Ecco il Quartetto di Cremona, una leggenda al Civico

 

Vercelli – Io c’ero al Dugentesco la sera del 1974 quando il “Quartetto Italiano” contraccambiò la Società del Quartetto e la città di Vercelli che gli avevano appena consegnato il “Viotti d’oro” con un concerto a dir poco memorabile. Per trentacinque anni il “Quartetto Italiano”, composto originariamente da Paolo Borciani, Elisa Pegreffi, Lionello Forzanti e Franco Rossi (il violista Forzanti venne quasi subito sostituito da Piero Farulli e, in fine, Farulli cedette il posto a Dino Asciolla) rappresentò quanto di meglio la musica da camera potesse esportare nel mondo. E non solo nel mondo, visito che nel 1977 la Nasa spedì anche la sua foto con il disco Golden Record sulle Voyager 1 e Voyager 2 spedite nell’Universo per possibili rendez vous con gli extraterrestri, proponendo il meglio del meglio della nostra Vecchia Terra.

Per vent’anni, a partire dal 1980, quando chiuse la sua inimitabile carriera, il Quartetto Italiano non ebbe epigoni degni finché appunto nel 2000, durante un periodo di studio all’Accademia Stauffer di Cremona  con il grande violinista Salvatore Accardo, lo straordinario violista Bruno Giuranna e il celebre violoncellista svizzero Rocco Filippini, quattro bravissimi strumentisti italiani decidono di dare vita ad un esnsemble che, due anni dopo prende la fisionomia definitiva: si chiamerà Quartetto di Cremona e lo comporranno i violinisti Cristiano Gualco e Paolo Andreoli, il violista Simone Gramaglia e il violoncellista Giovanni Scaglione. Il Quartetto di Cremona, riceve una sorta di testimone dal Quartetto Italiano andando a perfezionarsi alla Scuola di Musica di Fiesole proprio con Piero Farulli (e poi con un altro carismatico violista, Hatto Beyerle, del celeberrimo Alban Berg Quartetto di Vienna).

Per farla breve, oggi il Quartetto di Cremona è considerato l’erede naturale (e riconosciuto) del Quartetto Italiano e nel settembre dello scorso anno, per dire il livello di perfezione raggiunto da questo ensemble italiano, la Nippon Music Foundation, ha concesso a Gualco, Andreoli, Gramaglia e Scaglione il suo inestimabile set di strumenti realizzati da Stradivari e appartenuti a Niccolò Paganini: è la prima volta che un Quartetto italiano ottiene tale riconoscimento, subentrando nell’onore al Quartetto Hangen che, a sua volta, aveva raccolto il testimone, nel 2013, dal Tokyo Sytring Quartet.

Ecco perché la Camerata Ducale ha potuto annunciare per sabato sera, alle 21, come ultimo concerto del XX Viotti Festival, “Quattro Stradivari al Civico”. Per la serata che definire d’eccezione è persino riduttivo, il Quartetto di Cremona eseguirà due Quartetti di Beethoven: l’Opera 59 numero 2 (“Rasumowsky”) e l’Opera 132 (“Galitzin”).

Poche ore dopo il concerto del Civico, ecco che, domenica mattina, andrà in scena un altro Quartetto, stavolta composto da giovani: il Perosi. Musicisti appunto ancora giovani, ma già con curricula  di tutto rispetto, Matteo Ruffo (violino), Elisa Schack (vìolino), Angelo Conversa (viola) e Alessandro Copia (violoncello) si sono appunto perfezionati all’Accademia Perosi di Biella, con fior di musicisti come Pavel Berman (lo ricordate di recente al Civico nei 24 Capricci di Paganini?), Ana Chumachenco, etc, e hanno avviato una ragguardevole carriera di ensemble. E domenica, alle 11 nella Sala del Parlamentino dell’Ovest Sesia, per la rassegna “Green Ties”, sempre a cura dell’immaginifica Ducale, suoneranno il Quartetto numero 1 “Dalla mia vita” di Smetana e il Quartetto numero 10 opera 74 di Beethoven.

Ingresso (con aperitivo) a 5 euro, finoi ad esaurimento i dei posti in sala.

Edm

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