Nel vercellese cinquanta aggressioni a personale sanitario nel 2020

Il 12 marzo si celebra la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari, istituita con la legge 14 agosto 2020, n. 113, al fine di promuovere una cultura che condanni ogni forma di violenza nei confronti dei lavoratori della sanità. Secondo il rapporto Inail dell’ottobre 2020 in Italia ogni anno si verificano più di 1.200 aggressioni nei confronti di operatori della salute. L’Organizzazione mondiale della sanità stima che gli operatori sanitari che subiscono violenze fisiche durante la propria carriera sono circa il 38% e la percentuale aumenterebbe se le violenze subite sono sul piano verbale. A causa della pandemia il fenomeno delle aggressioni contro i professionisti della salute è aumentato ulteriormente.
Per fare il punto della situazione su questo tema così rilevante, la Direttrice Generale dell’Asl di Vercelli e vicepresidente di FIASO Eva Colombo, è intervenuta a Piacenza in occasione di un convegno nazionale promosso dalla La Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere.

“Porteremo all’interno di questo nuovo organismo in cui sono rappresentati tutti i soggetti istituzionali una mappatura della situazione nelle nostre Aziende sanitarie – spiega Colombo – nel 70% dei casi le vittime delle aggressioni sono donne e, tra il personale sanitario, quasi un infortunio su 10 è per aggressione”. Gli episodi sono numerosi anche a Vercelli come emerge dall’ultimo rapporto sulle aggressioni relativo all’anno 2020 dove le segnalazioni più gravi sono una cinquantina.

Tra gli episodi rilevati si passa dalla 18enne che ha tentato di fuggire da una finestra dopo aver aggredito fisicamente alcuni operatori con calci, pugni e sputi, all’uomo 25enne che ha sferrato un calcio nel sedere di un operatore sanitario mentre si allontanava da lui dopo un colloquio. La maggior parte degli episodi di violenza avvengono nelle sale del Pronto soccorso, ma quasi nessun reparto è privo di segnalazioni: sempre dal report del 2020 risultano casi di pazienti non in grado di intendere e di volere per abuso di alcol che aggrediscono il personale e tirano pugni contro le porte o ancora altri casi di minacce ripetute che rendono necessario l’intervento delle forze dell’ordine. Tra le ulteriori casistiche di aggressione verbale, il desiderio da parte degli assistiti di saltare le liste d’attesa o ancora il desiderio di allontanarsi durante un ricovero nonostante la positività al Covid.
“Partire da una analitica conoscenza del fenomeno è il primo passo perché le Direzioni possano mettere in pratica azioni concrete per contrastare la violenza e diminuire i fattori di rischio per gli operatori – prosegue Colombo – oltre all’analisi degli eventi sentinella occorre aumentare l’attenzione verso ogni episodio, anche nei confronti della violenza verbale che è estremamente diffusa. Come primo passo FIASO proporrà alle Aziende sanitarie associate un questionario unico di analisi del fenomeno, affinché i dati siano comparabili a livello nazionale. L’esito del monitoraggio sarà un elemento di riflessione importante e potrà poi dare corso ad interventi strutturali, formativi ed organizzativi che aiuteranno a prevenire il più possibile gli episodi di violenza”.
«La tutela degli operatori sanitari dagli atti di violenza e dai loro esiti è un modo per difendere non solo i diritti dei lavoratori, ma anche quelli degli utenti – aggiunte il presidente della Commissione Sanità, Alessandro Stecco – La regione Piemonte ha particolarmente a cuore questo tema ed è in prima linea per supportare azioni concrete raccogliendo le specifiche sollecitazioni che arrivano dalle Aziende sanitarie del territorio».

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1 commento

  1. 50 aggressioni nell’azienda Sanità (la più grande d’Italia) non sono poi tante, forse siamo nella media. Trattandosi della salute, per di più nel momento in cui è più precaria e si va all’ospedale, si deve considerare normale una certa vulnerabilità e suscettibilità del “paziente” (divenuto impaziente), magari dei parenti del morto. Detto questo, non possiamo tacere che la violenza dev’essere in astratto sempre condannata senza se e senza ma. Perseguita a norma di legge, sia quando si parli della Terza Guerra Mondiale che quando si tratti del gelatiere avaro picchiato dal papà del bambino.

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