Sergio Rosso, l’uomo che amava donare gioia

Sergio Rosso con la targa che gli fu donata da La Stampa nel 2009

 

Vercelli – Domani alle 10,30, in Duomo, la città darà l’estremo saluto a Sergio Rosso, scomparso a 87 anni. Qui vogliamo ricordarlo come un uomo sempre gentile, cordiale, signorile che aveva nel cuore un unico scopo: quello di donare felicità ai vercellesi attraverso la cosa che aveva incominciato ad amare fin da piccolo “ciudìn”, la musica.

E qui vado nel ricordo personale. Per diverso tempo, tra la fine degli Anni Novanta e la fine del 2000, la redazione de “La Stampa” di cui ero il responsabile, collaborava alla relazione del Concerto di Natale (per decenni il suo capolavoro, che sia protrae adesso grazie a Maurizio Dosio), donando una targa ad un personaggio che, secondo Rosso, rappresentava qualcosa di importante per la città, per l’imepegno in ambito professionale, culturale, sociale o amministrativo.

Sempre il riconoscimento rimaneva top secret fino a quando, appunto, non veniva svelato in diretta, proprio poco prima della consegna, dallo stesso Rosso, con la voce sempre rotta dalla commozione. Ricordo l’anno in cui la targa andò al “suo” Gianni Dosio, direttore impareggiabile della Vercelli Jazz Filarmonica e l’anno in cui ne venne insignito l’assessore Pier Giorgio Fossale.

Ma ricordo soprattutto il 2009, quando nemmeno a Rosso svelammo il destinatario della targa de La Stampa, perché era proprio lui. Rosso la ricevette quasi con le lacrime agli occhi, mentre tutto il pubblico del Civico (come al solito la platea era gremita in ogni ordine di posto) si alzava ad applaudire. Sulla targa c’era scritto: “A Sergio Rosso che da 30 anni offre questo magnifico Dono di Natale a tutti i vercellesi”.

L’avrebbe fatto ancora per alcuni anni quel dono, fino a quando, nel 2015, su squassato da uno dei dolori più atroci che possa colpire un essere umano: la perdita della figlia Lorella. Dopo quel lutto, che l’aveva provato in modo indicibile, si sforzò ancora di essere presente al “suo” Concerto di Natale.

E adesso che ci ha lasciati, ci resta il ricordo delle tantissime volte in cui saliva sul palco a scandire il nome di tutti gli sponsor della serata (perché era correttissimo anche in quell’ambito) e poi dei musicisti che puntualmente, grazie a Dosio, radunava nell’evento: c’erano alcuni vecchi amici della banda nata nel solco dei Ciudin, ma anche i maestri della Rai. E, targhe a parte, nell’introdurre quel Concerto che si chiudeva immancabilmente con la marcia di Radetzky, Rosso raccoglieva il grazie più gradito dal pubblico, quel pubblico cui dispensava davvero ogni Natale un dono di valore inestimabile: dure ore di pura, assoluta e rinfrancante gioia.

edm

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