Vercelli – Se colleghi (tra cui tanti ex allievi) ed amici decidono di non liquidare il pensionamento di un docente universitario con il classico dono dell’orologio o del fermacravatta consegnato in un pranzo in riva al lago, ma gli stampano addirittura un libro in cui ciascuno di loro ricorda momenti felici, spassosi persino ludici vissuti con lui, significa che questo professore è qualcosa di speciale.
Conoscendolo da almeno quarant’anni, non avevamo dubbi che Giorgio Simonelli, docente alla Cattolica di Milano, critico televisivo e opinionista di straripante simpatia, fosse “speciale”, ma il libro honoris causa scritto per lui da uno stuolo di veri e grandi amici ci ha davvero commossi.
Il titolo “La Provenza può attendere” è criptico solo per chi non conosce a fondo Simonelli e il suo amore sviscerato per la Francia, e il progetto editoriale, curato da Paola Abbiezzi, Francesco Buscemi e Gaetano Tramontana per “Interlinea”, è tale da poter essere apprezzato anche al di là della formula dell’”omaggio a…”.
In copertina, una divertente rielaborazione grafica della locandina originale del film di Hitchcock “La finestra sul cortile”, propone la silhouette di Simonelli al posto di quella di Hitchcock, con un calice di vino in mano a testimoniare una delle qualità più apprezzate dagli amici del neo pensionato: quella di essere un magistrale intrattenitore anche a tavola; nel libro viene ripetutamente riportata la sua abilità nello scovare il ristorante più adatto per parlare di cinema, di viaggi, di Milan nonché per ascoltare, come un padre amorevole, con pazienza ed empatia, le pene d’amore di giovani interlocutrici, interrompendo però la missione consolatoria per un gol scorto – con un po’ di più della coda dell’occhio – nella tivù strategicamente accesa in un angolo della sala.
Nella prefazione, i tre curatori dichiarano subito, scanso equivoci, che il libro festeggia Simonelli proprio nel modo in cui egli non avrebbe mai voluto essere festeggiato, conoscendo la sua idiosincrasia verso questo tipo di operazioni.
Ma se la disubbidienza ha portato a questo risultato, ben venga la ribellione. Tanto più che consegnandoci il libro, Giorgio Simonelli appariva felice come dopo la quaterna inflitta dal Milan di Sacchi allo Steaua nella prima finale di Champions vinta nell’era Berlusconi.
Perché in quest’opera c’è davvero tutto lui, a partire dalle sue fantasmagoriche cravatte, ai giudizi più affettuosi sulla sua “saggezza leggera”, sulla capacità, assai rara, di semplificare senza banalizzare, sul suo essere indispensabile per creare un clima di serena tranquillità in cui i problemi restano davvero fuori dalla porta (“Ovunque tu vada c’è sempre un simonelliano”: per fortuna, ndr), sulla sua “voglia di trasmettere tante cose, ma con sereno buonumore”, in Università, come in tivù. E poi, ricordata anche da Gigi Garanzini (il mio giornalista sportivo preferito, con Gianni Mura), di nuovo la sua capacità di programmare mirabolanti incroci eno-cultural-gastronomici”, quasi una sorta di “antenato di Trip Advisor”.
Il libro su misura per quello che, come ha scritto Massimo Donelli, è stato l’antitesi del barone universitario, “da come si veste, a che cosa dice, a come lo dice”. Un libro che tutti i vercellesi dovrebbero leggere per conoscere un po’ di più questo personaggio che ha onorato la città con il suo lavoro riconosciuto in tutto il Paese e che oggi, in pensione, si sta rientusiasmando, con la sua Giusi, per questa giovane Pro.
Perché Alberto Gilardino, pur campione del mondo, è l’antitesi del divo vanaglorioso. Di tanto in tanto c’è un simonelliano anche nello sport, che non può non piacere all’originale.
Edm