gli dà la possibilità di parlare pubblicamente di quel viaggio prima nel cuore dello sterminio operato dall’esercito di Putin e poi nelle aule della massima rappresentanza europea l’Università del Piemonte Orientale: il Lupo Bianco parlerà infatti nella Cripta di Sant’Andrea, l’aula magna dell’Università (ingresso da corso De Gasperi), domani, venerdì, alle 18,30. Con lui ci saranno tutti coloro che hanno intrapreso quel viaggio con lui: la compagna Angela, Serena, Antonella, Lucio, Aury e Matteo. Titolo della serata: Il Vento della Libertà.
Olmo, spalleggiato dai suoi sei magnifici volontari, racconterà giorno dopo giorno, colloquiando con il vice direttore del nostro giornale, Enrico De Maria, il viaggio nelle terre dove non c’è più nemmeno una casa in piedi e quindi nei palazzi in cui l’Europa sta mettendo in piedi una strategia di aiuto all’Ucrainae di soccorso ai profughi. Racconterà il suo dolore nel raccogliersi sulla tomba di una ragazzina ignota massacrata e uccisa dai russi e le cause perorate, prima al Parlamento belga e poi di fronte alle commissioni Petizioni e Diritti umani del Parlamento europeo. E ricorderà come, in quest’ultima sede, egli abbia anche sollecitato un intervento ai massimi livelli per salvare dalla condanna a morte l’ex ricercatore dell’Upo Ahmadreza Djlali, che Iran vorrebbe impiccare ritenendolo – assurdamente – una spia.
Sarò un racconto drammatico, forte e soprattutto coinvolgente perché fatto in presa diretta da una terra martoriata. Prima del 10 maggio, il Lupo Bianco aveva già intrapreso altre due missioni umanitarie a favore della popolazione Ucraina, restando però ai confini della Nazione governata da Zelensky. Ci è voluto tornare, portando anche stavolta quintali di aiuti (cibo e medicinali), soprattutto per raccogliere testimonianze dirette che, in questo momento, sono più preziose dell’oro per l’Occidente.
L’invito per domani è rivolto a tutti i vercellesi che vogliano capire che cosa sta succedendo in quella terra martoriata, in paesi dove manca tutto, ma proprio tutto, tranne la voglia di sopravvivere; in ospedali militari dove arrivano ogni giorno decine di soldati (uomini e donne) mutilati e dove purtroppo scarseggiano le protesi per aiutarli. “Li ho guardati negli occhi – dice Olmo -: incredibilmente sorridevano. Avevano perso chi le gambe, chi le braccia, ma erano orgogliosi do averlo fatto per difendere il loro Paese. Una lezione di coraggio, di dignità che non potrò mai dimenticare”.





