Il “Lupo Bianco” andrà a Venezia, con una folta delegazione “vercellese”. La magia del film su Carlo Olmo

Il "Lupo Bianco" Carlo Olmo

Tra pochi giorni accadrà un fatto unico, per certi versi storico per Vercelli, che riguarda e toccherà nel profondo Carlo Olmo, il filantropo e Cavaliere Bianco del Covid vercellese per il quale è sempre più arduo trovare aggettivi che descrivano il travolgente esempio di umanità positiva che rappresenta. L’8 settembre, infatti, il film sulle sue gesta, “Lupo Bianco”, del regista Tony Gangitano, realizzato dalla CinemaSet del catanese Antonio Chiaramonte, sarà presentato nel tempio sacro dei festival cinematografici: al Lido di Venezia. L’opera che racconta la vita di Carlo Olmo, dalla sua infanzia in orfanotrofio fino a oggi, dalle violenze subite al riscatto, dall’adozione vercellese alla “restituzione” del bene avuto a larghe braccia verso chi soffre, fino alle sue incredibili gesta nei giorni più bui e strazianti del Covid (ricordiamo che Olmo solo in presidi di difesa come mascherine, guanti e camici, ha donato e consegnato a chi ne aveva bisogno per più di 400mila euro nei giorni in cui nessuno trovava più nulla con cui ripararsi) sarà in concorso nella sezione International Starlight Award (che propone di valorizzare le opere che si occupano di sociale e i nuovi talenti del cinema), alla 78esima edizione del Festival del Cinema di Venezia 2021.

Carlo Olmo davanti alla locandina del film sulla sua vita

Un fatto, come dicevamo, storico per Vercelli e la sua provincia che mai avevano avuto una pellicola che la vedessero protagonista proiettata in un ambito cinematograficamente tanto importante. Ma anche un evento che Olmo descrive come magico, quasi mistico, per lui che di quest’opera non solo è stato ispiratore, con le sue gesta, il protagonista con la sua storia (il suo personaggio è interpretato da Sebastiano Somma, mentre la compagna di Olmo, Angela Oliviero, l’insostituibile “Lupo Alfa” come la definisce lui, è interpretata da Morgana Forcella), ma ne è divenuto anche coproduttore. Quasi per chiudere un cerchio, una sorta di percorso che diviene esempio da narrare per far comprendere come anche nelle ore più buie vi sia comunque spazio per la speranza.

Del film, il cui trailer davvero emozionante si può vedere sulla pagina Facebook dello stesso Carlo Olmo (link qui https://fb.watch/7JKVrGFMnF/) sappiamo molto, o quasi tutto. Narra la vita di Carlo, da quando, bambino, era in orfanotrofio, passando per la sua adozione all’età di 7 anni a Vercelli da parte di papà Piero Olmo e mamma Paola, e poi per la scoperta delle arte marziali, fino alla sua “trasformazione” nel Lupo Bianco del Covid, anzi contro il Covid, a difesa dei più deboli, ossia il giorno in cui si trovò a recitare una preghiera, un Padre Nostro in aramaico, quando per un gioco di luci apparve alle sue spalle proprio un Lupo Bianco riflesso in uno specchio (link qui https://tgvercelli.it/movimento-del-lupo-bianco-carlo-olmo-uniamoci-un-simbolo-sostegno-combatte-coronavirus/).

L’unicità di questo evento sarà celebrata anche da una nutrita “delegazione” di vercellesi e di “testimoni” di quanto fatto da Olmo in questi mesi e anni, i quali, partiranno per Venezia per essere fisicamente al fianco del Lupo Bianco alla proiezione del film, stringendosi a lui per rendere ancora più indimenticabile la presenza a Venezia, serbando la speranza che l’opera venga premiata riconoscendo il valore di quanto accaduto e testimoniato dalla pellicola.

Olmo nella sua casa di Vercelli

Chi comporrà il gruppo che con Olmo raggiungerà Venezia? È lo stesso Olmo a raccontarlo in una chiacchierata, fatta dopo averlo raggiunto alla sua “Tana del Lupo Bianco”, ossia la sua casa divenuta per certi versi anche un piccolo “santuario” costellato dalle tantissime testimonianze di riconoscenza per ciò che ha fatto nei mesi fino ad oggi.

