L’omaggio speciale dell’ospedale a Carlo Olmo: questa mattinata resterà nella Storia di Vercelli

 

Vercelli – Di solito si dice “i cento giorni”. Sono quelli che chiede un governo all’atto dell’insediamento, prima di poter essere in qualche modo giudicato. Al governo del Lupo Bianco ne sono bastati cinquanta per essere non solo promosso, ma addirittura acclamato da un’intera città.

E questa mattina, l’inno di Mameli che è stato dedicato da una rappresentanza davvero ragguardevole di medici, infermieri e Oss davanti alla Piastra dell’ospedale “Sant’Andrea” all’avvocato Carlo Olmo è stata l’attestazione più sincera, emozionante e commovente che Vercelli abbia mai tributato, nella sua storia, ad un suo concittadino.

Forse occorrerebbe risalire ad oltre un secolo fa quando la Pro Vercelli degli scudetti veniva celebrata da una città intera, oppure, sempre in ambito sportivo, all’accoglienza della squadra dopo il secondo spareggio con la Biellese nel 1971: ma là si trattava di glorie calcistiche; qui un intero ospedale, un’intera classe medica ed infermieristica, a nome di un’intera città – in una delle manifestazioni pubbliche più toccanti cui abbiamo potuto assistere in oltre quarant’anni di professione giornalistica – hanno detto grazie ad un uomo. Il quale ha addirittura contraccambiato dicendo “grazie” a tanti altri.

Portando a termine quella che Olmo ha definito la sua ultima missione (ma non ci crede proprio nessuno: perché accadrà, statene certi, come per l’ultimo concerto di Frank Sinatra, quello dell’addio, cui ne sono seguiti altri, a decine), il benefattore di Vercelli, del Piemonte e di tante altre parti d’Italia azzannate dal Covid, ha voluto accanto a sé le persone che l’hanno aiutato nell’immane fatica condotta “à boute de souffle”. Queste persone sono la compagna Angela Oliviero, gli amici inseparabili Stefano Finotti, Serena Rubini e Rita Francios, i gemelli di Cavaglià Andrea e Daniele Perotto, le Voloire della Scalise con il comandante Christian Ingala, il presidente dell’Ordine dei Medici Pier Giorgio Fossale e il segretario dei Medici di famiglia Gianni Scarrone (nuovi compagni di strada, ora inseparabili, incrociati durante questi terribili mesi), un medico ospedaliero straordinario come Sergio Macciò (con il quale Olmo aveva impostato un progetto pre Covid, poi riconvertito per l’emergenza pandemica), la Croce Rossa e la Croce Blu, e quindi due donne, importanti e “strategiche” per la sua missione, cui il benefattore vercellese ha voluto rendere espressamente omaggio oggi, illustrando il loro ruolo decisivo: la funzionaria della Dogana di Vercelli, Federica Sassone, e il direttore amministrativo dell’Asl Anna Burla.

Nei momenti, che ricorderete tutti drammatici, in cui solo Olmo riusciva a far arrivare i Dpi sia agli ospedali, sia ai cittadini (quando le farmacie vercellesi erano costrette a scrivere “mascherine esaurite” e i volontari del soccorso cercavano tute da giardiniere perché non avevano quelle di protezione e addirittura mancavano mascherine professionali all’ospedale), queste due donne hanno fatto sì, nei rispettivi ambiti, che il maestro dell’Accademia Shen Qi Kwoon Tai riuscisse a non perdere mai la traccia dei suoi voli in arrivo con i preziosi Dpi, e a recuperarli.

Ci sarebbero tantissime cose da aggiungere alla cronaca di una mattinata che passerà alla storia di Vercelli. Ad esempio un secondo quadro con il Lupo Bianco donato stavolta ufficialmente a nome dell’intero ospedale dall’infermiera-artista Francesca Matera, l’omaggio del presidente della Provincia Eraldo Botta e di due sindaci, Angelo Cappuccio (Santhià) e Michela Rosetta (San Germano Vercellese), e di un autorevole esponente del Comitato carnevalesco di Santhià, Alessandro Caprioglio.

E poi le ultime donazioni (ma in questi minuti abbiamo avuto la riprova che così non è stato: perché Olmo ha distribuito ulteriori Dpi al Nucleo Investigativo dei carabinieri di Vercelli e all’Onmic, invalidi e mutilati civili) agli ospedali di Vercelli, Biella e Ciriè e ai medici di famiglia di Vercelli.

Ed infine, la consegna delle 104 magliette con il Lupo Bianco e di un primo versamento di 3000 euro al Dea di Vercelli, che a giorni ne riceverà altri 10.000. Per ricambiare, la dottoressa Roberta Petrino, dirigente del Servizio (colpita e guarita dal Covid) ha fatto risuonare l’inno di Mameli che tutti hanno cantato con le mascherine e la mano sul cuore.

Questa immagine, per Vercelli, passerà alla storia. E allora come non condividere l’idea, lanciata poco fa su Facebook da un vercellese, Alberto Ferraris, di intitolare la piazza che oggi tutti chiamano Pisu, e che non ha ancora un nome, al Lupo Bianco? Chi potrebbe vantare meriti superiori ad un uomo che ha salvato centinaia di vite solo nella nostra città?

TgVercelli appoggerà e promuoverà, raccontando eventuali evoluzioni, questa proposta opportuna e intelligente.

 

Edm

 

Ecco tutte le immagini di questa incredibile mattinata

 

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