Sit-in di 50 prof (in gran parte precari) davanti all’Uffico scolastico: ma nessuno li riceve

Questa mattina una cinquantina di docenti, soprattutto precari, ma c’erano anche prof di ruolo, a loro volta sinceramente preoccupati per l’avvio, lunedì, dell’anno scolastico, hanno partecipato ad un sit.in di protesta di fronte all’Ufficio scolastico provinciale di piazza Roma, nei pressi della stazione: tutti con mascherina, contestano la formazione delle graduatorie che ha generato errori nell’attribuzione dei punteggi, ma anche le recenti disposizioni che hanno tolto (soprattutto) e aggiunto punteggi a capocchia.
Il risultato sono graduatorie non attendibili, che stanno mandando su tutte le furie non solo i precari interessati a trovare un’occupazione, ma anche gli insegnanti di ruolo ed i loro dirigenti che, prevedibilmente, si troveranno di fronte a problemi di cattedre scoperte, oppure occupate -in alcuni casi  per pochi giorni, ma anche per tutta la stagione scolastica – pure da non laureati che, stante il caos di quest’anno provocato dal Covid, sono riusciti a scavalcare in graduatoria docenti che hanno anni di precariato alle spalle.
“E’ inaccettabile – commenta la prof di Inglese Beatrice Leoni, che da tempo si è presa a cuore i problemi dei suoi colleghi precari  – che nessuno dell’Ufficio scolastico provinciale abbia ritenuto di uscire questa mattina per incontrarci, per sentire le nostre ragioni. Non siamo dei facinorosi, siamo persone che hanno tutto il diritto di essere ascoltate quando ritengono di essere state lese nei loro diritti”.
Per i non addetti ai lavori, cerchiamo di spiegare, in sintesi la protesta dei prof precari. Il punto cruciale riguarda la mancata assegnazione delle cattedre in presenza, che invece in altre città (Roma compresa) sono state fatte secondo la consuetudine, rispettando ovviamente tutte le norme di sicurezza anti-Covid.Osserva Beatrice Leoni: “Ufficialmente non ci è stata fornita alcuna spiegazione su questa scelta. Da voci raccolte, pare, ma ripeto, pare, perché ufficialmente nessuno ci ha comunicato niente, che all’interno dell’Ufficio scolastico provinciale sia stato accertato forse un caso di Covid. Ma ciò non giustifica la non presenza dei docenti: capisco che non potevamo fare assembramenti in una sala non particolarmente capiente com’era sempre avvenuto. Ma la città avrà pure strutture, anche all’aperto, in grado di accoglierci tutti mantenendo le opportune distanze”.
Ma perché è così importante la presenza all’atto di fare le graduatorie? E’ importante perché il docente può esaminare di persona i posti disponibili, scegliere e controllare il proprio punteggio. La scelta avviene così. Mettiamo che io sia un docente di matematica con un determinato punteggio. In presenza, posso controllare se e dove ci siano cattedre scoperte e scegliere sia nell’ambito della mia materia, sia nella graduatoria per il sostegno. Invece, procedendo al buio, in remoto, mi sono magari fatto inserire per una cattedra di sostegno a Borgosesia per poi scoprire che si è liberato un posto proprio in matematica nella mia città a Vercelli. A quel punto, sempre per mail, ho inviato la mia rinuncia al sostegno per occupare la cattedra di matematica scoperta, ma in tal modo ho lasciato scoperto il sostegno. Così i posti in sostegno non assegnati possono essere girati alle cosiddette Mad (Messe a disposizione) dei vari istituti e magari ricoperti da persone, anche semplicemente diplomate, che possono occupare il posto a scapito di gente con molta più anzianità ed esperienza. Sempre che vengano coperti.
“E’ facile arguire – dice la docente Donatella Capra, presente al sit-in – che almeno nei prossimi giorni, stante questa assoluta confusione e con tanti punteggi da ricontrollare, tutta la scuola vercellese si troverà di fronte a difficoltà per la copertura delle cattedre. E tutto ciò quando i dirigenti scolastici hanno ovviamente già fissato orari e modalità delle lezioni”.
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1 commento

  1. Sul metodo scelto a Vercelli per stilare le graduatorie e sulla indisponibilita’ ad ascoltare quelle che paiono ovvie rimostranze, sacrosante, c’è una sola spiegazione: viviamo nell’anno 1 dell’era Covid (ma forse e’ il 2) e pertanto la Democrazia e’ sospesa, forse per una ventina d’anni! Chi Gli amministra la cosa pubblica si sente, qualche volta, un piccolo Prefetto … per ora siamo fortunati che a imporre l’osservanza della Legge e a “punire i ribelli” non siano (ancora) delle squadracce armate !

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