‘’Ti manderò all’inferno senza pietà’’, ecco le minacce subite da Simona

“L’ultima cosa che farò sarà mandarti all’inferno senza pietà”. E ancora: “Ti sei fatta le ultime ferie, adesso farai l’ultimo viaggio”.  Simona Rocca, la 40enne quasi arsa viva da Mario d’Uonno, subiva minacce ogni giorno.

D’Uonno la pedinava, facendo in modo di incontrarla quasi casualmente, davanti al lavoro. Davanti alla scuola dove lei accompagnava i figli, addirittura davanti alla palestra che lei frequentava. Un vero incubo durato almeno due anni di cui la donna non aveva parlato con nessuno e che l’aveva spinta a querelarlo il 25 gennaio 2018. Ma neanche quello l’aveva fermato. Anzi, dopo il rinvio a giudizio a novembre scorso l’ex guardia giurata era diventato più insistente.

Si era fatto numerosi profili facebook falsi da cui le inviava messaggi di morte, di fiamme, di minacce. Così Simona, cercando di bloccarlo, aveva fatto un esposto nei suoi confronti. Ma quell’uomo era accecato dall’odio. Aveva deciso di rovinarle la vita. E lei aveva paura di trovarselo davanti. Come era accaduto un pomeriggio davanti all’Oviesse. Erano dovuti intervenire i carabinieri per trattenerlo e farla così uscire dal negozio.

Alcune di queste frasi a volte erano scritte su dei bigliettini, lasciati poi sull’auto della commessa. Nemmeno l’ammonimento del prefetto era servito a placarlo. D’Uonno era poi tornato a farsi vivo a gennaio. Simona lo aveva così querelato per la seconda volta, pochi giorni prima che lui, lunedì, le desse fuoco mentre era in auto lasciandola in fin di vita in un letto d’ospedale. Nonostante il divieto di dimora che lui aveva a Vercelli, ma che non gli era stato notificato. E lei, coraggiosa come sempre, era riuscita a scendere dall’auto in fiamme e gridare “È stato lui’’.

 

“Il lavoro della procura è stato ineccepibile- dicono i due avvocati Andrea Fontana e Fabio Merlo -. Il problema è che c’è una politica carente. Simona la sentivamo tutti i giorni. Aveva paura ma non si è mai arresa’’.

 

Il padre di Simona, Antonio

Grave, intubata e in coma farmacologico all’ospedale Cto di Torino questa mattina subirà un primo intervento per ridurre le ustioni che ha sul 45% del corpo.

Insieme a lei c’è sempre il marito Pino con i familiari. “Non sapevamo nulla – ha detto il padre Antonio -. Altrimenti forse avremmo preso noi provvedimenti per difendere Simona’’.

Il suo aggressore resta in carcere. Domani si attende la conferma del fermo. È accusato di tentato omicidio aggravato dallo stalking.

 

 

(F.ru) 

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