“Per me sarà un’emozione incredibile, un onore immenso e una gioia infinita vedere il film Lupo Bianco a Venezia” esordisce Olmo, seduto nel salotto di casa con alle spalle la fotografia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che gli consegna l’attestato di Cavaliere della Repubblica per quanto fatto durante il picco della pandemia. E poi prosegue: “L’idea di aver girato questo film di grande valenza sociale, patrocinato dal Miur per le tematiche affrontate e la rappresentazione dell’impegno verso gli altri, a Vercelli, e nei cinque comuni di Prarolo, Desana, Caresanablot, Caresana e Santhià, che hanno dato il loro sostegno per le riprese, armonizzati nella bellissima sceneggiatura realizzata dalla CinemaSet di Antonio Chiaramonte, mi lascia incredulo. È un’emozione difficile da descrivere, vedere il mio nome, la mia vita, Angela, mio figlio Emanuele, che recitano, vedere casa nostra, la nostra accademia di arti marziali e studi orientali, il Sant’Andrea e l’ospedale di Vercelli, tutto ciò che ha costruito e contribuito a questa storia scorrere nelle immagini. Un progetto che è partito dalla nostra terra e ha varcato i confini nazionali di cui non finirò mai di essere grato. Vorrei dedicare questo film ai miei genitori, Piero e Paola. Magico è stato vedere Remo Girone, uno dei più grandi attori italiani, che riceverà un premio alla carriera proprio a Venezia, interpretare mio padre in uno dei momenti più difficili per me: quando ho abbandonato l’avvocatura. Sinceramente non è stato semplice divulgare, mettere in piazza così, la storia della mia vita. Una vita che io davvero considero normale. E so bene che esistono storie più tragiche, più drammatiche della mia. Ma è capitata questa occasione, che può, credo, spiegare come sia accaduto che un piccolo e semplice cittadino, un privato, abbia potuto smuovere situazioni assai complesse per l’acquisto delle mascherine e dei dispositivi di protezione e dei ventilatori polmonari quando nessuno li aveva, non avendo nessun ritorno se non la felicità di farlo. Una storia di volontariato che si fonde con la vita di una persona che compie un percorso di trasformazione da una situazione di disagio ad una vita agiata, condizione in cui sente la necessità e la consapevolezza di voler restituire i privilegi ottenuti aiutando chi più soffre. Ecco, so che non si tratta di un concetto facile, ma è questo che sento, è questa la magia di questo film che prende il nome dal Lupo Bianco, figura che nasce da una sera di preghiera e da una apparizione. Un momento per me sacro”.

 

È stato un percorso lungo e difficile, quello del covid, dei morti, e anche della disperazione di chi ha perso il lavoro, la speranza. Ma il coraggio di andare avanti non le è mai mancato, incontrando giorno dopo giorno tante persone che alla fine sono stati validissimi aiuti. È anche questo spirito di gruppo che ha fatto diffondere la storia del “Lupo Bianco” in tutto il Paese. È per questo che a Venezia verrà accompagnato da una vera “delegazione” di persone che le sono state a fianco in questi mesi?

“Diciamo che per l’importanza che io ritengo abbia quest’opera, ho chiesto e concordato con la produzione CinemaSet che a Venezia con me, con noi, venisse una piccola delegazione sia di attori, sia di coloro che mi sono stati al fianco sempre. Ci saranno Sebastiano Somma e la moglie Morgana Forcella, Stephanie Beatrice Genova, la sceneggiatrice, Remo Girone e Guia Aielo, grande rivelazione del film. Ma ci sarà anche una parte di persone che ho nel cuore tra coloro che hanno vissuto con me i momenti più drammatici della pandemia. Avrei voluto portare tutti, ma non si può. Verranno però il Colonnello Cristian Ingala e il Tenente Colonnello Andrea Maria Gradante, che all’epoca erano il comandante e il vicecomandante della Caserma Scalise, delle Voloire, che tanto parte hanno avuto in questa storia. Poi verrà il dottor Gianni Scarrone, con il quale ho vissuto i momenti drammatici dell’aiuto ai medici, quelli vercellesi, di Acqui Terme, dell’Asl 4 di Torino, e che venne con me a consegnare aiuti anche a Bergamo, il “Golgota d’Italia” del Covid, un giorno che non dimenticherò mai”.

Prosegue Olmo: “Ho invitato anche Federica Sassone e Anna Burla, le quali però saranno presenti solo alla premier vercellese. Alla premier nel territorio ci saranno anche Stefano Finotti, Simona Villarboito, Debora Cattin e Giada Paione.

Con noi a Venezia ci sarà poi anche un’autorità indiscutibile del vercellese: la Presidente del Tribunale di Vercelli la dottoressa Michela Tamagnone. Il Tribunale, le forze di polizia e dell’ordine mi hanno sempre tributato una riconoscenza enorme per quello che feci per loro consegnando mascherine quando erano finite ovunque. Riconoscenza che ha permesso anche di avere la concessione dello stesso Tribunale per girare parte del film. A suggello di questo legame ho chiesto alla presidente Tamagnone di venire.

Con me a Venezia ci sarà, poi, una delle persone per me più importanti, colui che è stato la voce del Lupo Bianco, l’uomo che ha permesso ai cittadini vercellesi di capire cosa stesse accadendo raccontando tutti i giorni, ogni giorno, le piccole o grandi gesta che abbiamo compiuto: Enrico De Maria. Lui è la storia del giornalismo di Vercelli, una persona straordinaria a cui devo grande riconoscenza, che non ha trascurato un giorno dal quel 4 marzo senza chiamarmi per chiedere se c’erano notizie. Un’opera titanica la sua. È sempre stato vicino a ciò che ho fatto e grazie a lui si è diffusa la narrazione di ciò che avveniva, narrazione che è partita da Vercelli per raggiungere tutto il Paese.

