Restaurate tre pergamene del XII secolo

Valorizzare l’enorme patrimonio bibliotecario di cui dispone la città di Vercelli, non solo dal punto di vista del consumo, ma anche da quello della conservazione. Se è vero che in futuro la mole di libri della Biblioteca Civica, ora in via Cagna, verrà trasferita nel complesso restaurato del PISU, dove in via Galileo Ferraris è già attiva da qualche anno quella dei Ragazzi, dall’altro lato occorre intervenire sulla ricchezza sommersa, poco visibile ma altrettanto importante dal punto di vista storico.

Stiamo parlando delle pergamene e degli archivi notarili, anch’essi custoditi dalla Biblioteca cittadina. Difficile stimare con esattezza il numero di volumi, tuttavia il funzionario della Soprintendenza Giuseppe Banfo ha ipotizzato uno sviluppo lineare di 1.200 metri, in altre parole oltre un chilometro di libri e documenti, fondamentali per la storia di Vercelli.

L’Amministrazione è sempre stata attenta a questo aspetto, infatti già quattro anni,fa, grazie anche all’interesse e alla sensibilità dell’assessore Andrea Raineri oltre che alcune donazioni private, aveva avviato un progetto di restauro. Ebbene, giovedì in Sala Giunta, è stato presentato il risultato finale del ripristino di tre pergamene, di una cinquecentina e di una filza notarile, «testimonianze del passato da consegnare alle future generazioni di vercellesi», ha spiegato il sindaco Maura Forte. Con il primo cittadino e Giuseppe Banfo c’erano anche l’assessore Daniela Mortara, Renato Bianco dell’Ufficio Cultura del Comune e Patrizia Carpo, insieme ad Anna Bertola, responsabile dell’Ufficio Biblioteche e Archivio Storico. È lei che ha illustrato nel dettaglio i documenti.

I restauri del 2017 e del 2018, effettuati dalla Bottega Fagnola di Torino, sono costati circa 5.000 € (2.800 € la filza, la cinquecentina e una pergamena, 2.098 € le altre due pergamene). Si tratta di documenti di notevole rilevanza storica, scritti – com’era uso fare per gli atti ufficiali – in latino.

La filza (un insieme di documenti sciolti trattenuti da uno spago fatto passare fra le carte per tenerle unite) risale al XII e al XIII secolo ed era appartenuta al notaio Giovanni Giacomo De Riciis. Dall’esame della coperta cartacea sono riemersi alcuni frammenti manoscritti del romanzo cavalleresco di materia rolandiana noto come “Falconetto”. Composto nel XV secolo nell’Italia settentrionale, il “Falconetto” era noto finora soltanto in due versioni a stampa: un incunabolo stampato a Milano da Leonhard Pachel e Ulrich Scinzenzeler nel 1483 e una rielaborazione in ottave stampata a Venezia nel 1500.

“I cinque libri della legge, religione, et vita de’ Turchi et della corte, & d’alcune guerre del Gran Turco” è la cinquecentina di Giovanni Antonio Menavino, stampata a Venezia nel 1548 da Vincenzo Valgrisi. Si tratta di una prima edizione stampata e contiene testimonianze sulla vita, usi e costumi dei Turchi e del popolo ottomano.

Arriviamo alle tre pergamene. La prima è del 1183 e riporta il Privilegio della Pace di Costanza. È la copia più antica conservata nell’Archivio Storico del Comune di Vercelli. La pace fu stipulata nel 1183 tra l’imperatore Federico I Barbarossa ed Enrico VI suo figlio da un lato e le città della Lega lombarda, tra le quali appunto Vercelli che aveva aderito insieme a tante altre cittadine italiane, soprattutto del Nord. Sono state integrate le lacune e suturate le lacerazioni, realizzando inoltre un contenitore idoneo alla conservazione e alle esigenze espositive.

La seconda pergamena è del luglio 1165: è il documento che sancisce l’investitura del vescovo di Vercelli Uguccione a favore dei signori Avogadro e Magnano. Il restauro ha consentito di integrare le lacune con carta giapponese e di suturare le lacerazioni con pellicola di pergamena.

È stato inoltre realizzato un condizionamento idoneo alla conservazione ed esposizione, consistente in una cartella rivestita esternamente in tela neutra e internamente in carta barriera, corredata di passe-partout di cartone acid free, sagomato in base ai bordi originali del documento.

La terza e ultima è il Patto di concordia del 26 marzo 1170, firmato a Saluggia da Guglielmo Marchese del Monferrato e dai consoli di Vercelli. È una copia autentica, dovuta ai notai Nicolaus, Vercellinus, e Guido (estensore) dall’originale rogato da Otto di Milano. È importante perché regolamenta i confini territoriali.

Anche in questo caso il restauro ha integrrato le lacune, poiché la pergamena risultava fortemente danneggiata in corrispondenza degli angoli di piegatura, con perdita di scrittura. Per ovviare al problema la Bottega Fagnola ha realizzato una cartella rivestita esternamente in tela neutra e internamente in carta barriera.

m.m.

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