Pozzolo, il caso è tutt’altro che chiuso

Pensate come sarebbe bello, nel magnifico universo “Dio, Patria e Famiglia” agognato e delineato da Giorgia Meloni, se tutto nel caso-Pozzolo fosse così semplice. Il parlamentare vercellese ha portato l’arma con sé al brindisi per l’anno nuovo alla Pro Loco di Rosazza, poi, per vantarsene, l’ha estratta, l’ha mostrata, girata e rigirata gli è partito casualmente un colpo che ha ferito – per fortuna non gravemente – una persona. “Ho fatto una sciocchezza, chiedo scusa al ferito e al mio partito, perdonami, Giorgia”. Così nel mondo ideale auspicato dalla fratellanza italiana.

Purtroppo, per Fratelli d’Italia (e per gran parte dei giornali italiani che hanno già emesso la sentenza), Pozzolo non ha affatto confessato di aver anche sparato. Ha sicuramente “sbagliato a non custodite l’arma”, come ha detto il pretoriano di Fdi Tommaso Foti, ma, purtroppo per il partito della Meloni, il parlamentare vercellese continua a sostenere di non avere sparato lui il colpo che ha ferito Luca Campana. Peccato davvero, per FdI,  perché, come ha aggiunto Foti, “tutto questo clamore sarebbe stato risolto al 99 per cento”.

Sarebbe stato davvero bello, onorevole Foti. Ma per ora non è così perché non sempre le cose stanno come uno vorrebbe e come quasi tutti auspicherebbero. Ricordate il caso Misseri, il presunto assassino della povera nipote Sarah Scazzi? Il colpevole c’era già, aveva persino confessato. Ma c’era un problema: Sarah non l’aveva uccisa lui.

Qui, per fortuna, non è morto nessuno, ma quel colpo partito (accidentalmente? O scriteriatamente?) dalla North American arms LR22 di Pozzolo fa ancora male, dopo ventiquattro giorni, soprattutto a Fratelli d’Italia. Colpa della “cocciutaggine” di Pozzolo, ma soprattutto di quel rompiscatole di Matteo Renzi, che continua ad avanzare – in Parlamento e soprattutto sul suo “Riformista” – altre ipotesi. Adesso il test dello Stub ha accertato che, sia sulle mani sia sul vestito di Pozzolo, c’erano tracce di polvere da sparo. “Come su chiunque si fosse trovato in quel momento lì”, ha osservato il suo avvocato, il sindaco di Vercelli Andrea Corsaro. Perché il test dello Stub è stato fatto solo a lui.

Tra non molto, sembra ormai scontato, Pozzolo racconterà ufficialmente la sua verità su quella notte alla  Procura di Biella. A Valerio Staffelli, che gi stava consegnando “come pistolero”, il Tapiro d’oro, egli ha detto una frase tutt’altro che sibillina: “Chissà che un giorno non debba venire a riprenderselo”.

Ma davvero a un parlamentare del primo partito d’Italia, che ha fatto la sciocchezza sesquipedale di portare un’arma carica ad una festa di Capodanno tra amici (e che si è subito reso conto, dopo lo sparo,  di essersi giocato il futuro politico) conviene continuare a sostenere la tesi di non “non avere sparato”? Contro ogni logica (politica e non) contro tutte le altre testimonianze rese dai presenti quella notte a Rosazza al pm? Contro i desideri per altro espliciti del suo partito?

Nel mondo perfetto voluto dalla Meloni e in quello sospirato da Foti non dovrebbe essere così. Ma per ora così invece è, perché Pozzolo non ha fatto dietrofront. E quindi il caso non è chiuso.

Edm

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3 Commenti

  1. È vero! il caso non è chiuso!
    È chiuso solo per i lettori di titoli!
    Chi legge poi anche l’articolo
    di “certo” sa solo una cosa
    .. che non c’ha capito niente!
    (anche per mancanza di “dati certi”,
    po’ recisi, oltre le fughe di notizie,
    violazioni del segreto durante le
    “INDAGGGINI”
    Cosa dirà Pozzolo ?
    C’è un “supertestimone”
    che possa confermare
    .. e contraddire
    il “clan dei rosazzesi”?
    Avremo presto la vera-verità
    .. dovremo aspettare
    (se “basterà” ..) la Cassazione?
    Io, oltre che “curioso”
    sarei otti-mista. .

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