Con noi ci saranno inoltre i musicisti che hanno composto la colonna sonora, una trama musicale meravigliosa, sublime, e sono talenti di Vercelli: Serena Rubini, Francesco Cilione, Silva Poy e Marco Giva. E infine, non ultimi, ma al primo posto, al mio fianco ci saranno Angela, la mia compagna, il mio Lupo Alfa, e mio figlio: Emanuele ‘Cielo’ Olmo”.

 

La categoria in cui è in gara il film si propone anche di valorizzare nuovi talenti, girando le scene di Lupo Bianco sono emersi molti nuovi talenti, vero?

“È proprio così. La verità è che alcuni grandi novi talenti, come Emanuele Cielo Olmo, mio figlio, Pierluigi Gangitano, Guido Bazzani e Gabriele Scopel, Cartisia Somma, hanno dato energia e valore a questo film. E poi Layra Caldera e Edo Ferraris, bambini e giovani emergenti che potranno essere il cinema del futuro e sono stati un valore grande per il risultato ottenuto”.

 

A Vercelli ci sarà un “prima” del film? Dove verrà proiettato poi?

“Ma certamente. Lo stiamo ancora concordando con la produzione per quel che riguarda le date. Indicativamente la prima a Vercelli sarà a cavallo tra settembre e ottobre, più probabilmente all’inizio di ottobre, al Movieplanet. Poi verrà replicata a Lecco, mia città natale, a Catania e anche a Roma. Il film poi, grazie al patrocinio del Miur, che ha già implicitamente riconosciuto il valore sociale e culturale della pellicola, ottenuto per il gran lavoro di Antonio Chiaramonte di CinemaSet e grazie anche all’avvocato Guarnera del comitato scientifico del Miur, verrà diffuso nelle scuole di tutta Italia, raggiungendo potenzialmente più di 3,5 milioni di studenti. Ed è stata proprio la tematica sociale che ha colpito, e fatto la differenza, per i selezionatori dell’Accademy di Venezia che lo hanno scelto. Per me tutto ciò è già la più grande vittoria che ci si poteva aspettare.

Vorrei poi, se posso, ringraziare anche tutte le maestranze e coloro che hanno lavorato a questo film. Al direttore della fotografia, il fonico, la costumista, tutte le persone che hanno collaborato a questo prodotto eccezionale”.

 

Ha più volte descritto il film Lupo Bianco come una vera magia, quasi un’esperienza mistica di riconciliazione che le ha portato anche diverse sorprese. Ci può spiegare meglio?

“Beh la prima grande sorpresa è stata che dopo più di 50 anni, grazie alla pubblicità indiretta del film e di ciò che abbiamo fatto in pandemia, qualche giorno fa mi ha ricontattato, tramite un social, la mia più grande amica di quando ero in orfanotrofio. Lei si chiama Cristina ed è stata la bambina con la quale ho condiviso di più gli anni di quell’esperienza, i giochi e i sogni di bambino fino a quando a sette anni sono stato adottato a Vercelli. Ecco, per me è stata un’emozione enorme. Lei non è mai stata adottata, ha poi intrapreso la sua vita, piena di difficoltà, ha avuto due figli, e ora vive spero felicemente a Verona. E a Venezia dopo 52 anni, ci potremo rivedere, perché verrà a trovarci. Incredibile e meraviglioso.

E poi si è rifatto vivo il mio passato. Tutto. Sono stato contattato anche da coloro che operano ancora in quello che un tempo è stato il mio orfanotrofio.

Carlo Olmo davanti alla sua casa natale a Lecco, dietro di essa scorre un “piccolo fiume”

Infine, io sono nato a Lecco e la settimana scorso sono stato proprio a Lecco, accolto con una ospitalità e una gentilezza esemplare dal sindaco Mauro Gattinoni. Là, a Lecco, ha visto la casa dove sono nato. E lì è accaduto un fatto incredibile, che mi mette i brividi. Dietro la casa, un edificio povero in una zona verde, dove sono nato, scorre un ruscello, un piccolo fiumiciattolo. E sa come mi aveva soprannominato il mio primo maestro di arti marziali, l’aiuto cuoco Jin, colui che mi fece scoprire la via delle discipline e arti orientali? Mi chiamava “piccolo fiume”. Ecco la magia è questo: la vita che nel suo incedere ha sempre un senso senza una casualità”.

 

Con Carlo Olmo alla fine è sempre così: la vita, i racconti, le azioni si fondono in una via che fa della magia ma non della casualità una sorta di bussola. Quella stessa magia che ha trasformato “piccolo fiume”, il ragazzino che aveva iniziato a praticare le arti marziali grazie all’aiuto cuoco di uno sperduto ristorante cinese vercellese, in un “oceano di bene” che raggiunge con inarrestabile forza buona migliaia di persone.

 

l.a.

 

Love
Haha
Wow
Sad
Angry

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here