Matilda, torna in aula Cangialosi. Ma si avvale della facoltà di non rispondere

Torna in aula il caso di Matilda Borin, la bimba di 23 mesi che, il 2 luglio 2005, perse la vita in una villetta di Roasio dopo un violento trauma alla schiena. Davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Torino, l’imputato, Antonio Cangialosi, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

in aula anche Elena Romani, mamma di  Matilda ed ex compagna dell’uomo.  «Sono a disposizione per qualsiasi chiarimento», ha spiegato, in qualità di testimone assistita, al Procuratore generale Marcello Tatangelo che le ha posto due domande sull’ora in cui si sono verificati i fatti.

«Quel giorno eravamo in casa in due e io sono innocente – ha aggiunto la donna accompagnata dall’avvocato di parte civile Roberto Scheda – Non so perché Antonio si sia avvalso della facoltà di non rispondere. Bisogna chiederlo a lui. Pensavo avrebbe parlato, visto che è il suo processo. Io, nel mio, l’ho fatto».Cangialosi e Romani sono stati sentiti su richiesta della Procura, «per rinnovare prove decisive».

 

Cangialosi, accusato di omicidio preterintenzionale e difeso dall’avvocato Andrea Del Mastro, nel dicembre 2016 era stato assolto, con rito abbreviato,  per non aver commesso il fatto. L’uomo, già prosciolto una prima volta, era nuovamente finito sul banco degli imputati dopo che la Cassazione aveva annullato la decisione del gip di non doversi procedere nei suoi confronti, accogliendo il ricorso dei legali della mamma della bimba. La donna, una hostess di Busto Arsizio, era stata assolta nel 2012 in via definitiva. E i suoi legali avevano presentato ricorso, accolto dalla Cassazione, contro la decisione del gip di non processare l’ex compagno.  Perché Matilda non può esserci uccisa da sola.

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