Sette opere di Ambrogio Alciati donate al Museo Borgogna

Ambrogio Alciati, Studio per il ritratto di Adriana Polti Miani (particolare), Museo Borgogna

Tra sogno e realtà. Le donne di Alciati è il titolo dell’incontro che Sergio Rebora terrà domenica 27 alle 15 al Museo Borgogna in occasione di un’importante donazione di sette opere del pittore vercellese Ambrogio Alciati che andranno ad arricchire le collezioni e che porteranno a un nuovo allestimento nelle sale del Novecento.

Antonio Ambrogio Luigi Alciati (1878-1929) nacque a Vercelli da Andrea, professione decoratore, e da Caterina Prando che dipingeva ex-voto. Non stupisca quindi la precoce dimestichezza con il disegno, appreso dapprima ai corsi di Giuseppe Costa all’Ospizio dei Poveri, dove Ambrogio era stato costretto ad andare per la prematura morte del padre, e in seguito a Brera.

Lì Alciati ebbe la fortuna di avere come insegnanti Vespasiano Bignami, Giuseppe Mentessi e Cesare Tallone, pittore legato alla Scapigliatura. Non gli ci volle molto a far valere il suo talento, tanto che in breve tempo fece incetta dei premi più prestigiosi e fu chiamato a partecipare all’Esposizione Nazionale di Milano, alle Biennali di Venezia, alla Quadriennale di Torino e alla Mostra Internazionale di Roma. Verso il 1922 decise di non esporre più per rivolgersi interamente all’insegnamento. Subentrato al suo maestro Tallone, nel 1920 ottenne la cattedra di pittura e disegno del nudo.

Alciati continuò comunque a dipingere diventando uno degli artisti preferiti della ricca borghesia lombarda. I suoi ritratti possono definirsi verosimiglianti e aulici, eleganti e lirici, proprio secondo il gusto della committenza. Come è stato sottolineato in una bella mostra a lui dedicata, che si è svolta nel 2006: «Alciati unisce una capacità di assimilare, fondendole in un tratto unitario, influenze diverse, tratte dagli artisti di cui è stato allievo a Brera, ma anche da un contesto più ampio di fine Ottocento che si muove tra Scapigliatura, Verismo e Simbolismo»

I sei dipinti e un carboncino del Borgogna sono stati donati dal signor Giulio D’Astore di Roma, in memoria della moglie Amelia, figlia di Ambrogio Alciati, la cui figura sarà presa in esame dallo storico dell’arte Sergio Rebora che ha già avuto modo di collaborare in passato con il Museo per la mostra su Umberto Ravello.

«Al centro della pittura di Ambrogio Alciati – spiega Rebora – dai precoci esordi alle opere della maturità, si pone con evidenza una riflessione approfondita sulla figura femminile: immagini dalla valenza decorativa, specie all’inizio, in consonanza con l’affermarsi delle istanze moderniste di primo Novecento, ma che acquistano un più impegnato risvolto simbolico in alcune grandi composizioni dal piglio sentimentale o spiritualista. A questa dimensione idealizzata e visionaria fa in parallelo riscontro la rappresentazione alla moda delle tante signore della solida borghesia lombarda che desiderano essere ritratte dal maestro, a un certo punto della sua carriera divenuto titolare della cattedra di figura della prestigiosissima Accademia di Brera. Ma la parte più intima della ricerca di Alciati sul tema della donna è riservata all’ambito degli affetti privati, quelli più cari: la madre Caterina, la moglie Raffaella e la piccola Amelia».

Il presidente del Museo Borgogna Francesco Ferraris ha accolto con gioia e onore la nuova donazione che ancora una volta conferma il ruolo di custode di tesori preziosi che la prestigiosa istituzione artistica continua a rivestire negli anni.

L’appuntamento è a ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili e si svolgerà secondo le normative vigenti in materia di contenimento del contagio da Covid-19. Suggerita la prenotazione al numero 389.2116858.

m.m.

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1 commento

  1. .. e dopo la presentazione, attendiamo, in stato di curiosa ansia. l’esposizione delle opere ! .. avrà luogo quando forse potremo ammirare i ritratti, scambiare i nostri sguardi con quelli dei “soggetti” dipinti i quali potranno riconoscerci subito, ci presenteremo anche noi del tutto privi della mascherina.

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