Scheda: “Voglio restituire alla città tutto ciò che la mia cara Vercelli mi ha dato”

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Vercelli – “Voglio diventare sindaco per restituire a Vercelli tutto quello che Vercelli mi ha dato, con grande generosità, accogliendomi quando avevo appena quattro anni. Dunque farò una campagna elettorale ‘per Vercelli’ non contro qualcuno: non mi sentirete mai dire che l’attuale amministrazione ‘non ha fatto questo o non ha fatto quello’. Diremo semplicemente che cosa vogliamo fare noi per la nostra città”.

 

Il pubblico che affollava il Salone del Modo Hotel

Queste, in sintesi, le parole “politiche” che l’avvocato Roberto Scheda ha pronunciato ieri sera in un affollato salone del Modo Hotel, ufficializzando la sua candidatura alla guida di ‘una o più liste’ a sindaco di Vercelli. Il gruppo di persone che sostiene la candidatura di Scheda (ne fanno parte, tra gli altri, il fondatore del gruppo comunale Vercelli Amica Enrico De Maria ed il capogruppo Maurizio Randazzo) ha scelto di presentare il candidato attraverso una serie di incontri pubblici aventi come oggetto un tema significativo per la città. Per la “prima” è stata scelta la sanità: la locandina dell’evento recitava infatti: “Come scongiurare il declassamento del nostro ospedale”. 

 

Prima di intervenire nella tavola rotonda (moderata da De Maria), Scheda ha dato la parola a due esperti di sanità quali sono l’ex direttore generale dell’Asl di Biella (e attuale responsabile della Medicina legale dell’Asl di Novara) Gianfranco Zulian e alla dottoressa Nicoletta Vendola, primario di Ostetricia e Ginecologia del “Sant’Andrea” e a Maurizio Randazzo.

 

Il tavolo dei relatori

Zulian ha rilevato che dovendo garantire i cosiddetti Lea, vale a dire i livelli essenziali di assistenza, lo Stato e le Asl non dovrebbero lesinare sulla spesa sanitaria perché le Asl non sono aziende che devono fare profitto; ed invece, l’ex direttore generale di Biella ha osservato che spesso tocca alle famiglie sopperire ai discutibili tagli sulla sanità, ad esempio pagando di tasca propria, badanti e infermieri per l’assistenza domiciliare agli anziani dimessi dopo la frase acuta di una malattia.

 

La dottoressa Vendola ha invece espresso un desiderio, affermando di parlare anche a nome dei tantissimi dipendenti dell’Asl vercellese (sono circa 2000), che sarebbe opportuno dare “segnali” significativi da parte dell’Asl a queste persone, per rafforzare la convinzione di far parte di una struttura importante, che avrà un futuro. “Abbiamo bisogno di segnali – ha detto – che ci facciano capire che questo nostro ospedale non è destinato allo smantellamento”.

 

Randazzo, tra gli altri temi, ha affrontato la delicatissima questione dei rapporti che devono intercorrere tra un sindaco, la guida dell’Asl e la Regione. “La dottoressa Serpieri – ha detto – si è presentata in Consiglio comunale affermando, senza che la sindaca battesse ciglio, di non poter prendere decisioni contrarie alle scente della Regione. ‘Perché se non lo faccio io, mettono un altro’. Abbiamo bisogno di un sindaco che sappia invertire, e drasticamente, questo stato di cose”.

 

Infine, Scheda. Scherzando sulla sua età anagrafica (“Ho 76 anni da due mesi, e quindi, in base alle recenti scoperte in base alle quali si è giovani fino a 75, posso essere ritenuto un quasi giovane”), l’avvocato penalista ha toccato vari temi socio-sanitari sui quali ha garantito tutto il proprio impegno: dall’applicazione della legge ‘dopo di noi’ (a tutela dei disabili) al nervo scoperto delle assunzioni nel settore sanitario, incomprensibilmente bloccate da anni, dalla questione delle liste d’attesa, all’assistenza domiciliare.

 

Tra i prossimi appuntamenti in cantiere, uno riguarderà sicuramente il problema dei collegamenti ferroviari e stradali di Vercelli con il resto del Piemonte e d’Italia.

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