Tentato omicidio di Borgovercelli, Zangari a processo

Ha scelto il rito abbreviato Maurizio Zangari, l’uomo che lo scorso 27 marzo a Borgo Vercelli accoltellò la moglie Fiorilena Ronco. Oltre venti coltellate inferte al termine di un inseguimento, cominciato in strada e conclusosi in un’abitazione di via Tavallini dove la donna aveva cercato rifugio.

Zangari, 50 anni, addetto ai carrelli in ospedale a Novara, fu arrestato subito dopo l’aggressione dai carabinieri. Era rimasto in strada, fuori dall’abitazione in cui era entrato con la forza a caccia della moglie. L’uomo da quel giorno è in carcere. L’avvocato Anna Binelli, che assiste l’uomo accusato di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dal fatto che la vittima fosse il coniuge, ha chiesto il rito abbreviato, che concede lo sconto di un terzo secco della pena.

Durante l’udienza preliminare, davanti al giudice Antonia Mussa, Fiorilena Ronco si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Massimo Mussato. «E’ difficile definire se siano di maggiore entità le gravissime lesioni subite dalla persona offesa – ha detto l’avvocato – o l’enorme danno alla sua sfera morale, entrambi patiti in conseguenza di fatti la cui gravità ed efferatezza non possono essere messi in discussione. La signora Ronco non può fare altro che attendere giustizia, senza alcun accanimento e, devo dire, con grande dignità». Si tornerà davanti al giudice per le udienze preliminari il prossimo 14 febbraio, con la discussione delle parti e la sentenza.

Fiorilena Ronco 42 anni era arrivata in condizioni critiche all’ospedale Sant‘Andrea dove, ricoverata in rianimazione, aveva subito un intervento ed era stata tenuta in coma farmacologico. Giorno dopo giorno le sue condizioni sono migliorate ed è stata trasferita a Novara dove ha cominciato una lunga riabilitazione. Scampò alla furia del marito solamente perché lui la credeva morta.

Solo per questo smise di infierire su di lei, dopo averla prima inseguita in macchina all’uscita del lavoro, speronata, e poi rincorsa a piedi. Fino ad entrare con la forza in casa di sconosciuti dove la donna aveva cercato inutilmente rifugio, dopo aver capito le intenzioni del marito. Un’ordinanza vietava a Zangari di avvicinarsi alla moglie e di entrare in paese. Lui l’aveva già scritto anche sui social: ‘Se mi porti via mio figlio ti distruggo’. Minacce che poi erano diventate realtà.

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