Pedalare lentamente fino a Trieste, passando per Vercelli

Novecento chilometri sono la distanza che separa il Moncenisio da Trieste. Quasi una linea retta che taglia orizzontalmente l’Italia settentrionale e che attraversa alcune delle città più belle dello Stivale: Torino, Vercelli, Novara, Milano, Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Venezia, Treviso, Pordenone, Udine. Percorrendo questa tratta in auto o in treno è difficile che si riesca a godere appieno dei paesaggi e di tutto ciò che li circonda. Così ad alcuni amanti della bicicletta è venuta in mente l’idea di Aida, un nome che richiama ai più l’opera di Verdi, ma che in questo caso è un acronimo che significa Alta Italia Da Attraversare.

Tra le città coinvolte in questo interessante progetto di cicloturismo c’è Vercelli dove lunedì la carovana di FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), composta da oltre cinquanta cicloturisti, dopo aver pedalato per oltre 90 km fino alle terre di risaia, ha fatto tappa prima nel Palazzo della Provincia, dove ad accoglierli c’era il presidente Carlo Riva Vercellotti, poi al Modo Hotel per ritemprare corpo e mente dal viaggio.

Nella mattinata di martedì il gruppo delle staffette è ripartito alla volta del Milanese. L’arrivo è per venerdì sera a Verona dove è fissato il ritrovo con i colleghi del Friuli e del Veneto che hanno pedalato in senso inverso lungo Aida che poco per volta si sta trasformando sempre più in un qualcosa di tangibile e, soprattutto, percorribile da chi ama pedalare “slow”.

Per avere qualche informazione in più abbiamo incontrato Giorgio Ceccarelli, coordinatore dall’area Nordovest della FIAB. «Ci occupiamo prevalentemente di ciclismo urbano e di cicloturismo, soprattutto con la promozione della rete BiciItalia che riguarda 20.000 km di percorsi su tutta l’Italia. È da lì che è stato ricavato il progetto ciclovie turistiche, finanziato dal Governo. Oggi siamo qui per la Aida che, rispetto a VenTo (la ciclabile in costruzione che unirà Venezia a Torino ndr). ha la peculiarità di avere le strade già segnate come ad esempio la Francigena, la Valsusina, la Villoresi. In altre parole si uniscono due parti d’Italia passando per Torino, Vercelli, Novara, Milano, Brescia, Verona, Padova e così via fino a Trieste».

Qual è la percezione del cicloturismo in Italia? «Siamo all’inizio, le persone cominciano a rendersi conto delle sue potenzialità – prosegue Ceccarelli – Il Trentino che ha una cultura diversa ha investito fin da subito nella bicicletta, infatti lì quel tipo di turismo ha avuto e continua ad avere un incremento esponenziale. A noi per ora va bene fare un passo alla volta, i turisti stanno aumentando, segno che stiamo andando nella giusta direzione. Ci interessa promuovere i percorsi lunghi che valorizzano le bellezze dei territori che attraversiamo, prevalentemente su strade a bassa percorrenza».

Pedalare piano insomma, per godersi tutto ciò che il paesaggio ha da offrire, siano montagne, risaie, vigneti, argini, laghi, città d’arte. Con un occhio rivolto alla sicurezza e l’altro alla strada. «Il nostro modello è la Francia – conclude Ceccarelli – dove quest’estate ho percorso mille km. Devo dire che lì le strade sono perfette, tutto è segnalato e gli automobilisti rispettano il ciclista, tenendosi a debita distanza per la nostra e la loro sicurezza».

Per avere maggiori informazioni di seguito i siti di riferimento:

http://www.fiab-onlus.it/bici/

http://www.bicitalia.org/it/

http://www.aidainbici.it

Massimiliano Muraro

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