Una grande Mostra in Arca e il bellissimo concerto di Mesirca hanno aperto il “Legno che canta”: un anno di eventi per Gilardino

Lorenzo Frignasi illustra le sue chitarre al sindaco Corsaro e al prefetto Parente (foto Greppi)

La città di Vercelli ha celebrato giovedì 16 novembre, nel giorno del suo ottantaduesimo compleanno, come non si sarebbe potuto fare meglio, il ricordo di uno dei suoi cittadini più illustri, scomparso nel gennaio di due anni fa: Angelo Gilardino. L’ha fatto inaugurando, alla sua memoria, una bellissima mostra di Arte e Liuteria, in Arca, e ospitando al Dugentesco il concerto di uno dei migliori chitarristi italiani dei giorni nostri, Alberto Mesirca. Si è trattato del primo atto della rassegna Il legno che canta che l’Associazione Culturale Musicale Angelo Gilardino ha organizzato con il Comune di Vercelli (su espressa intenzione del sindaco Corsaro) per celebrare Gilardino: la rassegna durerà un anno.

La mostra, in Arca, in cui sono esposte stupende chitarre realizzate tra il Settecento e l’Ottocento fornite dal liutaio modenese Lorenzo Frignani e  meravigliosi quadri dell’Ottocento italiano messi a disposizione dal collezionista e mercante bresciano Italo Segalini, è stata inaugurata dal sindaco Andrea Corsaro e dal presidente dell’Associazione Culturale Musicale Angelo Gilardino Marco de Santi. Con loro, al taglio del nastro, anche il prefetto Lucio Parente e il presidente del Consiglio comunale Romano Lavarino. Prima, sono intervenuti il sindaco Corsaro, il vicepresidente dell’Associazione Enrico De Maria, il presidente de Santi, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli Aldo Casalini, e Lorenzo Frignani. Presenti anche il vice sindaco Massimo Simion, l’assessore Gianna Baucero e il vice presidente del Consiglio comunale Gianni Marino.

Il taglio del nastro della Mostra (foto Greppi)

LA FAVOLOSE CHITARRE DI LORENZO FRIGNANI

In mostra quindici chitarre d’inestimabile valore costruite da liutai come i torinesi Carlo e Gaetano Guadagnini Denis Nicolao, dal bolognesi Filippo Guarmandi Giacomo Zucconidal modenese Ignazio Tadolini, dal milanese Giacomo Rivolta, dal ferrarese Giuseppe Marconcini, dai napoletani Giovan Battista e Gennaro FabricatorePasquale Vinaccia e Gaetano De Grado.

I QUADRI DELLA COLLEZIONE DI ITALO SEGALINI

Anche  per quanto riguarda i dipenti, livello qualitativo semplicemente straordinario, nel solco della grande mostre del passato in Arca. Si possono ammirare opere del forlivese Francesco Vinea (Ritratto di donna col velo); del cremonese Emilio Rizzi (Ritratto di signora con rose e col viole); del veronese Vincenzo Cabianca (Il corteggiamento);  del fiorentino Antenore Soldi (Faust che tenta Margherita); del gallaratese Giuseppe Puricelli (Ricchezza e povertà); del bolognese Luigi Busi: un’opera notissima: Gioie Materne.

E ancora: Padre Cristoforo in casa di Agnese del genovese Antonio Varni. Quindi tre opere del torinese Giovanni GianiIncontro con il Re, Gli innamorati Ruscello nel bosco. Poi c’è un dipinto magnifico dl milanese Gerolamo Induno che si intitola Suonatori ambulanti. Questo quadro apparteneva alla collezione personale di Francesco Hayez, il pittore veneziano famoso in tutto il mondo per Il bacio. Un altro grande quadro in esposizione è Nevicata a Milano del bresciano Angelo Inganni. Del fiorentino Federico Andreotti si possono ammirare La visita alla balia e una delicata Primavera.

E quindi, una magnifica grande tela (molto ammirata all’inaugurazione) di  Enrico Crespi, In chiesa. Del torinese Carlo Pittara c’è una notevole Caccia alla volpe; del veneziano Guglielmo Ciardi un interessantissimo Pescatori in Laguna; si intitola La torre di Belem il suggestivo olio su tela del torinese Enrico Gamba. Stupenda L’aratura del bergamasco Luigi Stefanini, che sembra ispirarsi alla nostra campagna. Del bresciano Achille Glisenti si può ammirare un originale Matrimonio in cascina.

