I racconti di Scarrone e Cherchi: “La nostra giornata a Bergamo con un uomo straordinario: Carlo Olmo”

Vercelli – Proprio nel giorno in cui, da Bergamo, partivano altri mezzi militari con i feretri delle persone uccise dal Covid 19, proprio nella stessa Bergamo, definita dal vescovo Francesco Beschi, il “Golgota d’Italia”, arrivava una piccola-grande colonna della speranza: quella con duemila mascherine Ffp2 e mille chirurgiche portate da Carlo Olmo ai medici di famiglia del capoluogo orobico.

 

Colonna di cui facevano parte, su quattro vetture, lo stesso Olmo, il medico di famiglia che aveva accolto l’Sos dei colleghi di Bergamo, Gianni Scarrone, la compagna di Olmo, Angela Oliviero e un amico e collaboratore storico del maestro dell’Accademia Shen Qi Kwoon Tai, Stefano Finotti, e ancora i gemelli Andrea e Daniele Perotto della Protezione civile di Cavaglià (tra l’altro i Perotto sono gli ideatori della mascherina con il Lupo Bianco, che ora Olmo indossa con orgoglio) e il fotografo vercellese, e milanese d’adozione, Andrea Cherchi, con la preziosa scorta, sulle Jeep Cherokee dell’Esercito, del comandante e del vice comandante della Scalise, colonnello Christian Ingala e del tenente colonnello Andrea Gradante con due “Voloire”.
Ecco il racconto di quella giornata, che rimarrà per sempre nel cuore e nella mente di chi l’ha vissuta, fatto dal dottor Scarrone e da Andrea Cherchi che, per TgVercelli, ha corredato le sue belle immagini con altrettanto belle parole.

 

 

Giovanni SCARRONE

Il dottor Giovanni Scarrone e Carlo Olmo

Mi sono presentato con largo anticipo in casa dell’amico Olmo. Ero emozionato e non vedevo che arrivasse l’ora della partenza. Alla spicciolata sono arrivati tutti gli altri: i volontari di Cavaglià, Cherchi ed un mezzo militare delle Voloire. E siamo partiti per il deposito di Vigevano, dove Carlo aveva prenotato i Dpi per Bergamo, che mi aveva implorato di fargli arrivare, perché i medici ne sono ormai a corto, il mio amico e collega fraterno Luigi Daleffe, tra l’altro colpito, con tutta la sua famiglia (ora per fortuna sono guariti) dal Covid.
E lì si è subito presentato un problema non di poco conto perché erano arrivate solo mille mascherine chirurgiche con un po’ di dispositivi igienizzanti, ma non le tanto attese mascherine Ffp2. Chiunque, a quel punto si sarebbe arreso. Non Olmo. E così ho potuto vedere all’opera un uomo in grado di affrontare le avversità e di risolverle, ma non domani, non oggi: subito.

Olmo, che non avrebbe mai potuto e voluto presentarsi a Bergamo solo con mille mascherine chirurgiche, è riuscito a scoprire che, per un errore, il corriere si era diretto a Firenze anziché a Vigevano. Si è messo subito in contatto e ha mandato l’auto di Cavaglià con i gemelli Perotto e Finotti ad incontrare il corriere ad Abbiategrasso.

Intanto, a Vigevano erano arrivati anche i Dpi prenotati dalla Provincia; Olmo li ha fatti caricare sul mezzo militare delle Voloire che è ripartito subito per Vercelli: lunedì incomincerà, con il Presidente Botta anche questa distribuzione. Nel frattempo, a Vigevano era giunti anche le auto militari con comandante e vicecomandante e i due militari della Scalise e, una volta saputo che l’auto di Cavaglià aveva intercettato il corriere con le mascherine Ffp2 per Bergamo, ci siamo subito diretti, pure noi, verso la città più colpita dal Coronavirus.

Non appena entrati a Bergamo, abbiamo toccato con mano la disperazione di quella povera città falcidiata dal Coronavirus, e per fortuna ci è stata risparmiata la visione della colonna militare con le bare dei morti. C’erano forze dell’ordine dappertutto, ma proprio dappertutto. Siamo riusciti ad arrivare a destinazione solo grazie alla scorta militare delle Voloire, pochi minuti dopo è giunta anche l’auto con le sospirate mascherine Ffp2. Nell’attesa, Olmo era stato intervistato dalla Rai regionale lombarda.

Quando Olmo ha poi consegnato i Dpi, non dimenticherò mai l’espressione di sollievo, colta pur attraverso la mascherina, del mio amico Luigi, che tra l’altro era venuto da noi a Vercelli il 1° febbraio al convegno che avevamo organizzato al Civico sui problemi previdenziali della nostra categoria medica. Non dimenticherò le sue parole quando Carlo, consegnandogli i Dpi, ha sussurrato, con la modestia che contraddistingue le grandi persone, che quello era “un piccolo gesto”. Ha risposto Luigi: “Quelli che lei, maestro Olmo, chiama piccoli gesti salvano vite umane”.

Commossi davvero fino alle lacrime, siamo poi tornati a Vercelli, con il cellulare di Olmo che non ha smesso di ricevere chiamate neanche per un solo secondo, al punto che la batteria si è scaricata. Per fortuna ha sopperito lo smartphone di Angela. Prima di tornare a Vercelli siamo passati dal Comune di Santhià, dove Olmo ha consegnato altre mascherine, contraccambiato dall’inno di Mameli fatto suonare dal sindaco Cappuccio. Quindi siamo andati a distribuire altri Dpi alla casa di riposo di Cigliano e io me ne sono fatti consegnare un quantitativo per la Casa di riposo di Borgo Vercelli. Siamo arrivati a Vercelli alle 19,02. È stata una delle giornate più incredibili, emozionanti e commoventi della mia vita.

 

Andrea CHERCHI
Dovessi scegliere una parola per dare un titolo al mio viaggio verso Bergamo, questa sarebbe “emozione”. E pensare che tra Milano e Vercelli, da quando è iniziata l’emergenza, come giornalista e fotografo, non mi sono fermato un attimo e ho vissuto momenti intensi che già giudicavo unici e irripetibili. In poche parole, pensavo che il mio viaggio a Bergamo potesse somigliare a servizi e trasferte già fatte e vissute. Invece no. Qui, a fare la differenza, c’era Carlo Olmo.

Avevo già collaborato con lui tante volte negli anni e conosco la bontà dei suoi progetti. La sua bontà e il suo altruismo per molti sono stata la rivelazione di questi giorni, per me era già un cardine e una sicurezza da almeno dieci anni. Lo conosco così bene che ogni singolo passo fatto a Bergamo era la certezza di un cammino importante. Poi, c’è stato un momento che ho vissuto insieme a lui ieri che è indescrivibile. Pazzesco e da pelle d’oca. Carlo stava parlando con un medico che gli spiegava l’importanza dei suoi gesti e della sua generosità. Ad un certo punto il medico dice a Carlo: “Quelli che lei, maestro Olmo, chiama piccoli gesti salvano vite umane”. Un brivido lungo la schiena, gli occhi diventano lucidi in un attimo.
È un momento che dura meno di un minuto e, improvvisamente, diventa il momento più importante di tutta la mia “missione” sino ad ora. E poi, vedere Carlo che cammina in una Bergamo solitaria e irriconoscibile, è stato un battito di cuore che non avevo mai sentito. Una sola parola come ho già detto: “emozione”.

 

EDM

 

Ecco una gallery con le immagini dell’emozionante giornata

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