Abbiamo lasciato per ultime le due grandi opere che saranno probabilmente più ricercate e ammirate dal pubblico. Si tratta innanzitutto della gigantesca tela (due metri e mezzo per quasi quattro) collocata proprio sulla parte di fondo dell’Arca (come avveniva nelle mostre-Guggenheim) del maestro piemontese Giacomo Grasso: una stupenda Sacra famiglia premiata con medaglia d’oro all’Esposizione di Parigi del 1896. E poi, il notissimo, Muzio Attendolo Sforza che lancia l’accetta sull’albero, un olio su tela di 177 centimetri per 247. Italo Segalini ha un rapporto personale molto stretto con la tela di Massimo Taparelli D’Azeglio per questa ragione: studente di Storia dell’arte, fu interrogato proprio su questo quadro. “Mai avrei pensato – ha confidato l’altro giorno in Arca – che un giorno ne sarei diventato il proprietario”.

La Mostra, dedicata a Gilardino (che amava la liuteria e la pittura), si potrà visitare tutti i fine settimana sino a domenica 7 gennaio 2024, in quesi orari: il venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19; sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 19. L’ingresso è gratuito. 

 

IL CONCERTO INAUGURALE 

Sono sette i concerti principali di chitarra programmati nell’anno del “Legno che canta”. Il primo è stato ospitato poco dopo l’inaugurazione della Mostra al salone Dugentesco, affollato come non mai, e ha avuto come protagonista il chitarrista vicentino Alberto Mesirca, che lo stesso Gilardino aveva  definito “interprete maturo e autorevole , per il suo rigoroso asservimento della bravura strumentistica all’essenza poetica del suono”. E giovedì sera questo giudizio di Gilardino si è dimostrato assolutamente centrato. Mesirca, che ha avuto parole commosse per Gilardino (gli dedicò un concerto, con una formazione da camera, diversi anni fa a Varallo e suonò il 1° marzo del 2018 alla presentazione del libro su Castelnuovo Tedesco nel Salone della Fondazione Carisver) e ha scelto di suonare sue musiche, avvicendandole con autori del passato che egli ama in modo particolare come Giuliani e Regondi.

Mesirca al Dugentesco

Dopo una breve “carburazione”, dovuta anche al fatto che la sua bella chitarra (una “Paco Santiago Marin”) era nuova, Mesirca ha padroneggiato il difficilissimo programma con una apparente facilità da togliere il respiro. Il suo “Capriccio diabolico” finale di Mario Castelnuovo Tedesco ha rasentato la perfezione. Subissato di applausi e visibilmente commosso, ha quindi dedicato a Gilardino  anche il bis, eseguendo l’ultimo dei suoi leggendari sessanta “Studi di Virtuosità e Trascendenza”.

Alla fine del concerto, un giovane studente di chitarra, annichilito dalla bravura di Mesirca, ha confidato alls sua insegnante: “Brucio la mia chitarra e vado a fare qualcos’altro”. Ammirati indistintamente tutti: appunto gli allevi, collaudati chitarristi e persone che raramente avevano ascoltato (o che non l’avevano fatto per niente) un concerto di chitarra classica. Tra il pubblico anche il figlio di Gilardino, il pittore Alessandro Nicodemi Gilardino.

Il pubblico che affollava la sala da concerto di via Galileo Ferraris

I PROSSIMI APPUNTAMENTI

Il prossimo chitarrista ad esibirsi sarà sabato 2 dicembre, al Ridotto del Civico, Chtistian Saggese, veronese di nascita e astigiano di adozione, mentre venerdì 24 novembre, alle 17,30, al “Piccolo Studio” prenderà il via il ciclo di conferenze previste nel “Legno che canta”. Enrico De Maria, giornalista e amico di Gilardino per più di cinquant’anni, tratterà “Angelo Gilardino: fra Thomas Mann a Fakir du Vivier. Ritratto di un amico”.

De Maria è vice presidente dell’Associazione Culturale Musicale Angelo Gilardino, sulla quale è giusto dare qualche ragguaglio in più, visto che, con il Comune, organizza questo evento di assoluto rilevo per la città.  Detto del presidente, Marco de Santi, gli altri soci fondatori, all’inizio di quest’anno, sono stati i chitarristi Luigi Biscaldi, Alberto Bocchino, Antonello Ghidoni e Laura Mancini ed il compositore e musicista Luigi Ranghino. Ad essi si è aggiunto il chitarrista e compositore, nativo di Velletri, nonché medico che adesso vive e lavora a Losanna, Kevin Swierkosz-Lenart. Ora l’Associazione ha circa 140 soci.

All’inaugurazione della mostra, De Maria ha ringraziato gli enti e i privati che appoggiano l’Associazione e il Comune nell’iniziativa. Dice il vice presidente dell’Associazione; “Oltre alla rete museale cittadina, pressoché  al completo, il nostro grazie va alla Meeting Art, sempre in prima linea nel sostengo a iniziative artistiche e culturali, alla Camerata Ducale e alla Società del Quartetto, che collaboreranno nell’allestimento di due concerti, all’Ovest Sesia e ad alcune realtà cittadine che ci hanno dato un gradito appoggio come la Printangers di Daniela Mortara , Casa Bona e il Modo Hotel”. 

 

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